Le nostre anime di notte. La Recensione di Pier - Contame Salta al contenuto

Le nostre anime di notte. La Recensione di Pier

“La frase. Addie: “Mi chiedevo se ti andrebbe qualche volta di venire a dormire da me.” Louis:  “Cosa? In che senso?” “Nel senso che siamo tutti e due soli. Ce ne stiamo per conto nostro da troppo tempo. Da anni. Io mi sento sola. Penso che anche tu lo sia. Mi chiedevo se ti andrebbe di venire a dormire da me, la notte. E parlare. Sto parlando di attraversare la notte insieme. Le notti sono la cosa peggiore, non trovi?”

Chi lo ha scritto. E’ l’ultimo scritto di Ken Haruf (1943-2014), pubblicato postumo nel 2015.

Di che parla Due settantenni, vedovi e soli, cominciano a passare le notti insieme, senza nascondersi agli occhi degli abitanti di Holt, la cittadina di fantasia del Colorado nella quale sono ambientate tutte le storie di Haruf. Ma la comunità non approva, la riprovazione collettiva e la condanna della relazione giungono all’orecchio del figlio di lei che mette la madre di fronte ad una scelta difficile e dolorosa.

Che ne penso. Scritto all’età dei protagonisti, Haruf parla con delicatezza e semplicità, di un tema più scabroso e molto più condannato di quanto si pensi: l’amore tra vecchi e per i vecchi. Ebbene si: anche se l’ardore della giovinezza può essere venuto meno, lo stare insieme nel letto nudi, l’affettività, la premura, la voglia di stringersi e di accarezzarsi, di raccontarsi le cose di una vita, il mettere in comune fragilità e bisogni, è davvero possibile, anzi è bello, dolce e romantico, anche a 70 anni e più. Non c’è un tempo definito per Amare. E la storia di Addie e di Louis coinvolge, accarezza il cuore: come ha scritto qualcuno: “è un libro lieve, sussurrato, come fanno gli amanti di notte.”

Mi è piaciuto molto il titolo, ma mi è venuta la voglia di cambiare il finale.

Da leggere (di notte). Pier, Aprile 2024

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