SIGISMONDO III Wasa, re di Polonia e di Svezia in "Enciclopedia Italiana" - Treccani - Treccani

SIGISMONDO III Wasa, re di Polonia e di Svezia

Enciclopedia Italiana (1936)

SIGISMONDO III Wasa, re di Polonia e di Svezia

Giovanni Maver

Figlio di Giovanni III re di Svezia e di Caterina Jagellone, sorella di Sigismondo Augusto, nacque il 20 giugno 1566 a Gripsholm, morì a Varsavia il 30 aprile 1632. Appoggiato dalla regina Anna, vedova di Stefano Bathory, e dal potente etmanno Jan Zamojski, fu eletto re di Polonia il 19 agosto 1587. Il candidato del partito asburgofilo degli Zborowski - arciduca Massimiliano - fu sconfitto da Zamojski presso Byczyna in Slesia (1588) e il nuovo re riconosciuto da tutta la nobiltà. Ma di questa egli si alienò ben presto le simpatie col suo temperamento chiuso e sospettoso, con le sue poche attitudini alla vita militare - amava invece la musica e si dilettava di alchimia - e infine per il suo scarso attaccamento al trono che pur aveva ambito. S. infatti desiderava soprattutto assicurarsi la successione in Svezia che ottenne, dopo la morte del padre, nel 1592. Ma, inviso nella sua patria per il suo zelo cattolico (era stato educato dai gesuiti), dovette lasciarvi il potere allo zio Carlo di Sudermania che nel 1595 fu eletto reggente e nel 1599 re di Svezia. Nel 1604 Carlo assunse il titolo regale e S. perdette definitivamente il trono svedese.

Nel frattempo, per ottenerne un aiuto nelle sue mire dinastiche, S. si era avvicinato anche agli Asburgo: era entrato in trattative segrete con Ernesto, fratello di Massimiliano, e aveva sposato l'arciduchessa Anna. Ciò condusse a un grave urto del re col partito Zamojski (dieta "inquisitoria" del 1592), che soltanto l'autorità dell'etmanno trattenne da atti apertamente ostili. Un accordo tra la politica del re e quella dello Zamojski ci fu soltanto nell'atteggiamento di fronte alle mire russe sui territori orientali della repubblica: qui il re, appoggiando gli sforzi dei gesuiti, riuscì a realizzare l'Unione delle popolazioni ortodosse con Roma nel sinodo di Brześć del 1596. Poco dopo scoppiò la guerra (1600-1611) con la Svezia, cagionata dalla cessione di S., in quanto re di Svezia, dell'Estonia alla Polonia (vi si era impegnato nei pacta conventa, ma ora il suo atto era dettato dal desiderio di indurre i Polacchi a muovere guerra contro la Svezia). La vittoria dell'etmanno lituano K. Chodkiewicz presso Kircholm (1605) non fu sfruttata, perché subito dopo scoppiò la rivolta di una parte della nobiltà polacca guidata da Janusz Radziwiłł (capo dei dissidenti) e da M. Zebrzydowski, che militarmente si risolse con una sconfitta dei ribelli e politicamente con un accomodamento, insufficiente però a calmare gli avversarî del re. Poco dopo il re, soprattutto per animosità contro Carlo IX che aveva concluso un'alleanza con lo zar russo Šuiskij, intraprese la campagna contro la Russia che, dopo la brillante vittoria di Źółkiewski presso Klušin (1610) e l'occupazione di Mosca, avrebbe potuto condurre al trono russo i Wasa (a Mosca era stato proclamato zar Ladislao, figlio di Sigismondo), se all'avversione della maggioranza dei boiari per il cattolicesimo, non si fosse aggiunta la sospettosa politica di S.; così la campagna terminò (1619) per la Polonia con nuovi acquisti territoriali (ripresa di Smolensk e Černigov), con una forte irradiazione della cultura polacca in terre ortodosse, ma senza reali vantaggi politici. Dannosi furono addirittura per la Polonia: l'intervento di S. in favore degli Asburgo durante il loro conflitto con G. Bethlen che provocò, a sua volta, l'intervento turco (battaglie presso Cecora, 1620, e Chocim, 1621) e il suo ostinato attaccamento alla politica austrofila e ai diritti sul trono svedese che condusse alla seconda guerra con la Svezia (1617-1629) e alla perdita della Livonia (armistizio di Altmark, 1629).

Bibl.: J. Niemcewicz, Dzieje panowania Zygmunta III, 1819.

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