l'editoriale
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3 settembre 1792
26 Agosto 2023 - 20:43
La principessa di Lamballe morta per stare con la Regina
Era nata a Torino ed era la migliore amica di Maria Antonietta. Una donna forte, coraggiosa, ma dal destino sfortunato. Maria Teresa Luisa di Savoia-Carignano, altrimenti nota come Principessa di Lamballe: amata dalla regina e per questo odiata dai rivoluzionari giacobini. Non arrivò a festeggiare il 43esimo compleanno: il 3 settembre 1792 venne massacrata con la sola accusa di essere amica della regina di Francia.
E non si dica che Maria Antonietta fosse una tiranna: la vecchia battuta del popolo affamato al quale la regina avrebbe risposto di mangiare le brioches è una bufala storica, così come che Maria Antonietta fosse quel frivolo personaggio che la tradizione ci ha tramandato. D’accordo, un po’ frivolo forse lo era. Ma al suo tempo c’era di peggio, e soprattutto essere frivoli non era - nemmeno ai tempi del Terrore - accusa sufficiente per la ghigliottina. O per tutto il resto. Maria Antonietta, infatti, fu accusata di essere austriaca: pessima accusa, perché avrebbe tramato con il nemico - vale a dire con la Casa Reale d’Austria, cui apparteneva - per salvare la pelle a lei e al marito. Voi cosa avreste fatto?
Nel mentre, anche la Lamballe perorò la causa di Luigi XVI e di Maria Antonietta presso le corti europee supplicando un intervento per la liberazione dei sovrani. Ma trovò molte parole e pochissimi fatti. Decise quindi di tornare indietro, comprendendo che a quel punto anche la sua vita era a rischio. Di nuovo la domanda, questa volta, però, più seria: chi di noi avrebbe avuto il coraggio di tornare a Parigi sapendo di essere destinato sicuramente a morte? La principessa, però, sarebbe morta con la sua regina, e questo bastava.
Il 13 agosto 1792 la Lamballe venne rinchiusa nella torre del Tempio. Con l’inizio di settembre iniziarono i massacri nelle prigioni: la folla inferocita invocava la sua morte. Il tribunale rivoluzionario le chiese di deporre contro i reali; nemmeno allora lei tradì l’amica. La sua sorte fu orribile. Il tribunale la fece uscire nel cortile della prigione, dove una folla di esaltati le saltò addosso. Venne spogliata, violentata, trafitta da ogni tipo di arma. Al cadavere furono asportati i seni e il cuore, ed infine fu decapitato: la testa sfigurata venne issata su una picca e portata in giro per Parigi, in “trionfo”. Ubriachi di vino e di sangue, gli assassini portarono la testa fin sotto la cella di Maria Antonietta: il macabro trofeo venne mostrato alla regina rinchiusa, che svenne per il dolore.
Così calava il sipario sulla torinese che visse a Versailles; così il mondo scopriva gli orrori della rivoluzione. Il tutto, s’intende, nel nome della libertà e della fratellanza, tanto decantate dai sostenitori della Révolution di ogni secolo. La sorte agghiacciante della principessa di Lamballe ci inorridisce ed il suo volto pacato e gentile di damina del Settecento ci impone di interrogarci sul modo con cui consideriamo vincitori e vinti, buoni e cattivi nella storia. Cattivi, molti. Buoni, pochi. E, spesso, non sono coloro che abbiamo studiato a scuola.
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