Salvatore «Sal» Scarpitta, un americano a Roma: i lavori dell'artista in mostra alla Galleria Mattia De Luca | Corriere.it

Salvatore «Sal» Scarpitta, un americano a Roma: i lavori dell'artista in mostra alla Galleria Mattia De Luca

diEdoardo Sassi

Gli anni nella Capitale, il sodalizio con Leo Castelli, le automobili da corda realizzate come opere: retrospettiva omaggio a un protagonista del '900

Salvatore «Sal» Scarpitta, un americano a Roma: i lavori dell'artista in mostra alla Galleria Mattia De Luca

«Sal’s Red Hauler Special», 1966-67, auto da corsa (© Montrasio Arte Monza Milano Piacenza)

Un protagonista di primo piano dell’arte del secondo Novecento, nato a New York nel 1919 da padre immigrato siciliano e mamma di origine russo-polacca, cresciuto a Hollywood — dove la famiglia si trasferì poco dopo la sua nascita — e morto a New York nel 2007: Salvatore «Sal» Scarpitta è a tutti gli effetti un artista americano (e le sue opere si trovano nei principali «templi» del contemporaneo, dal MoMa al Whitney Museum). Eppure della sua storia, del suo percorso e del suo alfabeto creativo nulla si capirebbe tralasciando i lunghi periodi — anni e anni — trascorsi in Italia, a Roma in particolare, dove Sal, giunto nel 1936, si diplomerà all’Accademia delle Belle Arti (1940) e dove esordirà con la prima personale (1949) nella galleria di Tanino Chiurazzi, un anno dopo aver partecipato alla Quadriennale.

L'opera con dedica a Cy Twombly

E lo Scarpitta «romano» è un capitolo importante anche nella mostra allestita fino al 21 giugno nella sale della Galleria Mattia De Luca a Palazzo Spinola. Una retrospettiva di taglio antologico, curata da Luigi Sansone, che, strano ma vero, è anche la prima dedicata all’opera di questo artista nella «sua» città d’adozione. Parlano «romano» tante delle opere esposte: da To Cy — tela di cotone grezza del 1958 dedicata a Cy Twombly, altro «americano di Roma» con cui Sal condivideva a quel tempo lo studio in via Margutta — a Tovagliolo del 1959, opera composta da fasce elastiche in tensione impregnate di collante.

Da Menghi, l'Osteria dei pittori

Tovagliolo reca sul retro la dedica «da Salvatore a Naride». Naride e suo fratello Domenico erano i proprietari della leggendaria trattoria Menghi in via Flaminia, l’Osteria dei pittori raccontata anche nel bel libro di Ugo Pirro: un ritrovo abituale, a due passi da piazza del Popolo, dove dal dopoguerra agli anni Sessanta si radunarono pittori, scultori, poeti e gente di cinema, non di rado mangiando a credito e saldando i conti con opere improvvisate sulle salviette.

La personale alla Tartaruga nel 1958

In mostra anche lavori che Scarpitta presentò nella sua personale alla galleria La Tartaruga di Plinio de Martiis nel 1958. Un’esposizione fondamentale nel suo cammino, che segnò una delle tante svolte tipiche del suo operare: i lavori estroflessi o «fasciati», visti per la prima volta, segnarono il passaggio dalla pittura materica con colori a olio a nuove composizioni spoglie, realizzate con strisce di tela. Se ne accorsero i critici, da Emilo Villa a Leonardo Sinisgalli, da Gillo Dorfles a Cesare Vivaldi. E se ne accorse il «collega» pittore Piero Manzoni, all’epoca venticinquenne, presente all’inaugurazione e rimasto folgorato da quei monocromi.

Il sodalizio con Leo Castelli, la passione per l'automobilismo

La mostra alla Tartaruga valse a Scarpitta l’attenzione di Leo Castelli, peso massimo del mercato mondiale dell’arte, che lo invitò a esporre presso la sua galleria di New York nel dicembre del 1958. Sal faceva così ritorno negli Stati Uniti, dove iniziò il quarantennale sodalizio con Leo, un rapporto di lavoro e amicizia attestato in questa mostra da varie realizzazioni «made in Usa»: i quadri con la caratteristica struttura a X, le slitte ispirate ai nativi americani e i lavori — i più famosi — legati a quel mondo delle corse automobilistiche che Salvatore frequentò dall’infanzia (da bambino amava anche arrampicarsi sugli alberi, e una sua marachella, con permanenza record su un ramo per sfidare i genitori, ispirò anni dopo a Italo Calvino il personaggio del Barone rampante). Oltre agli assemblaggi realizzati con cinture di sicurezza, tubi di scappamento, frammenti di vetture, a Roma si rivede anche una delle auto funzionanti tra le varie realizzate dall’instancabile estro di Scarpitta: la Sal’s Red Hauler Special (1966-67), opera d’arte meccanica dedicata a Jean Cristophe Castelli, figlio di Leo.

Info

«Sal» (Salvatore Scarpitta 1919-2007), a cura di Luigi Sansone, fino al 21 giugno, Galleria Mattia De Luca, Palazzo Albertoni Spinola, piazza di Campitelli 2 Orari: dal martedì al sabato dalle 10 alle 19, ingresso libero. Tel. 06.6991188, www.mattiadeluca.com

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26 aprile 2024