Stacy Martin: “Amo spingermi oltre, non chiedetemi di fare la mogliettina”
Interviste Cinema

Stacy Martin: “Amo spingermi oltre, non chiedetemi di fare la mogliettina”

92

Incontro con l’attrice francobritannica per parlare di Quel giorno d’estate

Stacy Martin: “Amo spingermi oltre, non chiedetemi di fare la mogliettina”

La timidezza è sempre lì, pronta a manifestarsi con adorabili fossette o un sorriso. Sono passati però cinque anni dall’esordio al cinema di Stacy Martin, modella perfettamente bilingue, metà francese e metà londinese, alle prese con lo scandaloso Nymphomaniac di Lars Von Trier. Non sono tanti anni, ma sono già sedici i film in cui ha recitato, compiendo scelte diversificate e mai banali. Come Quel giorno d’estate di Mikhael Hers, in uscita anche in Italia per Officine Ubu.

Siamo a Parigi, dove incontriamo il 24enne David (Vincent Lacoste), che si arrangia fra un lavoretto e l’altro, ritardando le responsabilità da adulto. I giorni scorrono tranquilli, la sua famiglia è costituita dalla sorella maggiore e dalla nipotina di 7 anni, Amanda. Fino a che incontra la bella Lena, Stacy Martin, e la serenità quotidiana è sconvolta da un attentato in cui rimane coinvolta la sorella. Resta la piccola Amanda, e una traumatizzata Lena, proprio nel momento in cui i due stavano per innamorarsi.

Quel giorno d’estate, presentato nella sezione Orizzonti del Festival di Venezia, è una delle piacevoli sorprese della scorsa stagione del cinema indipendente francese. Ne abbiamo parlato a Parigi con Stacy Martin, qui in un ruolo chiave, anche se da non protagonista.

“È un film che si esprime nei suoi momenti di silenzio, calma e dolcezza, anche se racconta qualcosa di tragico. È un ritratto urbano su una città e i suoi abitanti che cambiano. Amo l’idea di raccontare dei fatti di cronaca attraverso le conseguenze, quello che succede dopo. Prendersi il tempo, quando le cose non sono definite, ma in transito, in un limbo, con i personaggi che si cercano in un momento molto difficile. Si lascia molto spazio allo spettatore, non è moralista o propone delle soluzioni, ma presenta dei personaggi, delle situazioni, in un determinato momento.”

Che lavoro ha fatto sul personaggio, per conoscere Lena meglio di come ci viene raccontata?

Mi ricordo che a 18 anni volevo scoprire la vita, diventare qualcuno, anche se non sapevo cosa fare. C’è un momento di anticipazione: per lei è stato il trasferimento dalla provincia a Parigi, per me andare a Londra, alla ricerca di me stessa, dell’ignoto. Da questo punto di vista ho compreso subito Lena, meno facile è stato capire il dopo, visto che per fortuna non ho mai assistito a un attacco terrorista o perso qualcuno. Ma è qualcosa che fa parte della nostra vita di oggi, ho letto molto, articoli, interviste di testimonianze, e libri, fra cui quello scritto dal primo medico che è entrato al Bataclan. Mi ha affascinato come il suo fosse il racconto più preciso e chiaro su quanto successo, sul modo in cui ha gestito quel momento orribile, mentre per i sopravvissuti è stato più difficile. Mi sono detto, per Lena sarà così, non ha ancora le parole giuste per focalizzare quanto successo, deve fare un passo indietro, tornare sulle sue tracce, per fare un passo in avanti. Il trauma lo avrà per tutta la vita, quello che deve assimilare è il processo di elaborazione di quanto accaduto, anche nel rapporto con David.

Come tradurre sulle schermo queste emozioni, che rimangono tutte nella sua interiorità, senza manifestazioni plateali?

Trovo che l’essere umano sia più interessante quando non ha ben coscienza di quello che fa e quando tutto accade dentro di sé e si vedono solo alcune tracce, manifestazioni esterne di questo sommovimento interiore. Con Lena è così, ogni tanto si intravede come ci sia qualcosa al di là della sua calma apparente, dentro, che si è spezzato. Quando ho girato Taj Mahal di Nicolas Saada, una storia vera, ho incontrato la persona che interpreto nel film. È stata la stessa cosa, vedendola per strada ti viene da dire, ‘ma che bella ragazza felice, abita a Parigi, ha una bella famiglia’. Ma la sua storia, quello che ha dentro di sé, non lo si vede che durante dei piccoli istanti in cui il trauma esce allo scoperto, diventando improvvisamente ingestibile.

Lena è una ragazza molto timida, ritrova qualcosa di sé in lei?

Sono meno timida di lei, che ha una dolcezza e una pazienza che io non ho. È molto perspicace nel comprendere quello che succede intorno a lei, cosciente che David non è pronto, nonostante il sentimento così forte che li lega: è in pieno lutto, vuole fare e agire al meglio, con frenesia. Lena ha uno sguardo più determinato. Amo fare un grande lavoro di preparazione prima di un film, che sia da sola o con il regista o gli attori. Poi sul set non amo troppo riflettere, ma lasciarmi trascinare da quello che succede momento per momento.

David e Lena si sono visti due o tre volte, sono in quel momento magico in cui stanno per innamorarsi, quando arriva la tragedia. È stato affascinante per lei interpretare un momento così intenso, ma di passaggio?

Sì, certo, è un momento di cambiamento, tutto è nuovo e bello, una vera luna di miele. Poi c’è il momento in cui la novità diventa la vita di tutti i giorni, è meno eccitante. C’è chi non arriva a superare la fine di quel periodo e cambia continuamente partner. È un momento bello, siamo aperti e curiosi, vogliamo vivere delle cose che non faremmo normalmente. Quando mi innamoro passo delle ore a parlare, a guardare dei film, a fare un mucchio di cose. Mentre oggi, al pensiero di parlare tutta la notte, penso: ‘anche no, grazie’. 

Cosa la spinge a scegliere di fare un film?

La combinazione fra il ruolo e il regista, poi naturalmente la sceneggiatura, che data a Loach o Tarantino darà vita a film completamente diversi. Amo i contrasti e immaginare come un certo regista realizzerà un soggetto, mi ispira molto. Leggo la sceneggiatura prima di incontrare il regista, e poi la rileggo con in testa la sua energia e la sua idea su come sviluppare la storia. Amo spingermi oltre, cambiare, fare il ruolo della mogliettina al telefono con il marito che è partito in guerra non mi interessa. Mi piacciono i ruoli in cui si sottolinea il lato animalesco che come esseri umani abbiamo dentro, un lato incontrollabile e molto romanzesco. Amo le storie che hanno un lato un po’ tragico.

Cambia per lei recitare in inglese o in francese? Eva Green ci ha detto che per lei la voce cambia completamente.

Non me ne rendo conto, ma mi dicono che la mia voce cambia, come anche io. È vero che i set francesi e quelli inglesi sono completamente differenti. È un cinema diverso, come la struttura, il che si sente anche nell’atmosfera e nella maniera in cui le cose sono fatte. Come attori siamo spugne e ci condiziona, anche se pensiamo di no.

Sogna in francese o in inglese?

Non l’ho mai saputo, e so che a molte persone bilingue succede lo stesso: non riuscire a ricordare in quale lingua sognano. È molto strano, me, perché mi ricordo di averli fatti. Per me la lingua non cambia niente, la differenza è solo nei confronti della persona con cui parlo, se uso l’inglese o il francese, ma direi esattamente la stessa cosa.

Quali sono i registi o gli attori che ama, con cui è cresciuta?

È difficile, ci vorrebbe una lista. A Londra vado spesso in un cinema che si chiama Close Up, uno dei pochi indipendenti che mostrano i film in pellicola del passato, di Antonioni o Cassavetes o dei cortometraggi d’autore. È così che mi sono innamorata di Gena Rowlands, vedendo i primi film di Cassavetes; mi ha sconvolta. In Francia è diverso, ci sono tanti cinema indipendenti, ma in Inghilterra è molto più difficile vedere film che non siano le ultime novità nei multisala. Vado spesso là, è un po’ il mio quartier generale.

Palinsesto di tutti i film in programmazione attualmente nei cinema, con informazioni, orari e sale.
Trova i migliori Film e Serie TV disponibili sulle principali piattaforme di streaming legale.
I Programmi in tv ora in diretta, la guida completa di tutti i canali televisi del palinsesto.
Piattaforme Streaming
  • critico e giornalista cinematografico
  • intervistatore seriale non pentito
Suggerisci una correzione per l'articolo