Lovesong: la recensione del film con Riley Keough e Jena Malone - Movieplayer.it

Recensione Lovesong: L'amore in potenza che non si trasforma in atto

La recensione di Lovesong: nel film con Riley Keough e Jena Malone attualmente su Netflix, So Yong Kim racconta la trasformazione di un'amicizia tra due donne.

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È da molto tempo che Sarah (Riley Keough) vive isolata dal mondo, in una piccola capanna di campagna dove l'unica compagnia è rappresentata dalla figlia Jesse. Un marito c'è ma viaggia per lavoro, e le loro conversazioni sono lontane, gracchianti e prive di una vera comunicazione. Sarah tuttavia si costringe a credere che tutto vada bene, organizza meticolosamente la sua vita ed educa la sua bambina con attenzione e amore, suo unico centro e universo che tuttavia subisce un terremoto quando Mindy (Jena Malone) ri-compare improvvisamente nella sua vita. Le due protagoniste di Lovesong, Mindy e Sarah sono amiche dal liceo, eppure non si vedono da anni: l'amica rappresenta tutto ciò di cui la protagonista ha bisogno, una spensieratezza fluida che la porta a confessarsi, a lasciarsi andare e infine a vivere un sentimento inaspettato, travolgente.

So Yong Kim declina la prima parte del suo film stando addosso alle protagoniste, compresa la piccola Jesse, affezionandosi alle sue donne con tutta l'attenzione possibile ai dettagli, comprese le falle e le imperfezioni che le rendono uniche. Non ha mai il coraggio tuttavia di scavare davvero nell'intimità del rapporto tra Mindy e Sarah, che rimane sempre calmo come la superficie del lago, privato di quella scoperta corporale da stacchi di montaggio che ci allontanano dal loro momento chiave. Si risolve tutto in un lieve incontro di labbra. La forza spirituale del loro legame è lì, ma è costantemente in divenire e non si esplica mai a livello fisico, nonostante l'idea dell'accaduto finisca per riconfermarsi nella seconda parte della pellicola.

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Lovesong: Riley Keough e Jena Malone in un'immagine promozionale del film
Lovesong: Riley Keough e Jena Malone in un'immagine promozionale del film

Mancanza di verbo, mancanza di corpo

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Si scorge quindi una duplice mancanza, nella pellicola di So Yong Kim, che attualmente è su Netflix: se da una parte l'incomunicabilità verbale delle due protagoniste impedisce loro di esprimere a parole i loro sentimenti, dall'altra le azioni più intime ci vengono negate e, di conseguenza, quello che viene restituito allo spettatore è un rapporto di cui si intuisce la portata ma che non si riesce ad afferrare in alcun modo, non coinvolge e non riesce mai ad emozionare nonostante le sentite interpretazioni di Riley Keough e Jena Malone. Lo stacco tra la prima parte, quella della scoperta, e la seconda in cui le protagoniste si ritrovano in un contesto ostile è improvviso quanto la nascita di questa fisicità inaspettata, e non lascia il tempo di afferrarne il vero significato. La prima parte esiste grazie alle due protagoniste, escluse dal mondo esterno e quindi capaci di ricreare un universo a due che ne facilita l'interazione. La seconda sposta il focus dalla manchevole vita di Sarah a quella ipervissuta di Mindy, piena di persone, di organizzazioni e di eventi. Un mondo in cui Sarah viene letteralmente avvolta, ma di cui ancora una volta non riesce ad afferrarne un senso.

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L'amore in superficie

Lovesong: Riley Keough in una scena del film
Lovesong: Riley Keough in una scena del film

La relazione tra le due, castrata verbalmente e corporalmente, ne esce solo grazie ad intensi sguardi e carichi silenzi, soffocata da un mondo in cui l'espressione dei propri sentimenti più nascosti e veri rimane un'utopia irrealizzabile. Le anime di Sarah e Mindy rimangono spaventate, lontane l'una dall'altra e incapaci di formalizzare il loro affetto: cercano la felicità ma non riescono a rincorrerla, trasformando la loro vicenda in un protrarsi di immagini fredde come la fotografia di Guy Godfree e Kat Westergaard, prive di una vera e propria risoluzione. Un peccato, soprattutto al netto di interpretazioni profondamente convincenti e di una regia ben costruita, che tuttavia non riesce a portare a compimento l'opera che rimane sospesa, incompiuta esattamente come il rapporto che si prefigge di raccontare.

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2.5/5