Londra, il ristoratore italiano delle stelle del calcio: “Così la Brexit ci sta uccidendo” - la Repubblica

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Londra, il ristoratore italiano delle stelle del calcio: “Così la Brexit ci sta uccidendo”

Gianluca Vialli e Antonio Conte con Aaron Rutigliano
Gianluca Vialli e Antonio Conte con Aaron Rutigliano 

Nel 2010, Aaron Rutigliano ha fondato il suo locale “Gola”, amatissimo da giocatori, allenatori e agenti. Ora però, dopo l’uscita dall’Ue, “per i ristoranti della capitale le cose vanno sempre peggio: ecco perché”

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LONDRA - A West London, poco lontano dallo stadio del Chelsea, è un’istituzione per tutti gli appassionati di calcio. Il ristorante “Gola”, fondato e gestito dal pugliese Aaron Rutigliano dal 2010, tra i suoi clienti ha calciatori star della Premier League e della serie A, allenatori, agenti che tessono le loro strategie future. I social del ristorante sono pieni di foto con Antonio Conte, Jorginho, Roberto Carlos, Didier Drogba, Alvaro Morata, Antonio Rüdiger, l’ex Napoli Koulibaly, i compianti Gianluca Vialli e Mino Raiola, solo per citarne alcuni. “Ma purtroppo è sempre più complicato fare questo lavoro”, spiega Rutigliano a Repubblica, “la realtà è che la Brexit sta uccidendo i ristoratori a Londra, perlomeno quelli non di lusso. Tra costi alle stelle e sempre meno personale disponibile. Tanti altri colleghi mi dicono le stesse cose, ma non si espongono. Almeno io ho il coraggio di dire come stanno le cose”.

Un’istituzione nella capitale britannica

Rutigliano vive e lavora nella capitale britannica da molti anni, e conosce bene le dinamiche del settore della ristorazione inglese: “Prima della Brexit, avevo sempre personale. Tanti ragazzi italiani, spagnoli, insomma europei, molto volenterosi, che volevano imparare l’inglese e che spesso avevano già esperienza da camerieri o cuochi nei loro Paesi di origine”.

Ora è cambiato tutto: “È molto difficile trovare lavoratori. Ce ne sono sempre di meno, e il governo britannico ha complicato tutto con le nuove durissime politiche sull’immigrazione”, che dal 4 aprile per alcune tipologie di permessi concederanno un visto ai lavoratori qualificati solo se il salario è di almeno circa 39mila sterline all’anno (un aumento di oltre 12mila sterline rispetto al regime attuale), più altre migliaia di sterline di spese a carico del datore di lavoro: “Oramai i camerieri, cuochi o lavapiatti sono pochissimi, si qualificano tutti come “manager””, ossia i supervisori del personale di un locale. “Oppure lavorano a chiamata, cambiando professione di giorno in giorno tramite alcune app, e mi chiedono 150 sterline nette a sera. Non solo: così devo trovarne sempre di nuovi, ogni volta”.

Impatto sulla qualità del servizio

E come si fa? Tutto questo non ha un impatto sulla qualità del servizio? “Certamente”, spiega Rutigliano, “perché sei costretto a ingaggiare persone con nessuna esperienza o che lavorano una sera al mese da Gola. Addirittura, in alcuni momenti, sono dovuto scendere a patti con influencer di Instagram, con un QR code sulla maglietta che rimandava al loro profilo: loro lavoravano come camerieri per una sera e in cambio si facevano selfie e video con vip e calciatori”.

Eppure un tempo qui si celebrava la Swinging London, il punk e poi la Cool Britannia. Oggi invece, 1.165 locali notturni hanno chiuso negli ultimi 3 anni nella capitale. Più della metà dei locali Lgbtq+ sono svaniti tra 2006 e 2022, come il “G-A-Y Late”. Il numero di pub si è dimezzato negli ultimi due decenni (da 5mila a 2.500). È tempesta perfetta: l’inflazione, la mancanza di giovani migranti europei a basso costo nella ristorazione post-Brexit e la crisi dei prezzi (una pinta di birra in centro a Londra costa anche 10 euro) stanno comprimendo gli orari. “Conosco colleghi ristoratori che, per problemi di personale, hanno dovuto tagliare le ore di apertura. Io ancora resisto”, promette Rutigliano, “ma è sempre più dura”.

Inoltre, la Brexit ha il suo impatto sull’inflazione, causa uscita dal mercato unico europeo e lo ha ammesso lo stesso governo britannico, e sui crescenti costi dell’import di prodotti italiani genuini: “Prendiamo l’olio d’oliva: se anni fa lo pagavo 12 euro ora è schizzato fino al 200% in più. Di questo passo, per tenere aperto il ristorante, sarò costretto a mettere una carbonara a 35 sterline”, circa 40 euro, “oppure, cosa che non farò mai, qualcun altro userebbe la panna invece del pecorino”.

Colpiti i locali per la classe media

“La realtà”, racconta Rutigliano, “è che oggi a Londra sembra possibile fare i ristoratori solo a Mayfair o altri quartieri esclusivi, dove un pranzo o una cena costa anche 200 sterline a testa. Mentre i locali per la classe media soffrono sempre di più”. Non a caso, negli ultimi mesi nella capitale britannica si è registrato un boom clamoroso di hotel di lusso. “Il governo dà la colpa al Covid e alla guerra in Ucraina, ma non ha il coraggio di dire che la Brexit è la causa principale di tutto questo. E Londra”, conclude il papà di Gola, “oggi è una città sempre più grigia. La vitalità degli anni scorsi, che portavano soprattutto gli europei, sta svanendo. È tutto molto triste”.

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