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Recensione My Son: l’ignoto che devasta lo spettatore

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My Son (Mio figlio) è il mistery thriller di Christian Carion, remake del suo Mon garçon (2017). Questo film parla di un padre che si trova ad affrontare l’angosciante e misteriosa scomparsa del suo unico figlio. Lo spettatore segue l’evolversi della storia attraverso gli occhi del suo protagonista, costretto quindi a non avere una visione totale della situazione e a non scoprire quegli elementi che quindi rimangono ignoti. Ecco la nostra recensione di My Son.

Trama del film

In un campeggio immerso nelle Higlands avviene un fatto misterioso che fa presumere il peggio: Ethan – di sette anni – scompare nella notte senza lasciare traccia. Edmond e la sua ex moglie Joan si apprestano a raggiungere il posto e prendono parte alle ricerche del figlio.

Joan (interpretata da Claire Foy)

La polizia scozzese viene di lì a poco dispensata dal caso perché “nel migliore interesse di tutti” lasciandolo nelle mani della polizia di Londra. Il motivo che si cela dietro ciò non è dato saperlo, l’unica certezza è che i genitori del piccolo non possono più contare sulla polizia. Edmond conduce una segretissima indagine che dà subito i suoi frutti: suo figlio non è scappato, è stato rapito.

Recensione di My Son

Il regista Christian Carion propone a distanza di soli quattro anni un remake del suo Mon garçon, in cui vi sono ben pochi cambiamenti: dialoghi in una lingua diversa, altri attori, altri nomi. Le sue uniche carte vincenti sono la natura incontaminata delle Highlands – che accentua l’enigmatica atmosfera – e James McAvoy.

Esaminando attentamente il film è possibile notare come esso sia diviso in due parti: la prima è un drammatico familiare/mistery, che viene bruscamente interrotta lasciando spazio – fino alla conclusione – al genere thriller. 

Edmond (James McAvoy) durante le ricerche.

La prima parte, decisamente più interessante, offre un’analisi psicologica dei protagonisti e un approfondimento sulla loro situazione familiare. In essa emerge come il divorzio di Joan ed Edmond e il lavoro di quest’ultimo abbiano reso Ethan un bambino profondamente infelice. Assieme ad esse sopraggiungono le incertezze di Joan sul suo ruolo di madre e, il pentimento per averlo spedito in campeggio a seguito di un aborto spontaneo. Questo devastante episodio ha invece sollevato Ethan, restio all’idea di avere una famiglia nella quale suo padre non ricopre un ruolo specifico. Anche Edmond mostra segni di pentimento e amarezza. I lunghi periodi fuori dal Paese hanno ridotto notevolmente le possibilità di condividere momenti ed emozioni con il figlio, per il quale prova un amore smisurato. 

L’ispettore Roy (Gary Lewis).

Abbandonati dalla polizia, Edmond s’improvvisa investigatore. Proprio qui si crea la frattura nel film, lasciando spazio al genere thriller. In questa seconda parte Edmond – con l’aiuto di Joan – scova lo stabile in cui si trova il figlio e neutralizza l’intera banda di rapitori, con troppa facilità. Esattamente come in Mon garçon, anche il finale di My Son fa storcere il naso poiché troppo sbrigativo.

Analisi del protagonista e indagine sugli elementi rimasti ignoti

My Son non parla della sparizione di un bambino ma di come suo padre Edmond, a cui la macchina da presa si incolla, affronta questa angosciante esperienza. Importante sottolineare che l’attore James McAvoy – come anche l’attore protagonista di Mon garçon – è l’unico all’interno del cast a recitare senza copione. Questo particolare conferma la bravura dell’attore, il quale costruisce il personaggio di Edmond poco alla volta. Allacciandoci a questo dettaglio, protagonista e spettatore scoprono quindi simultaneamente tutti quegli elementi ed episodi che ruotano attorno ad Ethan. Allo stesso tempo, il regista preferisce che lo spettatore non preceda Edmond nella risoluzione del caso. Insieme ipotizzano colpevoli e moventi: dall’iniziale allontanamento volontario per motivi familiari, al coinvolgimento di Frank (compagno di Joan).

Scena del film

Lo spettatore rimane a digiuno d’informazioni: mandante e movente del rapimento sono quindi elementi che rimangono ignoti senza possibilità di essere svelati. Restando sull’asse scelto da Carion, ovvero che si affronta la storia con gli occhi e le emozioni di Edmond, tutto ciò è, invece, giustificabile: ritrovato il figlio vivo e vegeto, per il protagonista tutto il resto non conta, neppure il suo arresto. 

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