Ucciso per uno scambio di persona e poi sciolto nell’acido a Pianura, altri tre arresti nel clan Polverino

di Giorgio Pari

Giulio Giaccio aveva 26 anni e, come si accertò, era estraneo alla malavita. Il 30 luglio 2000 fu prelevato da un commando di camorra, fingendo un controllo di polizia, a Pianura, periferia ovest di Napoli. I rapitori cercavano un certo Salvatore, cui si attribuiva la relazione con la sorella divorziata di un affiliato. A nulla valsero le rimostranze del giovane, che spiegò di chiamarsi Giulio.

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Secondo la ricostruzione, il 26enne operaio fu ucciso in auto, con un colpo di pistola alla nuca, dopo avergli fatto mettere la testa tra le gambe di un killer. Il corpo fu sciolto nell’acido da sicari del clan Polverino. Dei resti non si ebbe più notizia.

Per quell’omicidio, oggi i carabinieri del comando provinciale di Napoli hanno notificato tre misure cautelari, al termine di indagini coordinate dalla Dda di Napoli. I destinatari dei provvedimenti sono Salvatore Simioli, Raffaele D’Alterio e Salvatore De Cristofaro, accusati del delitto. Agli indagati si è giunti attraverso le dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia. Altri tre presunti killer – che al 26enne dissero di essere poliziotti – sono attualmente sotto processo.

Giulio Giaccio, insomma, «era la persona sbagliata» ribadiscono il generale Enrico Scandone, comandante provinciale dei carabinieri di Napoli e il comandante del Nucleo Investigativo Andrea Leo. «I resti – sottolineato il procuratore capo Nicola Gratteri – vennero buttati nella fessura di un terreno che si trova vicino alla casa di uno degli indagati». Il comandante Leo evidenzia «la cattiveria e la sfrontatezza» dei carnefici, nei confronti di una persona «che non c’entrava niente con quella che cercavano».

mercoledì, 27 Marzo 2024 - 22:16
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