Pietro di Trastámara

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Re d'Aragona
Casa di Trastámara

Ferdinando I
Alfonso V
Figli
Giovanni II
Ferdinando II

Pietro Fernandez conosciuto anche come Pietro d'Aragona (Pedro in spagnolo, Pero in aragonese, Petri in basco, in portoghese e in galiziano, Pere, in catalano, Pedru in asturiano, Pèire in occitano e Pierre in francese; Castiglia, 1406Napoli, 17 ottobre 1438) principe della casa reale castigliana, fu duca di Noto.

Origini familiari[modifica | modifica wikitesto]

Era il figlio sestogenito (quarto maschio) del principe di Castiglia e León, e futuro re della corona d'Aragona e di Sicilia, Ferdinando e di Eleonora d'Alburquerque.[1][2][3]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il compromesso di Caspe (1412), suo padre, Ferdinando, divenne re della corona d'Aragona e, di conseguenza, Pietro divenne infante d'Aragona[1].

Lo stesso argomento in dettaglio: Compromesso di Caspe.

Il padre aveva lasciato Petro, assieme ai fratelli, Enrico e Giovanni (il futuro re d'Aragona e di Navarra, Giovanni II), detti gli infanti d'Aragona, in Castiglia (dove Ferdinando, prima di divenire re in Aragona, era stato reggente, dal 1406, per conto del nipote, Giovanni II, minorenne, come da espressa volontà del defunto re padre di Giovanni II, Enrico III l'Infermo, fratello di Ferdinando) a prendere il suo posto alla guida della famiglia (Trastámara) reale di Castiglia. I suoi fratelli facevano parte del consiglio reale di Giovanni II.

Pietro appoggiò i fratelli, Enrico e Giovanni nella loro lotta contro le fazioni di nobili che si opponevano alla loro invadenza, anche quando Enrico riuscì ad avere il controllo del cugino e a prendere il potere con il Golpe di Tordesillas[4], del 1419, dove il re venne sequestrato[1].

Rimase col fratello Enrico, sino a che quest'ultimo, nel giugno del 1422, fu arrestato, a Madrid[1].

Nel 1423, Pietro seguì il fratello maggiore, Alfonso V il Magnanimo, nel regno di Sicilia, dove partecipò alle lotte per la conquista di Napoli, da dove dovette fuggire, nel 1424.
Ritornato in Sicilia, per un certo periodo fu governatore dell'isola a nome del fratello Alfonso V, che lo investì del ducato di Noto.

Pietro ritornò nella penisola iberica, quando suo fratello, Alfonso V il Magnanimo, nel 1429, invase il regno di Castiglia iniziando una guerra che terminò col trattato di Majano del luglio 1430, con cui si pose fine all'invasione aragonese della Castiglia, i fratelli Enrico e Giovanni furono esiliati in Aragona mentre tutte le loro proprietà in Castiglia, incluse quelle di Pietro, vennero confiscate[1].

Pietro rientrò ancora una volta in Castiglia, nel 1432, per partecipare ad una rivolta nobiliare ma fu catturato ad Alcántara, imprigionato e liberato circa un anno dopo.

Ritornato in Sicilia, Pietro rimase a governare l'isola, mentre, nel 1435, i fratelli, Alfonso V il Magnanimo, Enrico e Giovanni, andarono alla conquista del regno di Napoli e all'assedio di Gaeta durante la battaglia di Ponza, il 25 agosto, i tre fratelli furono sconfitti e fatti prigionieri[1] dai Genovesi (la loro madre Eleonora, morì per il dolore, poco dopo aver ricevuto la notizia della cattura di tre dei suoi figli maschi).

Lo stesso argomento in dettaglio: Assedio di Gaeta e battaglia di Ponza (1435).

Mentre i fratelli, Enrico e Giovanni, ritornarono nella penisola iberica, Pietro continuò a governare la Sicilia per conto di Alfonso V, e nel 1438, seguì il fratello, Alfonso che aveva messo l'assedio a Napoli, dove risiedeva Renato d'Angiò, ma l'assedio fallì e Pietro, il 17 ottobre, perse la vita[5] durante la battaglia di Napoli[1]. Non aveva preso moglie né generato discendenza nota[1].

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Enrico II di Castiglia Alfonso XI di Castiglia  
 
Eleonora di Guzmán  
Giovanni I di Castiglia  
Giovanna Manuele Giovanni Manuele  
 
Bianca de La Cerda y Lara  
Ferdinando I di Aragona  
Pietro IV di Aragona Alfonso IV di Aragona  
 
Teresa di Entenza  
Eleonora d'Aragona  
Eleonora di Sicilia Pietro II di Sicilia  
 
Elisabetta di Carinzia  
Pietro di Trastamara  
Alfonso XI di Castiglia Ferdinando IV di Castiglia  
 
Costanza del Portogallo  
Sancho Alfonso d'Alburquerque  
Eleonora di Guzmán Pietro Núñez di Guzmán  
 
Giovanna Ponzia di Lèon  
Eleonora d'Alburquerque  
Pietro I del Portogallo Alfonso IV del Portogallo  
 
Beatrice di Castiglia  
Beatrice del Portogallo  
Inés de Castro Pedro Fernández de Castro  
 
Aldonza Lorenzo de Valladares  
 

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h (EN) Reali di Aragonaa
  2. ^ (EN) Casa d'Ivrea- genealogy
  3. ^ (DE) Ferdinando I d'Aragona genealogie mittelalter Archiviato il 9 agosto 2004 in Internet Archive.
  4. ^ Mentre la corte si trovava a Tordesillas, Enrico finse di lasciare la città con il suo seguito di armati; invece si diresse al palazzo reale dove alcuni complici, tra cui il vescovo di Tordesillas, dall'interno aprirono loro le porte e per merito della sorpresa si impadronirono del palazzo. Arrestati tutti gli oppositori, Enrico raggiunse la camera del re, che dormiva e lo ragguagliò della nuova situazione
  5. ^ Si narra che il proiettile che lo colpì alla testa, prima di colpirlo fosse rimbalzato tre volte per terra.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]