Maurizio Costanzo: età, Maria De Filippi e i figli - iO Donna
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Maurizio Costanzo, ritratto di un uomo di successo che per il futuro vuole «continuare a vivere»

È stato giornalista, autore per il teatro e la televisione, sceneggiatore, paroliere, regista, scrittore, attore, docente universitario e – naturalmente – conduttore televisivo e radiofonico. Qualsiasi cosa si possa fare nel campo della comunicazione, Maurizio Costanzo, 82 anni, l’ha fatta. 

Giornalismo, il primo amore di Maurizio Costanzo

Nato a Roma il 28 agosto 1938, a soli 14 anni sa già cosa vuole fare nella vita. Scrive a Indro Montanelli per chiedergli un consiglio. Il celebre giornalista lo invita nella sede del Corriere della Sera e gli dà un prezioso suggerimento: «Se vuoi fare questo mestiere devi cominciare il prima possibile».

Costanzo ne fa tesoro e, dopo il diploma in ragioneria, prende la decisione che segnerà per sempre la sua vita. Sceglie di non iscriversi all’università per inseguire il suo sogno: il giornalismo.

Maurizio Costanzo da giovane cronista (Elio Cioni/Roma’s Press Photo/Girella/Lapresse)

A diciotto anni entra nella redazione di Paese Sera, diretto all’epoca da Mario Melloni (il celebre Fortebraccio). Tra le firme ospitate dal quotidiano, Norberto Bobbio, Andrea Barbato, Umberto Eco, Tullio De Mauro.

L’aneddoto di Paese Sera

Agli anni di Paese Sera è legato un aneddoto divertente. Il caposervizio Antonio Ghirelli gli chiese quale fosse il suo sport preferito. «Il ciclismo», rispose Costanzo che si ritrovò a dover firmare gli articoli sul Giro del Belgio come…Maurice Costance.
Questa è solo la prima tappa del suo infinito viaggio professionale. A Paese Sera fanno seguito il Corriere Mercantile e TV Sorrisi e Canzoni. La sua ascesa è rapidissima. Nel 1960 viene nominato caporedattore della redazione romana del settimanale Grazia.

Tre anni più tardi entra alla Rai. È il 1963 e rappresenta lo snodo professionale fondamentale della sua carriera. Luciano Rispoli – responsabile del settore varietà e futuro conduttore di Parola mia e Tappeto volante – lo fa esordire come autore radiofonico per il programma Canzoni e nuvole di Nunzio Filogamo.

La svolta. 1976, Bontà loro e la nascita del talk show

Come quasi tutti i format che ancora oggi riempiono i palinsesti delle televisioni – soprattutto generaliste – il talk show nasce in America. Il primo “padrone di casa” fu Steve Allen, presentatore tra il 1953 e il 1957 di un programma che qualche anno dopo avrebbe assunto il nome – celeberrimo – di Tonight Show. 

Angelo Guglielmi – nel 1976 capostruttura di Rai 1 e direttore della Rai 3 di Telefono giallo, Samarcanda, Blob, Chi l’ha visto? e Quelli che il calcio – ebbe nell’autunno di quell’anno l’intuizione vincente. Guglielmi voleva affidare a Maurizio Costanzo un programma che avrebbe rivoluzionato la storia della televisione italiana, segnandone – nel bene e nel male – i decenni a venire.

Il programma era Bontà loro – Incontri con i contemporanei, il primo talk show nella storia della tivù nostrana. Alle 22:40 del 18 ottobre dallo studio 11 della Rai di Roma andò in onda la prima puntata. Da quel giorno il suo salotto sarebbe diventato il salotto di tutti gli italiani.

«Sì, l’idea venne ad Angelo Guglielmi, futuro direttore di Rai3: un programma di mezz’ora tra il film di prima serata e il Tg1 della notte», spiegò Costanzo. «Nella seconda puntata facemmo 11 milioni di telespettatori. È vero che non c’era Mediaset, ma erano altri tempi e altri ascolti».

Le parole di Aldo Grasso su Maurizio Costanzo

«Costanzo è forse il primo e unico talk-showman a tutto tondo», commentò il critico televisivo Aldo Grasso. «A seconda degli argomenti che tratta, degli ospiti invitati e del pubblico presente in sala, Costanzo adotta formule diverse. E ognuna delle quali può essere considerata la matrice di molta tv moderna».

Aldo Grasso

Dopo il clamoroso successo di Bontà loro ci sono le successive esperienze di Acquario, Grand’Italia (in una puntata divenuta celebre Marina Ripa di Meana gli tirò una torta in faccia mentre stava intervistando Marco Pannella) e Fascination. Ognuno di questi programmi rappresenta un passo di avvicinamento al programma-simbolo della sua carriera. 

Il Maurizio Costanzo Show

Il 14 settembre 1982 dal Teatro Parioli di Roma va in onda la prima puntata dello spettacolo che porta il suo nome, esempio ineguagliato di longevità nella storia della nostra televisione: 4452 puntate tra il 1982 e il 2015.

Il Maurizio Costanzo Show consacra un modo di fare televisione e fa del giornalista romano una delle personalità mediatiche più importanti e influenti del nostro Paese. L’avvocato Nino MarazzitaPaolo VillaggioPaola BorboniFederica Moro e Eva Robin’s sono – tra gli altri – gli ospiti della prima puntata. Ce ne saranno molti altri, circa 45mila nell’arco di 38 anni.

Il salotto televisivo di Costanzo diviene punto di riferimento, luogo di incontro, arena in cui si scontrano opinioni diverse e si scatenano polemiche grandi e piccole, si parla di fatti e fatterelli, aneddoti, curiosità; cultura, politica, provocazioni, argomenti scabrosi, pudori celati e trasgressioni ostentate si mischiano gli uni con le altre.

Il successo è enorme. «Non era possibile prevederlo», dice Costanzo, «ma ogni anno era una nuova scommessa». Nei fatti, per molti italiani il Costanzo Show diviene anno dopo anno un appuntamento da non mancare, qualcosa che ha a che fare con la quotidianità. 

Maurizio Costanzo, con il compositore e musicista Franco Bracardi, ultraventennale spalla del giornalista al Maurizio Costanzo Show ( Contrasto)

I “meriti” di Silvio Berlusconi

«Qualche responsabilità ce l’ho anch’io», disse Silvio Berlusconi nel 2001, all’epoca delle celebrazioni per i vent’anni della trasmissione. «Maurizio non credeva di poter trasformare il programma da settimanale in quotidiano, pensava che dopo tre mesi l’avrebbero mandato via. Insistetti perché conoscendo gli show americani, ritenevo che sarebbe diventata un’abitudine, ed ebbi ragione». 

Silvio Berlusconi al Maurizio Costanzo Show (Contrasto)

«La prima settimana ero frastornato, annichilito, stravolto dalla tensione», raccontò Costanzo a L’Espresso nel 2011. «A casa, passavo dallo stato catatonico ai massaggi del terapista. Poi mi ripresi, fu una grande stagione».L’abitudine si consolida anche grazie al copione; immutabile, sera dopo sera.

Costanzo cerca e trova storie e personaggi, svela segreti, provoca reazioni, suggerisce punti di vista, ascolta, decide se incalzare o meno l’ospite, sfiora con leggerezza e apparente bonomia le tematiche più scivolose, appiana divergenze, assiste a liti – anche furibonde – e battibecchi. Sempre affiancato dall’accompagnamento musicale di Franco Bracardi e Demo Morselli. 

E se la platea rumoreggia e si mostra un po’ troppo indisciplinata, lui la blandisce con il suo celebre “bboni“, divenuto rapidamente intercalare di uso comune.

Al cospetto di Maurizio Costanzo, famosi e non famosi   

Nel suo salotto il privato e il lato emotivo dei famosi e dei non-famosi si intersecano. «Esordii con Villaggio e la Borboni», ricorda il conduttore. «Poi vennero tutti. Facevano la fila. Politici, attori, signor nessuno che sarebbero arrivati a farsi conoscere. Il pubblico era parte dell’arena. Oggi vanno di moda i figuranti. La mia gente era vera. Partecipava, ululava, fischiava, urlava e applaudiva».

Gli ospiti del Maurizio Costanzo Show

Praticamente infinito l’elenco dei personaggi che sono stati lanciati dal Costanzo Show o che hanno visto la loro notorietà crescere a dismisura per il solo fatto di aver messo piede sul palcoscenico del Teatro Parioli. Qualche esempio? Enrico BrignanoGioele DixGiobbe CovattaEnzo IacchettiDavid RiondinoClaudio Bisio, Alessandro BergonzoniValerio MastandreaRicky Memphis, Vittorio Sgarbi, Pierluigi Diaco.

Rita Levi Montalcini da Costanzo (LaPresse)

«Con il pubblico ormai ho un rapporto di parentela», ha raccontato a Panorama. «E i risultati sono ottimi: lo zoccolo duro del programma sono le donne giovani, tra i 25 e i 35 anni. Questa è una grande fortuna: è la mia speranza e anche la mia cassaforte».

Nel corso della sua carriera Maurizio Costanzo ha firmato o condotto oltre 50 programmi televisivi, ma il suo “show” rappresenta qualcosa di unico nella storia del costume italiano. Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi disse che «la sua trasmissione ha contribuito a stimolare il confronto e il dialogo». I momenti belli «sono stati tanti», confessò Costanzo a La Nuova Sardegna. «Se proprio devo indicarne uno dico le serate contro la mafia fatte insieme a Michele Santoro».

L’impegno contro la Mafia

È infatti legata al giornalista salernitano una delle stagioni professionalmente più feconde e soddisfacenti della carriera di Maurizio Costanzo e più in generale della televisione italiana. Una stagione in cui Rai e Fininvest (l’odierna Mediaset) collaborarono fianco a fianco per una causa comune, quella della lotta alla Mafia. A segnare l’inizio della collaborazione tra i due giganti del giornalismo televisivo è un evento luttuoso, la morte di Libero Grassi, imprenditore ucciso dai sicari di Cosa Nostra il 29 agosto 1991 per essersi rifiutato di pagare il “pizzo”.

Il 26 settembre – a meno di un mese dalla morte di Grassi, divenuto simbolo della lotta contro la criminalità organizzata –Costanzo e Santoro “unirono” il Maurizio Costanzo Show e Samarcanda – il programma condotto all’epoca da Santoro – in una maratona che andò in onda su Rai 3 e Canale 5. Una serata speciale dedicata all’imprenditore assassinato a Palermo. 

Nel corso della trasmissione – Costanzo bruciò una maglietta che recava la scritta “Mafia made in Italy”. 

L’attentato di via Fauro

L’Italia vive anni terribili, presa nella stretta degli attentati. È la stagione delle bombe e del sangue, la vita degli italiani è scandita dalle stragi. Il 23 maggio 1992 a Capaci perdono la vita Giovanni Falconeamico di Costanzo, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della sua scorta. Il 19 luglio dello stesso anno in via D’Amelio a Palermo la mafia uccide Paolo Borsellino e cinque componenti della scorta. Ma Cosa nostra non si è dimenticata di Maurizio Costanzo e di quella maglietta bruciata. 

«Quando vide Falcone in tv», ricorda Costanzo, «Totò Riina disse: “Questo Costanzo mi ha rotto i coglioni” e catanesi e corleonesi salirono a Roma per settimane a studiare le mie abitudini. Per certa gente le sentenze non si discutono, si eseguono».

Nel maggio 1993 un’autobomba scoppiò in via Fauro a Roma, a pochi passi dal teatro Parioli. Nella foto i danni causati dall’autobomba, che non provocò vittime ma ventiquattro feriti. (Contrasto)

Il 14 maggio 1993 – pochi giorni prima dell’attentato di via dei Georgofili a Firenze – una Fiat Uno imbottita con 90 chili di tritolo esplode a Roma in via Fauro, nei pressi del Teatro Parioli. Un muretto di una scuola e un ritardo nell’attivazione del telecomando salvano la vita a Costanzo, a Maria De Filippi e all’autista Stefano Degni che in quel momento si trovavano a bordo di una Mercedes blu presa a nolo. Circostanza fortuita che si sarebbe rivelata determinante. «Quel giorno avevamo cambiato l’auto. Il sicario, non riconoscendola, pigiò il pulsante in ritardo», raccontò Costanzo.

Maria De Filippi sotto shock

Fortunatamente non ci furono vittime, ma l’attentato lasciò tracce profonde nella vita dei due popolari conduttori. «Per Maria fu uno choc, è stata male per anni. Io ho avuto l’impressione di rinascere perché mi ero salvato. Mi manca una sola cosa: la vita di prima, quando non dovevo vivere sotto scorta ed ero un uomo libero». 

La capacità di sdrammatizzare non lo ha mai abbandonato sul palcoscenico del Teatro Parioli e non lo abbandona neanche quando parla dell’attentato. «Il cratere sembrava quello visto da Armstrong sulla luna nel ’69», chiosa, «i vetrai del quartiere sono diventati ricchi con quella bomba».

Musica e cinema 

Professionalmente Maurizio Costanzo non ha vissuto di sola televisione. Musica e cinema hanno sempre fatto parte della sua vita e del suo percorso artistico. Ha scritto canzoni e ha collaborato alla stesura di decine di sceneggiature per il cinema. Come abbiamo detto, è un mare vasto quello in cui ci si muove quando si decide di raccontare la vita di un uomo capace di sentirsi a proprio agio negli ambiti più diversi. Proviamo a fare una selezione. 

Chi non conosce Se telefonando, classico immortale della musica leggera italiana? No, è davvero impossibile non conoscerla. Basta leggere il titolo o pensare alla voce di Mina per ritrovarsi a canticchiare a mezza bocca il celebre ritornello, “Se, telefonando, io potessi dirti addio, ti chiamerei…”.

La musica è di Ennio Morricone – che per i fiati dell’introduzione trasse ispirazione dal suono delle sirene della polizia di Marsiglia, le parole sono di Ghigo De Chiara e…Maurizio Costanzo. Pubblicata nel maggio del 1966 e cantata magistralmente da Mina, Se telefonando – che originariamente sarebbe dovuta diventare la sigla del programma televisivo Aria condizionata – è da 55 anni una delle canzoni italiane più note.

All’epoca gli autori furono anche costretti a una correzione di rotta in corso d’opera per non incorrere nella tagliola della censura. Il verso «Poi nel buio la tua mano d’improvviso sulla mia» venne modificato e trasformato in «Poi nel buio le tue mani d’improvviso sulle mie», per allontanare dal brano ogni pericolo causato dalla presenza di eventuali doppi sensi.

L’incursione di Costanzo nel mondo del cinema

Dieci anni dopo – è il 1976, lo stesso anno di Bontà loro – Costanzo effettua una delle sue tante incursioni nel mondo del cinema. Insieme a Pupi Avati, Antonio Avati e Gianni Cavina firma la sceneggiatura di una pellicola che nel corso del tempo si è trasformata in un autentico “cult”: La casa dalle finestre che ridono.

«L’idea vincente di Pupi Avati, il regista del film, «è di trasformare la Bassa padana, assolata, sonnacchiosa e con tanti scheletri nascosti negli armadi, nel teatro ideale per un horror», scrive il critico cinematografico Paolo Mereghetti. Le atmosfere inquietanti, il colpo di scena con cui si chiude la pellicola, il finale aperto e sospeso e il fatto di essere stato trasmesso frequentemente in seconda e terza serata dalle reti Mediaset lo hanno trasformato in un piccolo classico. 

L’anno dopo, il capolavoro

Costanzo – insieme a Ettore Scola e Ruggero Maccari – collabora alla sceneggiatura di Una giornata particolare. Diretto dallo stesso Scola, interpretato da Sophia Loren e Marcello Mastroianni, presentato in concorso al Festival di Cannes e vincitore del Golden Globe, Una giornata particolare – raffinato e struggente – è uno dei film più amati della storia della nostra cinematografia.

Ettore Scola (Ansa)

La pellicola racconta la storia della casalinga Antonietta (la Loren) e di Gabriele (Mastroianni), ex annunciatore radiofonico dell’EIAR (la futura Rai), in attesa di essere mandato al confino in Sardegna perché omosessuale. Il film si svolge interamente nella giornata del 6 maggio 1938, data della visita a Roma di Adolf Hitler. Sempre bellissimo, sempre attuale. Da vedere e rivedere.     

Massoneria e P2: gli anni bui

Nel corso di una carriera che abbraccia sette decenni è forse inevitabile che ci siano stati anche momenti meno felici. Il periodo più buio risale all’inizio degli anni ’80. Il 17 marzo 1981 a seguito della perquisizione della villa di Licio Gelli ad Arezzo e della fabbrica di sua proprietà a Castiglion Fibocchi, la Guardia di Finanza rinvenne la lista degli iscritti alla loggia P2 (Propaganda 2).

Tra questi – tessera numero 1819, fascicolo numero 626 – figurava anche il nome di Maurizio Costanzo oltre a quelli di imprenditori, avvocati e dirigenti. Tra i nomi anche membri delle forze armate e dei servizi segreti, due ministri e cinque sottosegretari allora in carica. La Commissione parlamentare d’inchiesta Anselmi denunciò la loggia come una «organizzazione criminale ed eversiva». La P2 sarebbe poi stata sciolta con una legge, la numero 17 del 25 gennaio 1982. 

Uno dei più grandi scandali della storia repubblicana

Lo scandalo è enorme, uno dei più grandi della storia repubblicana, tanto grande che la sua eco è giunta fino ai giorni nostri. Le polemiche sono infinite e non risparmiamo uno dei volti più noti della televisione italiana. La carriera di Costanzo subisce una momentanea battuta d’arresto.

L’unico a offrirgli un lavoro – a Videolina, la più importante televisione regionale della Sardegna – è Nicola Grauso. In un primo momento Costanzo nega di appartenere alla P2, poi sostiene di essere stato iscritto a sua insaputa, infine ammette di far parte degli iscritti nel corso di una intervista rilasciata a Repubblica.

Costanzo intervista Giulio Andreotti (Contrasto)

Rispondendo alle domande del giornalista Giampaolo Pansa, Costanzo si autodefinisce «un farabutto e un cretino». Due anni fa, ospite de La confessione su Nove, avrebbe poi risposto così alle domande di Peter Gomez. «Ho detto un cretino perché non me ne sono accorto, perché sono stato molto leggero. Ero in una stagione della mia vita, ero piuttosto giovane, dove non avevo alcun tipo di attenzione e quindi sono stato un cretino».

Gli amori, la famiglia, i figli

Anche la vita sentimentale di Maurizio Costanzo è stata piena al pari di quella professionale. Quattro, i matrimoni. Il primo nel 1963 con la fotoreporter Lori Sammartino, il secondo nel 1973 con la giornalista Flaminia Morandi (che all’epoca era sposata con il conduttore del Tg1 Alberto Michelini). Da questo matrimonio nascono due figli: Camilla, sceneggiatrice per la Rai e Saverio, 45enne regista che ha firmato la splendida versione italiana di In Treatment con Sergio Castellitto. 

Nel 1984. Maurizio Costanzo con la compagna di allora Simona Izzo trionfanti con i premi per la sitcom Orazio

Per tre anni – tra il 1983 e il 1986 – Costanzo è sentimentalmente legato all’attrice Simona Izzo. Insieme alla ex moglie di Antonello Venditti e futura consorte di Ricky Tognazzi, Costanzo si cimenta anche in veste di attore. Interpreta il presentatore-giornalista Orazio nella serie omonima in onda su canale 5. Orazio si aggiudicherà anche un Telegatto per la migliore sceneggiatura. 

Il terzo matrimonio arriva nel 1989. Costanzo sposa Marta Flavi, conduttrice di Agenzia matrimoniale, ma l’incontro destinato a cambiare la sua vita, quello con Maria De Filippi, arriverà tre mesi dopo. 

Maria De Filippi, il grande amore di Maurizio Costanzo

«Lavoravo all’Univideo, un’associazione contro la pirateria delle videocassette», ha raccontato a Domenica In la regina di Amici e C’è posta per te. «Mi mandarono a Venezia per un dibattito e andai a prendere Maurizio Costanzo per portarlo al Festival. Lì l’ho conosciuto».

Poi è passata una settimana e «mi ha chiamato chiedendomi se avessi voglia di lavorare per lui. Mi era antipatico perché faceva sempre domande scomode. A Venezia mi mise in imbarazzo perché mi disse “La prego, si può spostare che vorrei evitare fotografie con lei”. Ci rimasi male, pensai questo è pazzo».

Maria De Filippi, grande amore di Maurizio Costanzo

Maurizio e Maria, un inizio come amanti

«All’epoca eravamo amanti», ha confessato a Mara Venier la conduttrice di Uomini e donne. «Siamo stati scoperti ed è stata fatta una scelta, o stiamo insieme o ci separiamo». C’erano implicazioni familiari, perché nessuno sapeva nulla, «io lavoravo per lui e avevo paura».

All’epoca «c’era il duplex, io stavo a casa mia da sola e stavamo al telefono, lui a casa con lei che alzò la cornetta, quindi eravamo tutti e tre al telefono. Mi auguravo che lui avesse il coraggio di dire, di continuare la storia. Mia madre lo chiamò per sapere che intenzioni avesse con me. Maurizio è sicuramente la metà della mela». 

Il matrimonio tra Maurizio Costanzo e Maria De Filippi

Il 28 agosto 1995 l’allora sindaco di Roma Francesco Rutelli celebra le nozze. Ma qual è la formula vincente del loro matrimonio? L’ha svelata lo stesso Costanzo. «Uno dei segreti  è dormire separati, che non vuol dire libertinaggio come pensano erroneamente in molti», ha spiegato il conduttore.

Il matrimonio tra Maurizio Costanzo e Maria De Filippi

Per la moglie ha parole di stima professionale – «è stata la mia intuizione più felice» – e amore. «Sono arrivato a questo traguardo in salute e facendo il lavoro che ho sempre sognato», dichiarò a Chi in occasione del suo ottantesimo compleanno, per poi aggiungere «un regalo lo vorrei: che Maria non smetta mai di volermi così bene».

Nel 2002 la coppia ha preso in affido un bambino, Gabriele, poi adottato nel 2004.

La “fame di lavoro” di Costanzo

Rai, Mediaset, periodici, quotidiani; è “bulimico di tutto”, Maurizio Costanzo. Per sua esplicita ammissione. A quasi settant’anni da quella famosa lettera scritta a Indro Montanelli da cui tutto è cominciato, la sua “fame di lavoro” continua ad essere il tratto dominante di un uomo che si ritiene fortunato perché – come ama ripetere – è riuscito a fare del suo unico hobby il suo lavoro. 

Esiste almeno un rimpianto, in una simile carriera? Forse sì. Lo ha ripetuto più volte: non essere mai riuscito ad avere il Papa come ospite del suo Show. «C’è ancora qualcosa che non ha fatto e vorrebbe fare?», gli ha chiesto Alessandro Pirina de La Nuova Sardegna. La risposta è una felice sintesi di disincanto e fatalismo: «Sinceramente vorrei continuare a vivere». 

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