Il Grande Ammiraglio Paolo Thaon di Revel, allo stato civile Paolo Camillo Margherita Giuseppe Maria, nacque a Torino il 10 giugno 1859. Nel 1873 entrò alla Scuola di Marina di Napoli per poi passare a quella di Genova dove, nel 1877, conseguì la nomina a guardiamarina. In qualità di ufficiale subalterno, venne imbarcato sull’ariete corazzato
Affondatore e sulla pirofregata corazzata
Principe Amedeo, poi sulla fregata a elica
Garibaldi e sulla fregata corazzata
Venezia e quindi destinato a svolgere l’incarico di Ufficiale d’Ordinanza del principe Eugenio di Savoia Villafranca, incarico durante il quale fu promosso Tenente di Vascello (1886).
Seguirono diversi imbarchi, arrivando al grado di Capitano di Corvetta nel 1895. Nel 1904 fu promosso Capitano di Vascello, diventando il comandate della Scuola Macchinisti di Venezia e dell’Accademia Navale di Livorno, incarichi nei quali svolse un ruolo di primo piano nella formazione e nell’istruzione del personale della Marina a tutti i livelli.
Dal novembre del 1907 al novembre del 1909 ottenne il comando della Nave da battaglia Vittorio Emanuele; nel dicembre del 1908, in occasione del terremoto calabro- siculo, l’equipaggio del
Vittorio Emanuele partecipò attivamente alle operazioni di soccorso, segnalandosi per la particolare attività nella ricostruzione di Villa San Giovanni e Cannitello, spazzate via dal maremoto; per questa operazione meritò la Medaglia d’Oro di Benemerenza. Promosso nel 1910 Contrammiraglio, nel febbraio del 1911 fu nominato Aiutante di Campo Generale del re Vittorio Emanuele III, carica che mantenne fino alla fine di settembre per essere poi destinato al comando della 2ª Divisione Navale.
Con la Divisione prese parte alla guerra nelle acque libiche: con gli incrociatori corazzati Giuseppe Garibaldi e
Francesco Ferruccio affondò nel porto di Beirut due navi da guerra turche, prendendo successivamente parte al bombardamento di Tripoli e dei forti esterni dei Dardanelli, azioni per le quali meritò la Commenda dell’Ordine Militare di Savoia. Dopo la cessazione delle ostilità con la Turchia, ebbe la nomina a Ispettore delle Siluranti, che tenne fino al 1913, quando, dopo quarant’anni di carriera (3 anni di anzianità da contrammiraglio e all’età di soli 54 anni) raggiunse il vertice della gerarchia navale, con la promozione a Viceammiraglio e la nomina a Capo di Stato Maggiore della Marina; in tale incarico diede un forte impulso all’ammodernamento e al potenziamento della Forza Armata, accrescendo la preparazione alla guerra, ponendo grande impegno nello sviluppo ed efficienza della giovane arma subacquea e migliorando le difese e gli ancoraggi della costa adriatica, in particolare di Brindisi e di Venezia.
Inoltre, gettò le fondamenta e seguì sempre da vicino lo sviluppo dell’Aviazione Navale e dei mezzi insidiosi, per un più efficace rendimento bellico nel ristretto bacino dell’Adriatico. Nell’ottobre del 1915 si dimise dall’incarico per assumere quello di Comandante in Capo del Dipartimento Militare Marittimo e della Piazza Marittima di Venezia. In tale carica affrontò da subito la difesa contro le possibili offese nemiche (aeree, marittime e nel caso anche terrestri), mettendo a punto mezzi più idonei alla strategia che più si confaceva alla lotta nel bacino adriatico: mezzi leggeri e insidiosi, siluranti e M.A.S. Il 9 febbraio del 1917 assunse nuovamente l’incarico di Capo di Stato Maggiore della Marina e di Comandante in Capo delle Forze Navali Mobilitate.
Fu tenace assertore dei diritti dell’Italia in Adriatico e irriducibile rivendicatore del comando italiano in questo mare, sventando con risolutezza i tentativi di un eventuale comando alleato. Fu nominato senatore nel 1917 ed ammiraglio il 6 novembre 1918. Tra i vari riconoscimenti conferitegli, vi sono due Croci di Guerra al Valore Militare e la Gran Croce dell’Odine Militare di Savoia. Nell’ottobre del 1922 fu nominato ministro della Marina, rimanendo in carica fino al maggio del 1925; nel 1923 ricevette il titolo di Grande Ammiraglio e Duca del Mare unico ufficiale a cui è stata attribuita tale qualifica, il 25 luglio 1943 fu nominato presidente del Senato e, dal gennaio del 1944 sino a giugno del 1945, fu costretto a rifugiarsi in luogo sicuro fuori Roma per salvaguardare la propria libertà d’azione dalle forze germaniche occupanti e dalle autorità della R.S.I. Morì a Roma il 24 marzo 1948.
IL MOTTO
Il motto della nave è "In nomine virtus", ossia "Nel nome è il valore", utilizzato in precedenza dalla Regia Nave Vittorio Emanuele.
Tale motto indica quanto nel nome stesso dell’Ammiraglio siano condensate le migliori virtù che un marinaio e un servitore della Patria deve avere. La scritta che campeggia sopra il ponte di volo indica quindi la rotta morale che gli equipaggi imbarcati sulla nave più moderna e innovativa della Marina devono seguire.