MARIA Tudor, detta la Sanguinaria, regina d'Inghilterra in "Enciclopedia Italiana" - Treccani - Treccani

MARIA Tudor, detta la Sanguinaria, regina d'Inghilterra

Enciclopedia Italiana (1934)

MARIA Tudor, detta la Sanguinaria, regina d'Inghilterra

Florence M. G. Higham

Figlia di Enrico VIII e di Caterina d'Aragona, nacque il 19 febbraio 1516. Trascorse i primi anni affidata alle cure della contessa di Salisbury col cui figlio, Reginaldo Pole, M. strinse un'amicizia che doveva durare tutta la vita. Il padre se ne servì nella propria politica come d'una pedina, fidanzandola di volta in volta al delfino di Francia (1518), all'imperatore Carlo V (1521) e al duca d'Orléans (1527). Dal 1525 al 1527 ella risiedette a Ludlow in qualità di principessa di Galles, ma le fortune mutarono quando sua madre cadde in disgrazia. Al principio del 1532 M. fu separata da Caterina che non rivide mai più e dopo il divorzio della regina fu tenuta principalmente presso la sorellastra Elisabetta, la cui madre, Anna Bolena, trattò M. con un rancore mai sopito. Nel 1535 s'ammalò gravemente, ma la sua posizione migliorò l'anno successivo con la morte di Anna; tuttavia ella non si riconciliò col padre finché, dopo una lotta durata anni, non si piegò, per imposizione di Thomas Cromwell e per consiglio di Carlo V, ad ammettere la propria posizione di figlia illegittima e la supremazia di Enrico nella Chiesa. M. tornò allora a rappresentare qualche cosa nei negoziati diplomatici, ma rimase nubile. In seguito alla caduta del Cromwell, la reazione cattolica le riconobbe il diritto al trono dopo la morte d'Edoardo.

Nel 1549 cominciò per M. una seconda lotta con la crescente tendenza protestante del governo d'Edoardo VI. Quando questi venne a morte, M. non ne fu informata giacché J. Dudley duca di Northumberland sperava di porre sul trono la propria nuora, lady Jane Grey (v.). Ma un inviato segreto portò a M. la notizia e un nucleo di forze fedeli le si raccolse intorno a Kenninghall, nel Suffolk, d'onde ella marciò in trionfo su Londra. Dapprima ella mostrò grande moderazione. Stephen Gardiner che si trovava in prigione, fu liberato e divenne lord cancelliere nonché consigliere principale di M. Il duca di Northumberland fu giustiziato, ma lady Jane Grey fu lasciata nella Torre di Londra. A Elisabetta fu concesso di venire a corte e di assistere liberamente alla messa. Sia Carlo V, sia i consiglieri di corte insisterono affinché M. andasse cauta nella restaurazione della fede cattolica; in effetto l'unica sua azione immediata fu di ristabilire il culto cattolico.

Ma l'errore fondamentale di tutta la vita di M. fu il suo matrimonio. Sempre leale verso gli Asburgo, ella accolse col massimo favore le proposte di Filippo principe di Spagna; e l'opposizione del primo parlamento da lei tenuto non fece che rafforzarla nella sua decisione. Né la scossero le rivolte che seguirono. M. trattò la massa dei rivoltosi con molta mitezza, sebbene Elisabetta fosse temporaneamente imprigionata e lady Jane Grey messa a morte. Nel luglio 1554 Filippo venne in Inghilterra e fu celebrato il matrimonio. Egli si trattenne fino all'agosto 1555, poi tornò in Spagna, stanco di M. e deluso dal fatto che una supposta maternità di lei, nel maggio, si fosse rivelata soltanto come il sintomo della malattia interna che stava minando la salute della regina. Sebbene s'interessasse alla politica inglese, egli non se ne immischiò spesso e raccomandò sempre la moderazione nel trattare il problema religioso.

Nel novembre 1554 era tornato in Inghilterra Reginaldo Pole già andatosene in segno di protesta contro la rottura di Enrico VIII con Roma. Dopo la morte del Gardiner (novembre 1555) il Pole divenne arcivescovo di Canterbury e principale consigliere di M. Nel loro sforzo di restaurare in Inghilterra l'autorità del papa, il Pole, che aveva scarsa abilità di statista, e M. dimenticarono la forza costituita dalla nuova classe media, la cui ricchezza era non di rado fondata su terre confiscate alla Chiesa. Inoltre la persecuzione contro gli eretici alienò alla regina le simpatie di tutti i moderati e controbilanciò lo schietto e profondo sentimento cattolico della classe dei yeamen (piccoli proprietarî terrieri). Amareggiata dall'abbandono del marito, M. si concentrò tutta, nel 1555-56, sulla sua missione religiosa. Il suo terzo parlamento riesumò le leggi penali (ottobre 1555) e prima della fine del regno di M. trecento vittime perirono sul rogo; tra esse fu Th. Cranmer. Con un sacrificio che gravò fortemente sul tesoro vuoto, fu ristabilito l'omaggio al papa delle primizie e delle decime.

Nel marzo 1537 tornò Filippo, ma spinto da motivi personali: divenuto re di Spagna, desiderava l'aiuto dell'Inghilterra in una nuova lotta contro la Francia. M. accondiscese subito e impose un prestito forzoso per far fronte alle circostanze. Nel giugno la guerra fu dichiarata e nel luglio Filippo salpò per le Fiandre. La Scozia si unì alla Francia e nel gennaio 1558 Calais, allora possesso inglese, si arrese ai Francesi. Il parlamento concesse un sussidio, ma non si venne a nessuna azione effettiva. L'ultimo anno di vita fu reso per M. ancor più triste da un disaccordo col papa, da febbri intermittenti, da un'altra delusione di maternità e dal rammarico per la caduta di Calais. M. morì il 17 novembre 1558.

La cattiva fama, che ha accompagnato M. nella storia inglese, non trova nessuna giustificazione nel suo carattere morale e nella sua abilità; ma i due grandi amori che ella ebbe, la Chiesa e suo marito, erano contrarî ai sentimenti inglesi, mentre le persecuzioni del suo regno ripugnarono sia alla generazione coeva sia alle successive.

Bibl.: P. F. Tytler, History of Edward VI and Queen M., Londra 1839; J. M. Stone, M. the First Queen of England, Londra 1901.

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