«Ho dei sassolini nell’orecchio»: non è un nuovo modo dire, anche se capita spesso di sentirlo. In particolare da chi, improvvisamente, ha cominciato a soffrire di capogiri. «Le vertigini periferiche, cioè non provocate da danni neurologici o altre patologie, sono causate da banali movimenti della testa che smuovono gli otoliti, i microscopici cristalli di calcio situati nell’orecchio interno. E sono un disturbo molto frequente», spiega Giuseppe Chiarella, direttore dell’unità ospedaliera di Audiologia e foniatria e del Centro regionale di riferimento per gli impianti cocleari e le patologie otorinolaringoiatriche dell’Università Magna Graecia di Catanzaro. Purtroppo, succede ancora che chi ne è colpito le attribuisca alle ragioni più varie: cervicale? Difetto della vista? Un tumore? Per poi vagare da medico di famiglia a vari specialisti – ortopedico, posturologo, fisiatra, oculista – sottoponendosi a radiografie e risonanze senza trovare né cause né soluzioni. «Invece, il primo specialista al quale rivolgersi è l’audiologo oppure l’otorinolaringoiatra vestibologo», suggerisce il dottor Chiarella.

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Affacciarsi da una terrazza e avere la sensazione che il mondo fluttui o sentirsi lo stomaco in gola sulle montagne russe capita a tutti, ma solo per pochi istanti. Non è così per il 7-10 per cento di italiani, soprattutto donne, che soffrono di vertigini “vere” anche in momenti normali della vita quotidiana. Ben il 5 per cento di chi corre al Pronto Soccorso ci va proprio per questo motivo: “Mi sembrava 
di sprofondare”, “Cammino su un materasso”, “I mobili mi girano attorno”, “Ero a letto e le lancette della sveglia si sono messe a vorticare” fino a “Ho dovuto mettermi a quattro zampe perché non riuscivo più a stare in piedi”, spiegano al medico. «Le vertigini sono un disordine improvviso, che può presentarsi a tutte le età, bambini compresi. Si manifesta con un’anomala sensazione di moto del corpo o dell’ambiente circostante», continua Chiarella. «L’effetto a volte è violento, perché priva del controllo sulle facoltà di movimento e di orientamento». Riconoscerle è importante: perché rendono difficoltose le normali attività, possono essere la spia di altre malattie o peggiorano equilibri magari già instabili, favorendo le cadute e il rischio di fratture.

L’attacco può avvenire in qualsiasi momento, ma i sintomi più comuni, paradossalmente, si manifestano nella posizione più stabile di tutte: a letto, sdraiati. «Nella parte posteriore dell’orecchio si trova un’area che governa l’equilibrio ed è ricoperta da una distesa di cristalli di calcio detti otoliti; questi “sassolini”, con il loro peso, fanno funzionare 
meglio il rilevatore della posizione rispetto alla gravità», spiega Giuseppe Chiarella. «Un brusco movimento della testa, oppure il passaggio veloce dalla posizione sdraiata a quella in piedi o semplicemente girarsi su un fianco, così come un trauma in palestra, un colpo di frusta o un aumento della pressione sanguigna possono favorire il distacco e la migrazione degli otoliti in uno dei tre canali semicircolari che, nel vestibolo, rilevano la posizione della testa e che, normalmente, contengono solo liquidi. La presenza di questi corpi estranei causa una stimolazione anomala che confonde il cervello, provocando la sensazione di vertigine. Inoltre, gli otoliti 
si rinnovano naturalmente e il processo – che può favorirne la migrazione nei canali – è più veloce se si soffre 
di ipertensione o di patologie autoimmuni, a causa degli sbalzi ormonali legati alla fase di premenopausa, oppure per 
via di una carenza di vitamina D, comune negli anziani».

Le vertigini possono avere anche cause meno frequenti, come neuriti vestibolari, disturbi del sistema muscolo-articolare, tiroiditi, malattia di Menière e, ancora più raramente, danni vascolari del cervello, tumori, malattie neurologiche e degenerative. Ci sono anche vertigini legate alla psiche: «L’orecchio funziona, ma la persona avverte una sensazione di instabilità che, per esempio, può rendere difficoltoso guidare in una galleria, provocare ansia negli spazi affollati o impedire la concentrazione al computer o quando si è assorti in un lavoro manuale», aggiunge Chiarella. In ogni caso, il vestibologo può indirizzare il paziente verso l’esperto giusto. I test per arrivare alla diagnosi sono vari e includono le rotazioni della testa e l’osservazione del movimento degli occhi. La soluzione dipende dalla causa: per gli otoliti bastano manovre “liberatorie”: «Una volta identificato il canale semicircolare nel quale sono finiti, lo specialista compie sul paziente una serie di movimenti mirati per spingerli a fuoriuscire. Esistono anche esercizi di riabilitazione in grado di compensare le sensazioni distorte che minano l’equilibrio: per esempio, mantenere la postura eretta davanti o accanto alla parete senza urtarla per 20 secondi, ripetendo l’esercizio a occhi aperti e a occhi chiusi, e poi via via aumentando il tempo di resistenza». Quanto allo stile di vita, sono utili l’attività fisica quotidiana e l’alimentazione corretta: «Conviene tenere sotto controllo il colesterolo perché i suoi valori troppo alti probabilmente favoriscono il distacco degli otoliti», spiega Chiarella. «Anche l’esercizio aiuta, ma in caso di danno vestibolare sono controindicati gli sport che includono forti accelerazioni, i voli o i salti nel vuoto».