Il livello del mare aumenta: che cosa succederà nei prossimi 30 anni? | National Geographic

Il livello del mare aumenta: che cosa succederà nei prossimi 30 anni?

Si stima che il livello del mare aumenterà di 30 cm entro il 2050 indipendentemente da quanto saranno ridotte le emissioni di carbonio a livello globale. Quali sono le cause di questo fenomeno e cosa possiamo fare per adattarci?

da Christina Nunez,National Geographic Staff

pubblicato 26-02-2022

Climate change / sea-level rise in Kiribati

Nel Kiribati sempre più famiglie, soprattutto quelle dei nuovi arrivati nel Paese, sono costrette a vivere in aree marginali, dove il fenomeno delle inondazioni causate dall’alta marea è in aumento.

FOTOGRAFIA DI Kennedy Warne

Mentre l’umanità continua a riversare gas a effetto serra nell’atmosfera, gli oceani ne mitigano gli effetti. I mari del mondo hanno assorbito oltre il 90% del calore prodotto da tali gas, ma questo avviene a caro prezzo per gli oceani: il 2021 ha segnato un nuovo record per il riscaldamento delle loro acque.

L’innalzamento del livello del mare è uno degli effetti del cambiamento climatico. Il livello medio del mare è salito di oltre 20 cm dal 1880. Ogni anno, il livello del mare aumenta di circa 3,2 mm. Una ricerca pubblicata il 15 febbraio 2022 mostra che l’aumento del livello del mare sta accelerando e si prevede che raggiunga i 30 cm entro il 2050.

Questo significa che l’aumento che si prevede per i prossimi 30 anni corrisponde a quello registrato nell’ultimo secolo, secondo i più recenti dati tecnici della National Oceanic and Atmospheric Administration (Amministrazione nazionale per l’oceano e l’atmosfera, NOAA), che aggiornano le proiezioni del 2017 con stime che sono ad oggi le più precise a disposizione.

Rick Spinrad, amministratore di NOAA, ha definito questi rilevamenti “storici”, avvertendo che l’aumento previsto avverrà anche se le emissioni di carbonio venissero drasticamente ridotte. Negli Stati Uniti le popolazioni più vulnerabili a questo rischio vivono sulle coste orientali e del golfo, dove si prevede che nel 2050 le inondazioni raggiungeranno una frequenza dieci volte maggiore di quella odierna.

Il cambiamento nel livello del mare è correlato a tre fattori principali, tutti indotti dal cambiamento climatico in corso:

Espansione termica: Riscaldandosi, l’acqua si espande. Circa metà dell’aumento del livello del mare verificatosi negli ultimi 25 anni è attribuibile al riscaldamento degli oceani, che semplicemente occupano più spazio.

Scioglimento dei ghiacciai: Le grandi formazioni di ghiaccio come i ghiacciai montani si sciolgono naturalmente un po’ ogni estate. In inverno, la neve, formata principalmente dall’acqua marina evaporata, in genere è sufficiente a compensare quello scioglimento. Recentemente tuttavia, l’aumento delle temperature causato dal riscaldamento globale ha portato a uno scioglimento estivo superiore alla media, che si accompagna a minori nevicate, date dall’inizio tardivo dell’inverno e dall’arrivo anticipato della primavera. Questo crea uno squilibrio tra deflusso ed evaporazione oceanica, che porta il livello del mare a salire.

Perdita di massa delle calotte glaciali di Groenlandia e Antartide: Come accade per i ghiacciai di montagna, il riscaldamento globale provoca un più rapido scioglimento anche delle massicce calotte glaciali che ricoprono la Groenlandia e l’Antartide. Gli scienziati ritengono inoltre che l’acqua di disgelo da sopra e l’acqua marina da sotto stiano penetrando la copertura di ghiaccio della Groenlandia, “lubrificando” i flussi di ghiaccio e accelerandone così lo spostamento verso il mare. I fenomeni di scioglimento nell’Antartide occidentale hanno suscitato l’attenzione degli scienziati, soprattutto con la frattura nella piattaforma di ghiaccio Larsen C avvenuta nel 2017, ma anche i ghiacciai dell’Antartide orientale stanno mostrando segni di destabilizzazione.

Conseguenze

Quando i livelli del mare aumentano alla velocità mostrata negli ultimi anni, anche un piccolo aumento può avere effetti devastanti sugli habitat costieri verso l’entroterra: erosione distruttiva, allagamento di zone umide, contaminazione di falde acquifere e terreni agricoli da salsedine e perdita di habitat per pesci, uccelli e piante.

L’innalzamento del livello del mare sta coincidendo con uragani e tifoni più pericolosi, che si spostano più lentamente e rilasciano più pioggia, contribuendo a generare mareggiate più potenti che spazzano via tutto ciò che incontrano. Uno studio riporta che tra il 1963 e il 2012, quasi la metà di tutte le vittime degli uragani atlantici sono state causate dalle mareggiate.

Le inondazioni nelle zone di costa bassa stanno già costringendo le persone a migrare in aree più alte e altri milioni di persone sono vulnerabili al rischio di alluvioni e altri effetti del cambiamento climatico. La prospettiva dell’innalzamento delle acque costiere minaccia servizi di base come l’accesso a internet, in quanto gran parte delle infrastrutture per le comunicazioni si trova ad altezze che potrebbero essere sommerse.

Adattarsi alla minaccia

In conseguenza a questi rischi, molte città costiere stanno già pianificando misure di adattamento per affrontare le prospettive a lungo termine di un più alto livello dei mari, spesso con costi notevoli. Tra le misure già in fase di realizzazione ci sono la costruzione di dighe, una diversa progettazione delle strade e la piantagione di mangrovie o altra vegetazione che assorba l’acqua.

A Giacarta, un progetto da 40 miliardi di dollari (circa 35,4 miliardi di euro) prevede la costruzione di una diga alta quasi 25 metri a protezione della città. Rotterdam, dove ha sede il Global Center on Adaptation, ha offerto un modello ad altre città che cercano di combattere inondazioni e perdita di terre. La città olandese ha costruito barriere, sistemi di drenaggio ed elementi architettonici innovativi come ad esempio la “piazza d’acqua”, ovvero un bacino di stoccaggio delle acque.

Ovviamente, le comunità più esposte al pericolo dell’aumento del livello dei mari possono riuscire solo fino a un certo punto ad arginare la marea. Nelle isole Marshall, dove l’aumento del livello del mare sta ponendo una scelta obbligata tra trasferirsi e “creare” terreno, gli abitanti avranno bisogno dell’aiuto delle altre nazioni, se decideranno per la costosa seconda opzione.

Fino a quando durerà?

La maggior parte delle previsioni riportano che il riscaldamento del pianeta continuerà e probabilmente accelererà, portando gli oceani a continuare a salire. Questo significa che centinaia di città costiere affronteranno allagamenti e inondazioni. Ma prevedere quando avverrà l’innalzamento dei mari e che entità avrà rimane oggetto di ricerca.

Il più recente rapporto speciale del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico indica una stima di aumento del livello degli oceani tra i 26 e i 77 centimetri entro il 2100, con un aumento delle temperature di 1,5 °C. Numeri sufficienti a creare un grave impatto su molte delle città lungo la East Coast statunitense. Un’altra analisi basata su dati europei e della NASA prevede un aumento di 65 centimetri (che conferma la valutazione peggiore del suddetto rapporto) entro la fine di questo secolo, se l’attuale andamento dovesse continuare.

Se tutti i ghiacci che ad oggi esistono sulla terra sotto forma di ghiacciai e calotte polari si sciogliessero, il livello dei mari aumenterebbe di quasi 66 metri. Questo causerebbe la scomparsa di interi Stati e Paesi sotto le acque, dalla Florida al Bangladesh. Non è uno scenario che gli scienziati ritengono probabile, e in ogni caso richiederebbe diversi secoli, ma potrebbe a un certo punto verificarsi, se le popolazioni del mondo continuano a bruciare combustibili fossili in modo indiscriminato.

Nel frattempo i ricercatori continuano ad affinare i propri modelli di cambiamento del livello dei mari, sottolineando che la misura in cui i Paesi del mondo collaborano al fine di limitare il rilascio di gas a effetto serra può avere un impatto significativo sulla velocità e l’entità dell’innalzamento dei mari.

Molti pensano che riscaldamento globale e cambiamento climatico siano sinonimi, ma gli scienziati preferiscono usare “cambiamento climatico” per descrivere i complessi cambiamenti che stanno interessando i sistemi meteorologici e climatici del nostro pianeta.