Titolo originale | Stillstehen |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Germania |
Regia di | Elisa Mishto |
Attori | Katharina Schüttler, Kim Riedle, Martin Wuttke, Natalia Belitski, Jürgen Vogel Giuseppe Battiston, Juliane Elting, Hildegard Schroedter, Leslie Malton, Luisa-Céline Gaffron, Matthias Bundschuh, Seda Güngör, Ole Lagerpusch, Torben Krämer. |
Tag | Da vedere 2019 |
Distribuzione | Cinecittà Luce |
MYmonetro | 3,13 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 29 giugno 2020
Due donne danno vita a una rivoluzione all'interno di una clinica psichiatrica. In Italia al Box Office Stay Still ha incassato 4,9 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Julie ha compiuto una scelta di vita legata a una sua teoria sull’immobilità. Entra ed esce da una clinica psichiatrica in cui si sente seguita dal dottor Hermann, il quale sta ora per andare in pensione. Le viene affidata come supervisore l’infermiera Agnes la quale non riesce a controllarla sentendosene in qualche misura attratta a causa anche della sua difficile condizione familiare.
Elisa Mishto è al suo primo lungometraggio di finzione ma aveva già affrontato tematiche di carattere psichiatrico nel suo primo documentario Gli stati della mente. L’argomento quindi le interessa particolarmente e in questo film mostra di conoscere a fondo le dinamiche che si possono instaurare tra un paziente e chi dovrebbe assisterlo in quanto ‘sano’ e professionalmente attrezzato.
Ma, come si sa, visto da vicino nessuno è normale ed Agnes a casa ha una figlia di tre anni che non le parla e di cui lei fa fatica ad occuparsi. Perché questo è sicuramente un film che riflette sulla norma e su quanto le si può opporre ma è anche una profonda analisi della figura materna che a Julie è mancata sin dall’infanzia, che Agnes non riesce a trovare in sé e che un’altra paziente subisce soffrendone. C’è poi una non secondaria attenzione al ribaltamento dei ruoli: progressivamente sarà Julie, che è anche un’abile manipolatrice, a far prendere coscienza ad Agnes in merito alle proprie frustrazioni e a pulsioni che ha cercato di non rivelare nemmeno a se stessa.
Con loro, silente e apparentemente distratto, c’è il Rainer di Giuseppe Battiston capace di comprendere ciò che lo circonda ance quando sembra vivere su un piano surreale. Mishto si rivela, in questa sua prima prova, non solo come acuta sceneggiatrice ma anche come regista di attrici ottenendo da Natalia Belitski e da Luisa-Céline Gaffron due interpretazioni degne di nota.
Donne che non amano. E non si amano. Insoddisfazione e alienazione declinate al femminile in un universo psicologico in cui follia e desiderio di affermazione si accavallano con la depressione di un'esistenza vuota e un presente provvisorio. Stay still, opera prima di Elisa Mishto, è uno sguardo in rosa all'interno e al di fuori di due creature opposte, soltanto a uno sguardo superficiale.
Ci sono film che provano a dare spiegazione delle cose del mondo e del loro atteggiarsi, a volte ci prendono, in altre occasioni questa spiegazione naufraga dentro un mare tempestoso in cui si agitano le banalità e il già detto che tutto travolgono e tutto risucchiano dentro al buco nero della falsa novità. Stay still, fino all'8 luglio visibile su MioCinema, rischia pericolosamente questa seconda [...] Vai alla recensione »
Il voler "stare fermi", rifiutandosi di soccombere alle pressioni esterne e fare ciò che la società si aspetta, è qualcosa che non viene né accettato né capito. A un certo punto tutti chiederanno "cosa vuoi fare?", perché non fare - ma soprattutto non voler fare - è visto come sintomo che in te c'è qualcosa di sbagliato; perché nel formicaio la formica ha sempre un ruolo, un obbligo che deve rispettare. [...] Vai alla recensione »
Dopo aver bruciato l'auto al ragazzo con cui si era appartata per fare sesso, Julie, madre suicida e padre morto d'infarto, torna nella clinica psichiatrica che l'ha in cura, dove incontra la sua nuova assistente, Agnes, altrettanto problematica. Tra le due nasce un'intesa non priva di speranze e guai. L'opera prima italo-tedesca di Mishto paga un eccesso programmatico e schematico della narrazione, [...] Vai alla recensione »