Margherita di Savoia, regina d’Italia - Cose Nostre
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martedì, Aprile 2, 2024

    Margherita di Savoia, regina d’Italia

    A Palazzo Madama, in piazza Castello a Torino, nella sala del primo Senato d’Italia, un sapiente allestimento ricostruisce, analizzando differenti sfaccettature, la poliedrica personalità della prima regina dell’Italia unita. La mostra “Margherita di Savoia Regina d’Italia”, curata dalla storica dell’arte Maria Paola Ruffino e visitabile sino al prossimo 30 gennaio, propone oltre settanta opere d’arte tra ritratti, dipinti, sculture, abiti, gioielli, strumenti musicali, mobili che parlano della Regina in rapporto al suo tempo, al suo popolo, al suo ruolo in un momento storico di transizione. Margherita (1851 – 1926) è figlia di Ferdinando di Savoia duca di Genova, fratello del re Vittorio Emanuele II, e di Elisabetta di Sassonia; a sedici anni sposa suo cugino Umberto, a diciotto dà alla luce il figlio Vittorio Emanuele (unico erede) e sale sul trono il 9 gennaio 1878.È la regina di un Paese profondamente diseguale, ma che vuole diventare moderno passando dai valori risorgimentali al sogno coloniale e al nazionalismo, dalla carrozza all’automobile, dalle prime organizzazioni dei lavoratori all’industria, dal romanticismo al futurismo. Questo è il tempo dei cambiamenti politici, sociali e culturali che Margherita vive con gli italiani promuovendo lo sviluppo ed il benessere della Nazione, la diffusione dell’istruzione e la formazione professionale. È facile dunque comprendere come abbia conquistato il cuore del suo popolo, costruendo così il consenso intorno a casa Savoia. Margherita elargisce sussidi a congregazioni religiose, istituzioni laiche, asili d’infanzia, scuole; dedica particolare attenzione alle donne, più fragili e svantaggiate: sostiene la scuola del merletto di Burano, lanciando così la moda del pizzo nelle toilette femminili e riporta in auge i gioielli in corallo, sostenendo la produzione manifatturiera e artistica italiana.
    Nel 1871, a seguito della presa di Roma, i Savoia si insediano nel Palazzo del Quirinale dove convergono lussuosi arredi provenienti dalle altre residenze reali: la Regina riarreda gli appartamenti con gusto personale ed opulento che segna un’epoca e che viene ribattezzato margheritismo: ai mobili intarsiati di Piffetti affianca poltroncine capitonnè e lo stile Luigi XV; predilige colori brillanti e la ricchezza dell’oro. Nella capitale crea un salotto culturale, circondandosi dei maggiori esponenti dell’arte, della politica, della musica alla quale Margherita si dedica col canto e suonando il pianoforte; dal 1881 dà vita ai concerti al Quirinale, di cui ancora oggi godiamo.
    È anche l’anima di una intensa vita di corte fatta di balli, ricevimenti e pranzi di gala che attirano -e legano alla stessa corte- l’aristocrazia e gli esponenti delle case reali europee. A questi eventi appare “come una statua votiva” adorna di diamanti e perle: con sontuosi abiti di Charles Worth, il couturier parigino più alla moda, con quindici giri di perle al collo, grossi orecchini a forma di pera e con il corpino ricoperto da spille e da nodi di diamante. L’eleganza di Margherita è orientata verso modelli di un certo tradizionalismo, verso la ricerca nel passato glorioso dell’arte per rappresentare il concetto di regalità e il senso di prestigio della persona. L’immagine della Regina diventa modello ideale; nel 1878 viene pubblicata a Milano la rivista Margherita dedicata a tutte le “signore italiane”, dove è dato ampio spazio alle sue splendide toilette e sono esaltate le sue virtù umane e intellettuali (Silvia Mira, saggio catalogo della mostra).
    E, a proposito di moda, una “mostra nella mostra” arricchisce l’esposizione: dieci abiti sartoriali (collezione privata di Mara Bertoli) ripercorrono l’evoluzione del gusto e dello stile negli anni di Margherita: dai voluminosi modelli di Worth dalla linea “copri-teiera”, sino a quelli caratterizzati da una strettezza eccessiva che conferiscono alla figura femminile una sinuosa quanto innaturale forma a “S”, per giungere al primo decennio del Novecento, grazie a Paul Poiret che libera la donna dal busto strizzatissimo e crea modelli con semplicità strutturale, rivoluzionando la moda e contribuendo alla nascita dello stile della donna contemporanea.

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