OTTONE IV, RE DI GERMANIA E IMPERATORE in "Federiciana" - Treccani - Treccani

OTTONE IV, RE DI GERMANIA E IMPERATORE

Federiciana (2005)

Ottone IV, re di Germania e imperatore

Egon Boshof

Nacque probabilmente nel 1175 o 1176, terzogenito di Enrico il Leone duca di Baviera e di Sassonia, della casa guelfa, e di Matilde, figlia di re Enrico II d'Inghilterra. La scelta del nome esprime forse, da parte dei genitori, una volontà consapevole di richiamarsi alla stirpe imperiale degli Ottoni fiorita nel sec. X. È lecito pensare che O. fosse destinato alla successione nel ducato di Baviera, ma la caduta del padre nel 1180 vanificò queste speranze. Dal 1182 O. visse in esilio alla corte di Enrico II e strinse saldi rapporti con l'erede al trono Riccardo Cuor di Leone. Nel 1190 ottenne in feudo la contea di York, ma non riuscì ad imporre il suo dominio. Naufragarono anche i progetti matrimoniali con Margherita, figlia di re Guglielmo di Scozia. Nel 1196 ricevette in feudo da re Riccardo la contea del Poitou, cui era legato il titolo di duca di Aquitania. Dopo la morte dell'imperatore Enrico VI (28 settembre 1197), il partito avverso agli Hohenstaufen capeggiato dall'arcivescovo di Colonia Adolfo, in seguito al fallimento delle trattative condotte con i due candidati favoriti, Bertoldo V di Zähringen e Bernardo di Sassonia, il 9 giugno 1198 fece cadere la sua scelta su O., anteponendolo come re di Germania e dei Romani a Filippo di Svevia, fratello di Enrico VI, eletto nel mese di marzo dai sostenitori degli Hohenstaufen.

Il 12 luglio O. fu incoronato ad Aquisgrana. La presa di posizione del papa in merito al conferimento della dignità imperiale rivestiva un'importanza particolare: agli occhi di Innocenzo III le 'recuperazioni' nell'Italia centrale rappresentavano il problema più impellente da affrontare. Riccardo Cuor di Leone intervenne presso la Curia a sostegno della causa guelfa, mentre l'altro contendente ottenne l'appoggio del re di Francia Filippo II Augusto. La disputa tra le due fazioni in lotta per il trono s'intrecciò fin dal principio al conflitto che contrapponeva Angioini e Capetingi. Il papa, che in un primo tempo sembrava intenzionato a mantenersi neutrale, fra il 1200 e il 1201 si pronunciò a favore di O. e nella Deliberatio de tribus electis argomentò le ragioni del suo duplice rifiuto, che accomunava sia Federico Ruggero, figlio di Enrico VI ed eletto re già nel 1196, sia Filippo di Svevia. In questa circostanza egli espresse la sua condanna contro gli Hohenstaufen dipingendoli come una stirpe di persecutori della Chiesa (genus persecutorum ecclesiae).

O. pagò il prezzo per l'appoggio ricevuto da Innocenzo III assoggettandosi a giurare solennemente l'8 giugno 1201, a Neuss, di riconoscere, fra l'altro, le 'recuperazioni' papali e di impegnarsi a difendere i diritti rivendicati dalla Chiesa di Roma sul Regno di Sicilia. Tuttavia per i guelfi la situazione politica in Germania assumeva contorni sempre più sfavorevoli. In seguito alla morte di Riccardo Cuor di Leone (6 aprile 1199) era venuto a mancare il sostegno finanziario inglese, tanto più che il suo successore Giovanni Senzaterra, in lotta contro Filippo II Augusto dal 1203-1204, era ormai attestato su posizioni difensive. Il gruppo dei seguaci di O. in Germania era esiguo e si disgregò ulteriormente in seguito alla defezione di alcuni illustri sostenitori che cambiarono fronte: per esempio, il conte palatino di Renania Enrico, fratello di O., si schierò con Filippo e nel 1204 addirittura l'arcivescovo di Colonia Adolfo, primo artefice della dignità reale guelfa, passò ad appoggiare lo Svevo. A Wassenberg, il 27 luglio 1206, O. subì una pesante sconfitta contro Filippo, che già il 6 giugno 1205 si era fatto incoronare re ad Aquisgrana dall'arcivescovo di Colonia Adolfo, nel frattempo destituito da Innocenzo III. Di fronte ai successi del fronte Hohenstaufen lo stesso papa, voltate le spalle ai guelfi, avviò trattative con Filippo. Alla vigilia della felice conclusione del negoziato Filippo, al culmine della sua affermazione, fu ucciso il 21 giugno 1208 a Bamberga dal conte palatino di Baviera Ottone di Wittelsbach per motivi di vendetta personale.

La morte di Filippo privò il partito degli Hohenstaufen del suo capo. Per porre fine alla guerra civile i principi che l'avevano appoggiato e i ministeriali dell'Impero si risolsero a eleggere O., che ottenne nuovamente il pieno sostegno di Innocenzo III e di Giovanni Senzaterra. I tentativi intrapresi da Filippo II Augusto per assicurare la corona al duca Enrico di Brabante fallirono e la sola candidatura avanzata con qualche prospettiva di successo sul fronte avverso, ossia quella di Federico di Sicilia, fu osteggiata dal papa. Il 22 settembre 1208 i principi di Sassonia e di Turingia, che fino ad allora avevano fiancheggiato Filippo, si pronunciarono a favore di O. e in novembre si uniformarono a questa scelta anche i principi degli altri territori dell'Impero. Inoltre, le nozze di O. con Beatrice, figlia di Filippo, avrebbero dovuto agevolare una riconciliazione fra i due schieramenti politici antagonisti. Grazie a quest'unione il Guelfo avrebbe potuto anche avanzare legittime pretese su una parte dei beni di famiglia degli Hohenstaufen. Una volta chiarita la situazione politica in Germania, le premesse per l'incoronazione imperiale erano ormai solidamente poste. Nel corso della primavera del 1209 si conclusero anche le trattative con la Curia: con il documento di Spira del 22 marzo ‒ che peraltro non fu controfirmato dai principi ‒ O. rinnovava il giuramento di Neuss, confermando le concessioni territoriali già accordate; inoltre rinunciava al diritto, sancito dal concordato di Worms del 1122, di essere consultato per la nomina dei vescovi tedeschi e si impegnava a prestare il suo sostegno nella lotta contro gli eretici. Nel luglio 1209 O. si mise in marcia in direzione dell'Italia e il 4 ottobre fu incoronato imperatore.

Poco prima dell'incoronazione erano già affiorati alcuni dissensi, in quanto O. aveva avviato la riacquisizione del patrimonio dell'Impero affidandone il compito al patriarca di Aquileia Wolfger in qualità di legato imperiale. Si giunse poi a una rottura radicale con il pontefice quando l'imperatore, incurante del giuramento prestato, tentò di restituire all'Impero le 'recuperazioni' papali, in primo luogo i beni matildini. Il conflitto divampò rapidamente e il 18 novembre 1210 O. fu scomunicato. A questo punto il Guelfo penetrò nell'orbita politica degli Hohenstaufen: dopo aver preso contatto con alcuni baroni siciliani ribelli e ministeriali tedeschi, marciò verso il Regnum Siciliae. Per il papa si profilava nuovamente la temibile minaccia dell'unio Regni ad Imperium, ossia un'unione duratura del Regno di Sicilia all'Impero. Pressato da quest'emergenza, Innocenzo III fu pronto ad acconsentire alla proposta di Filippo II di Francia, che caldeggiava l'elezione al trono di Federico di Sicilia. Già al principio di settembre del 1211, a Norimberga, un gruppo di principi schierati con gli Hohenstaufen aveva indicato Federico come futuro imperatore. O. rientrò in Germania per stroncare la ribellione, ma nonostante alcuni successi iniziali non riuscì a impedire che il puer Apuliae celebrato dai suoi avversari entrasse con un piccolo seguito a Costanza, nel settembre 1211, per poi proseguire la sua marcia vittoriosa attraverso l'Impero. La morte della moglie Beatrice privò O. anche dell'appoggio degli Svevi. Il 5 dicembre 1212, a Francoforte, Federico fu eletto re da un consistente gruppo di principi. Le sorti della disputa per il trono furono decise su un campo di battaglia straniero.

Nel conflitto che contrapponeva Capetingi e Plantageneti, O. si era schierato con lo zio Giovanni Senzaterra, mentre lo Svevo era alleato di Filippo II. Il 27 luglio 1214 il re di Francia ottenne una brillante vittoria a Bouvines e la sconfitta di O., che nel maggio 1214 si era risposato con Maria di Brabante, si tradusse nella perdita della sovranità nell'Impero. L'aquila imperiale strappata ai nemici fu inviata da Filippo II Augusto allo Svevo, che non aveva preso parte alla battaglia: il 25 luglio 1215, ad Aquisgrana, Federico si fece nuovamente incoronare re. Il IV concilio lateranense, al quale O. si era rivolto con la richiesta di assoluzione e la promessa di sottomettersi alla Chiesa romana, pose fine alla contesa. Il tentativo di O. si rivelò infruttuoso e Innocenzo III riconobbe l'elezione di Federico II. Negli anni seguenti anche il territorio guelfo nella Germania settentrionale andò progressivamente sgretolandosi. Il 19 maggio 1218 O. morì sull'Harzburg e fu sepolto nella collegiata di S. Biagio a Brunswick. Aveva consegnato le insegne imperiali al fratello Enrico, il quale avrebbe dovuto rimetterle al candidato eletto concordemente dai principi oppure a Federico, se questi avesse ottenuto un consenso unanime. L'Impero guelfo, destinato al fallimento, non rappresentò comunque una frattura della continuità, poiché anche O., proprio come Federico Barbarossa ed Enrico VI, si era battuto fino all'ultimo in difesa dei diritti dell'Impero, dell'honor Imperii.

fonti e bibliografia

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(Traduzione di Maria Paola Arena)

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