I sogni di Buffon a Bagnone nel “buen retiro” di famiglia

Il “Numero Uno” dopo l’annuncio dell’addio ai guanti ha scelto Treschietto

Gigi Buffon nei giorni scorsi in Lunigiana. Qui a “Montagna Verde” con Luca Maffei

La carriera calcistica di Gianluigi Buffon, nato a Carrara nel 1978 da mamma Maria Stella Masocco, originaria di Treschietto, e papà Adriano, friulano doc, è sotto gli occhi di tutti. Anche di coloro che non si “nutrono” di sport. Una carriera strepitosa, unica, tanto da divenire icona del calcio italiano e mondiale.
Il “Numero Uno”, come è stato detto coralmente dopo la notizia, affidata ai social dallo stesso portierone, dell’addio al calcio. “Finisce qua. Mi hai dato tutto. Ti ho dato tutto. Abbiamo vinto insieme”. Parole che racchiudono un iter costellato di successi che resteranno storici.
Un titolo mondiale, dieci scudetti, sette supercoppe italiane e una coppa Uefa. Era stato il coraggio dell’allenatore Nevio Scala a schierarlo nel Parma contro il Milan. Il 19 novembre 1995, a 17 anni, Gigi concludeva la sua prima partita in A, senza prendere gol dando stura alla sua mitica scalata.
A 23 anni indossa la maglia bianconera incassando e regalando record assoluti, vivendo il grande cambiamento nel gioco, mantenendo entusiasmo e voglia di crescere nel Psg per poi tornare al Parma dove tutto era iniziato.

Gigi Buffon, assieme alla nostra redattrice Ivana Fornesi, mostra la testata del nostro settimanale
Gigi Buffon, assieme alla nostra redattrice Ivana Fornesi, mostra la testata del nostro settimanale

Perché “Tante sono le strade che si percorrono nella vita – ci aveva detto Gigi all’epoca – ma quella che ci riporta a casa si diversifica da tutte le altre in quanto conserva, nel tempo, un fascino che può dirsi ‘richiamo irresistibile’ a cui il cuore non può non rispondere”. Il “Numero Uno” per eccellenza non è solo un atleta ma, in primis, un uomo di valori ovviamente non privo di difetti per i quali, alcune volte ha pagato “dazio”.
Ha superato le salite che non mancano neppure ai campioni grazie alla coriacea testimonianza valoriale dei genitori, all’amore di tutti i famigliari partendo dai figli Louis Thomas, David Lee, Leopoldo Mattia e dalla compagna giornalista Ilaria D’Amico.
In questi giorni, dal “buen retiro” di Treschietto dove ha ristrutturato l’antico casale di nonna Teresa, immerso nel verde degli ulivi, non distante dalla torre malaspiniana, Gigi afferma che la “maglia azzurra” ha avuto, e ancora, un posto speciale nel suo cuore.
L’ha indossata con orgoglio ed onorata con impegno con la determinazione dei Lunigianesi e la fierezza dei Friulani. Nitido il ricordo di quando, circa 30 anni fa, varcava per la prima volta il cancello di Coverciano, con mille progetti ed infinite speranze nel cassetto. Con lo stesso spirito, a 45 anni, ha accettato il ruolo di “capo delegazione della Nazionale italiana” proposto dalla Figc.
Ruolo ricoperto dal compianto Gianluca Vialli deceduto a soli 58 anni a causa di una malattia invincibile.
“Ho ancora voglia di sognare – afferma Gigi, con il sorriso – e di condividere il sogno con milioni di tifosi italiani che amano il calcio pulito, sano, vero, valore aggiunto alle bellezze del nostro Paese”. Ed allora, carissimo Gigi, largo ai sogni! La vita rimane dono prezioso anche fisicamente lontano dai pali della rete e dall’area di rigore.

Ivana Fornesi