Robert Redford, quel formibabile 1973: così nacque una star - la Repubblica

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Robert Redford, quel formibabile 1973: così nacque una star

Robert Redford (Photo by Douglas Kirkland/Corbis via Getty Images)
Robert Redford (Photo by Douglas Kirkland/Corbis via Getty Images) 

Cinquant’anni fa uscirono negli Usa due film, ‘Come eravamo’ e ‘La stangata’, che fecero esplodere la carriera dell’attore che festeggia 87 anni

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Robert Redford il 18 agosto compie 87 anni. È nato a Santa Monica nel 1936. E il nostro sogno non si realizzerà mai più (lo sapevamo da un bel po’, in realtà). Quale sarebbe questo sogno? Semplice. A cavallo fra gli anni 70 e gli anni 80, noi cinefili/hollywoodiani/democratici abbiamo sognato che Robert Redford o Warren Beatty (o magari tutti e due) potessero diventare presidenti degli Stati Uniti. Era un sogno selvaggio, ma nemmeno tanto. Entrambi erano politicamente radical, schierati con i democratici ma idealmente “a sinistra” del partito (fermo restando che le categorie “destra” e “sinistra” in America funzionano fino a un certo punto), belli, popolari, intelligenti. In realtà quello che ci andò più vicino fu Beatty: ebbe un rapporto profondo e solidale con Gary Hart, che nel 1988 avrebbe probabilmente sconfitto George Bush se non fosse stato affondato da uno scandalo sessuale sul quale ci sarebbe ancora da discutere. Beatty era il suo spin doctor, uno dei suoi “allenatori”. Redford invece non è mai entrato nell’agone politico ma non ha mai nascosto le sue idee.

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Era un bel sogno, per entrambi. Poi nel 1980 è stato eletto Ronald Reagan, che come attore non legava nemmeno la scarpa sinistra di Warren e la scarpa destra di Bob (la differenza tra le scarpe è dovuta al fatto che Redford, se lo osservate nei film, è mancino).

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Vogliamo molto bene a Robert Redford. L’abbiamo visto l’ultima volta a Venezia, in occasione del Leone alla carriera a lui e a Jane Fonda, e ricordiamo ancora il suo imbarazzo quando Jane gli disse in conferenza stampa, davanti a tutti, che una cinquantina d’anni prima ci aveva fatto un pensierino. «Ti sembra il posto e il momento di dirmelo?», rispose lui. Così, abbiamo pensato di imbastire un piccolo ragionamento su quella “cinquantina d’anni” di cui parlava Jane Fonda.

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Lei si riferiva, quasi sicuramente, al secondo film che fecero insieme: A piedi nudi nel parco, 1967 (nel primo, La caccia di Arthur Penn, non erano protagonisti). Un film tratto da una commedia di Neil Simon che aveva avuto anni di repliche a Broadway, e nel quale i due ragazzi erano giovani e bellissimi. A trent’anni, Redford sembrava potersi imporre come attore “leggero”, da commedia, e in qualche misura Butch Cassidy (western con momenti da commedia sofisticata) confermò questa idea due anni dopo. Poi la carriera di Redford segnò il passo: due western bellissimi ma non di grande successo (Ucciderò Willie Kid e Corvo rosso non avrai il mio scalpo), un film politico che diede il via al nostro sogno ma non incise nella realtà (Il candidato).

Redford, di fatto, esplode nel 1973: cinquant’anni fa, appunto. Nell’autunno di quell’anno escono negli Stati Uniti due film entrambi destinati alla leggenda: Come eravamo di Sydney Pollack e La stangata di George Roy Hill. Sono i ruoli che definiscono in modo indelebile la sua statura e il suo status, perdonateci il bisticcio, nell’industria hollywoodiana. In Come eravamo è Hubbell Gardner, un giovane alto-borghese e politicamente agnostico che viene trascinato nell’Impegno con la “i” maiuscola dalla militante ebrea e comunista Katie (una superlativa Barbra Streisand). In La stangata è invece Johnny Hooker (occhio al cognome: “hooker” è gergo di bassa lega per “prostituta”), giovane imbroglione che si allea con il genio della truffa Henry Gondorff (Paul Newman) per fregare il boss della mala Doyle Lonnegan (Robert Shaw). Un ruolo da leading man romantico e uno da simpatica canaglia. Redford è strepitoso in entrambi i film, anche se Streisand nel primo e Newman nel secondo sembrano rubargli la scena. Ma è normale: Redford fa parte di un’eletta genìa di attori americani che recitano come respirano e non ostentano mai la propria bravura. I grandi dell’underplaying, la recitazione sotto traccia, come Spencer Tracy, John Wayne, Henry Fonda, Robert Mitchum, Steve McQueen. Oggi il vero erede di questa illustre tradizione è Brad Pitt, che non a caso ha interpretato un suo ideale “figlio” nell’ottimo Spy Game di Tony Scott ed è stato da lui diretto nel bellissimo In mezzo scorre il fiume.

Dopo quella formidabile doppietta, Redford è diventato uno degli uomini di cinema più importanti del mondo: attore, regista, produttore, nonché inventore del Sundance Festival a partire dal 1981. Il Festival è stato forse il suo gesto più politico: ha di fatto creato un “genere”, il film americano indipendente di qualità, e ha permesso a molti giovani registi di farsi un nome. Cinquant’anni fa nasceva una stella che ancora risplende, e che ha mostrato la via a molti raminghi che sognavano di fare il cinema.

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