Lucrezia Borgia: una storia di intrighi, sensualità e misteri

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Passione, mistero, intrighi: l'avventurosa storia di Lucrezia Borgia, protagonista del Rinascimento italiano.

Sono di Dio per sempre”. Il 24 giugno 1519 moriva a Ferrara Lucrezia Borgia, queste le sue ultime parole.

Il suo nome ha evocato e continua a evocare istintivamente intrighi, tragedie, passioni che alimentano quella fitta rete di misteri e dicerie che ancora oggi avvolgono quest’emblematica figura del primo Rinascimento. Ecco la sua storia.

La vita di Lucrezia Borgia

Terzogenita del potente e ricco cardinale spagnolo Rodrigo Borgia, Lucrezia nacque a Subiaco il 18 aprile 1480. Sua madre, Vannozza Catanei, donna romana di probabili origini lombarde, aveva già messo al mondo Cesare e Giovanni, ai quali si sarebbe aggiunto Goffredo nel 1481.

Crebbe tra l’eccessiva ambizione del fratello Cesare e un (Santo) padre troppo “terreno” ( eletto Papa nel 1492 con il nome di Alessandro VI) che non si lasciarono sfuggire l’occasione di imparentarsi, attraverso di lei, alle famiglie più importanti della penisola.

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Dante Gabriel Rossetti (1828 - 1882), Borgia o La famiglia Borgia, 1863, Acquerello, 52.2 x 54 cm, Londra, Victoria and Albert Museum

Mariti, amanti, e…

Ancora molto piccola, Lucrezia fu affidata alle cure di Adriana Mila Orsini, parente dell’ingombrante padre. Grazie a lei apprese la lingua e la cultura spagnola, terra d’origine dei Borgia e crebbe immaginando e idealizzando quelle terre lontane. Un giorno avrebbe vissuto lì, a Jàtiva, felicemente. I suoi parenti, però, scelsero per lei una strada diversa. Intelligente, bella e colta, divenne la pedina perfetta da spostare a piacimento nello scacchiere politico dell’epoca.

A soli 13 anni suo padre Rodrigo decise di darla in moglie a Giovanni Sforza, signore di Pesaro. Il Papa aveva necessità di stringere utili alleanze in vista dell’invasione francese, gli Sforza, invece, bramavano la ricchissima dote di lei. Per qualche anno il matrimonio sembrò navigare in acque tranquille, ma dopo la discesa del re Carlo VIII di Francia, il Santo Padre iniziò ad elaborare un piano per concludere quell’alleanza non più necessaria. Il giovane Sforza fu costretto a firmare una dichiarazione nella quale affermava che il matrimonio non era mai stato consumato, dando così il via alle pratiche di annullamento.

E mentre Lucrezia veniva dichiarata virgo intacta, iniziarono a circolare voci malevole che la volevano amante di suo fratello Cesare. All’epoca, tra i metodi più in voga per gettare ombra sul nome di una casata vi era proprio quello di mettere in cattiva luce le donne della famiglia: questa era l’unica arma che l’irritato e scontento Giovanni Sforza poteva sfoderare.

Le strategie erano mutate, gli amici erano divenuti nemici, le alleanze si erano disfatte con la stessa rapidità con cui erano state concordate e il destino era già stato scritto. Un nuovo matrimonio attendeva Lucrezia che nel frattempo, rinchiusa nel convento di San Sisto si era innamorata e attendeva un bambino da padre Pedro Calderon, detto Pedrotto. Così a 18 anni affronta il suo secondo matrimonio. Alfonso d’Aragona si rivela un marito gentile e premuroso e la vita sembra finalmente scorrere tranquilla fino a quando la necessità di nuove alleanze non bussa alla porta. Un sicario mette fine alla vita di Alfonso e viene progettata una terza unione per smaltire il lutto: un altro Alfonso, ma questa volta d’Este. La lontana corte estense, mondana e ricca di cultura, la attende. Qui si circonderà di intellettuali, dimostrerà notevoli abilità nella gestione del ducato e si innamorerà di Pietro Bembo e di Francesco Gonzaga, sbocciando lontano dall’ombra della sua famiglia d’origine.

La signora dei veleni

“Un veleno terribile un veleno la cui sola idea fa impallidire ogni italiano che sa la storia degli ultimi vent’anni. Nessuno al mondo conosce un antidoto a questa composizione terribile, nessuno, ad eccezione del papa, del Signor Valentino e di me”.

Queste sono le parole che Victor Hugo fa pronunciare alla sua Lucrèce, la protagonista del dramma dedicato a Lucrezia Borgia che lo scrittore francese pubblicò nel 1833, poi trasposto in musica da Gaetano Donizzetti.

Ci sono poche figure del passato che hanno ispirato romanzieri e artisti come ha fatto Lucrezia Borgia, divenuta così uno dei personaggi più controversi e affascinanti del Rinascimento italiano.

Tra le tante leggende che la riguardano troviamo quella relativa ad un micidiale veleno da lei stessa preparato e utilizzato da tutta la sua famiglia per disfarsi dai propri nemici: la cantarella.
Molti tossicologi, però, hanno smentito questa leggenda nera sostenendo che il veleno, in realtà, non sia mai esistito.

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Bartolomeo Veneto (1502 - 1555), Ritratto idealizzato di Flora, La dama forse è Lucrezia Borgia, Circa 1520, tempera e olio su pannello di pioppo, 43.6 x 34.6 cm, Francoforte, Städel Museum

I capelli biondi di Lucrezia Borgia

Alla sua corte, a Ferrara, Lucrezia Borgia accolse poeti come Ludovico Ariosto, Ercole Strozzi e Pietro Bembo con il quale ebbe un nutrito scambio epistolare e sembra anche una relazione.

E proprio al rapporto con il Bembo è legata una delle tante leggende esistenti. Nella Biblioteca Ambrosiana di Milano, dentro ad una teca, è conservata una ciocca di capelli “più simili ad oro che altro”, ritrovata tra le carte del poeta e che si dice appartenessero alla donna. Ricordo e seduzione, una prova d’amore che Bembo teneva “come una reliquia”. Capelli dalle sfumature incredibili che in molti ricordano, come lo stesso Lord George Byron che ne rimase fulminato quando giunse a Milano:
“Sono i capelli più biondi che si possano immaginare e che mai ho visti di così biondo”.

 

Claudia Monticelli