Intervista Dr.ssa Rizzello - Ricerca e Biologia molecolare

La ricerca è un bene comune. Prendiamocene cura.

Carta di identità

Nome: Celeste
Cognome: Rizzello
Età: 31 Dove lavori: Dopo 6 anni in Italia, attualmente lavoro come Scientist presso l’azienda CSL di Marburgo (Germania), nel dipartimento di Ricerca e Sviluppo-Unità di Terapia Genica.
celeste rizzello 2Interessi: Oltre al mio lavoro, a cui dedico la maggior parte del tempo, tra i miei interessi spiccano la musica (penso di aver assistito a più di 40 concerti nella mia vita) e l’arte (ogni qualvolta io visiti una città nuova, chiese e musei sono un “must-visit”). Anche viaggiare mi piace molto, recentemente ho iniziato anche a farlo da sola (o con il mio cane!). Negli ultimi anni, mi sono avvicinata molto al mondo della sostenibilità, cercando di farlo mio e di avere uno stile di vita meno impattante possibile, che giovi al pianeta, agli animali e a me stessa. É un argomento a cui tengo molto.
La tua fonte di ispirazione: Tutte le persone determinate, libere di poter fare le proprie scelte senza condizionamenti esterni, e che hanno il coraggio di cambiare la propria vita per essere felici.

Raccontaci qualcosa della pubblicazione con cui hai vinto il Premio Brusamolino FIL 2023 – .

È il frutto di un lavoro durato 5 anni, effettuato nel laboratorio di Immunologia Molecolare, diretto dal Dott. Mario Colombo, presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Studiando modelli murini di autoimmunità, abbiamo scoperto come la proteina Osteopontina, nella sua forma intracellulare e non secreta, contrasti un’eccessiva attivazione delle cellule B e la loro conseguente trasformazione in linfoma. Come ogni dottorato che si rispetti, ci sono stati alti e bassi, ma sono orgogliosa che l’impegno di tutti sia sfociato in una pubblicazione su una rivista così importante.

Prova a spiegare al tuo vicino di casa il lavoro che fai.

celeste rizzello 1Lavoro dietro le quinte del grande spettacolo della medicina: studio una patologia specifica e tutte le caratteristiche delle terapie già esistenti, con lo scopo di identificarne di nuove, o di potenziare quelle già presenti.

Come sei diventata ricercatrice? Perché hai intrapreso questa strada?

Il motivo per cui mi sono iscritta alla facoltà triennale di Scienze Biologiche dell’Unisalento ha tutt’altre radici, volevo entrare nella Polizia Scientifica. Poi, però, frequentando le lezioni di Biologia molecolare me ne sono innamorata, e mi sono trasferita a Roma per la specialistica in Genetica e Biologia molecolare. Non ho mai studiato così volentieri: il mondo della genetica, dell’oncologia e dell’immunologia volevo diventasse il mio futuro. E così è stato.

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

Rispetto al mio precedente lavoro di ricercatrice non clinica (che non lavora a contatto con i pazienti), ora, in azienda, sento che il mio impegno, il mio studio, e i risultati che ottengo possano aiutare nel concreto la vita dei pazienti di cui ci occupiamo. E ricevere i ringraziamenti delle persone che usufruiscono delle nostre terapie (e delle relative famiglie) non ha prezzo.

Cosa ti fa più paura del tuo lavoro?

Il precariato e il mancato riconoscimento che ruota attorno alla ricerca pubblica in Università e Ospedali, che potrebbe far perdere la passione ai ricercatori, i quali molto spesso cambiano strada, o, come nel mio caso, Paese.

Come ti immagini tra 5 anni?

Mi immagino in Italia, a lavorare nel dipartimento di Ricerca e Sviluppo di un’importante azienda farmaceutica/biotecnologica. Se la città fosse vista mare, ancora meglio.

Uno slogan per sostenere la ricerca scientifica.

La ricerca è un bene comune. Prendiamocene cura.

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