Oscurità, etimologia e significato - Una parola al giorno

Oscurità

Leopardi spiega parole

o-scu-ri-tà

Significato Assenza di luce, buio, tenebre; in senso figurato, mancanza di chiarezza, difficile intelligibilità, e ancora scarsa notorietà, mancanza di fama

Etimologia dal latino obscuritas, derivato di obscurus ‘tenebroso, non chiaro, nascosto’.

  • «La poesia ermetica è stata spesso tacciata di oscurità.»

L’oscurità è buio, assenza di luce, il che per noi umani equivale sostanzialmente alla privazione della vista. Così fin dai primordi, i nostri antenati scoprirono loro malgrado che nelle tenebre si celava il pericolo, la minaccia: improvvisamente l’uomo non era poi così forte come sembrava durante il resto del giorno. Scoprirono che il buio era un luogo pericoloso, che l’oscurità faceva paura.

Quando poi gli agi della vita moderna ci consentirono un accesso più immediato all’illuminazione, l’oscurità smise di essere una condanna. Ecco allora che questa sua connotazione privativa, questa capacità di togliere la visibilità e avvolgere nelle tenebre, di confondere e celare, divenne la chiave del suo fascino. Quando l’estetica romantica scoprì il ‘sublime’ celarsi proprio lì dove abita l’ignoto, il piacere nascere dalla paura e dallo smarrimento, allora alla luminosità, alla chiarezza, al candore si preferirono il vuoto, il buio, il silenzio. Allora l’oscurità, da luogo insidioso e temibile, divenne uno spazio sacro, magico — lo spazio della poesia.

Quale in notte solinga,
sovra campagne inargentate ed acque,
là 've zefiro aleggia,
e mille vaghi aspetti
e ingannevoli obbietti
fingon l'ombre lontane
infra l'onde tranquille
e rami e siepi e collinette e ville;
giunta al confin del cielo,
dietro Apennino od Alpe, o del Tirreno
nell'infinito seno
scende la luna; e si scolora il mondo;
spariscon l'ombre, ed una
oscurità la valle e il monte imbruna (…)

Giacomo Leopardi, ‘Il tramonto della luna’

Qui il poeta fotografa quel momento della notte nel quale la luna tramonta al di là dei monti o s’immerge tra le acque e, privando il cielo della sua pallida luce, lascia il mondo avvolto nella completa oscurità, dove le ombre non sono più visibili e la notte si fa cieca.

Affascinante scoprire che il legame di questa parola con le tenebre del cielo non è soltanto di natura analogica, ma affonda le sue radici nell’etimologia stessa della voce.
Il sostantivo, passato attraverso la forma obscuritas, nasce dall’aggettivo latino obscurus che valeva sia come ‘tenebroso’ che come ‘incerto, impenetrabile, celato’.
Ora, questo aggettivo sembra essersi formato dall’aggiunta del prefisso ob alla radice indoeuropea skeu- ‘coprire’, e nasceva originariamente con il senso di ‘cielo coperto’ — da lì era poi passato più genericamente a indicare l’assenza di luminosità che da esso derivava.
A confermare tale familiarità con il cielo scopriamo che la voce inglese sky nasce da questa stessa radice, passata attraverso la forma nordica antica ský che significava ‘nuvola’ — ciò che di fatto copre il cielo.

È dunque nell’impossibilità della luce di penetrare che nasce l’oscurità. In quanto basata sull’assenza, questa parola nega il suo contrario, priva di luminosità, di chiarezza — anche in senso metaforico.
Ecco che oscurità diventa così la difficoltà di comprendere, capire, afferrare con la mente, è il buio che si annida tra i pensieri — non a caso, si parla di ‘mente annebbiata’.

Non so dove vanno questi giorni miei
né dove mi portano queste notti.
Non so.

Non so il perché di questa fitta bruma
su tutte le attese,
né il perché del negletto disordine
su tutte le fatiche,
e nemmeno il perché dell’oblio mesto,
su quel che si è amato.

Nebbia.
Chi mi dirà stanotte cosa sono
i volti, le cose e i ricordi dei giorni passati?
E dove vanno questi giorni miei
E perché s’inebria il tenebroso cuore mio?
Dove? Perché?

Ivo Andrić, L’oscurità

Proprio nella nebbia si smarriscono gli interrogativi del poeta, che nella sua oscurità dà corpo alla metafora, verbalizza quell’offuscamento della mente di fronte all’impossibilità di capire, di sapere.

La mancanza di luce può manifestarsi infine anche in un’altra direzione metaforica, dove all’assenza di comprensibilità si sostituisce quella di notorietà, dove a essere oscurata non è la chiarezza dell’intelligibilità ma quella della fama — benché talora possano essere una causa dell’altra.

Una parola che si muove negli spazi bui, tra le nebbie del cielo e le tenebre terrestri, che dice di ciò che è inaccessibile, nascosto, non visibile. Forte del seducente fascino che risiede in ciò che non si mostra, che non può essere descritto, compreso, posseduto appieno, eccola apparire, questa nostra oscurità, tra quelle poeticissime parole che per Leopardi rendono la poesia veicolo di bellezza.

Parola pubblicata il 09 Gennaio 2023

Leopardi spiega parole - con Andrea Maltoni

Giacomo Leopardi, oltre ad essere un grande poeta, ha osservato e commentato esplicitamente molte parole della nostra lingua. Andrea Maltoni, dottoressa in filologia, in questo ciclo ci racconterà parole facendolo intervenire.