La recensione di Lady Bird | Cineforum

Greta Gerwig

Lady Bird

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Lady Bird è un film che richiede attenzione. Attenzione a non lasciarsi trarre in inganno dalla semplicità del genere, quello del coming of age, che può indurre a guardare con sufficienza il rispetto dei codici narrativi che gli sono propri; attenzione alle idiosincrasie che, evidentemente, scatena Greta Gerwig, colpevole di alimentare la spocchia di molti; attenzione, ancora, a mantenere uno sguardo critico di fronte a un film pluripremiato e forse, in parte, strumentalizzato da una candidatura all’Oscar alla regia che suona vagamente figlia dei tempi. Ma soprattutto, Lady Bird è un film che richiede attenzione perché è un film sull’attenzione.

Attenzione per chi si è, oltre che per chi si vorrebbe essere; attenzione per chi ci sta intorno oltre che per se stessi; attenzione ai modi oltre che alla sostanza, al percorso oltre che agli obiettivi, alla formazione oltre che alla destinazione.

C’è una scena, verso due terzi del film, in cui Lady Bird, la protagonista del film, che in realtà si chiama Christine ed è un'adolescente di Sacramento all'ultimo anno prima del college, sta seduta di fronte alla madre superiora a capo della scuola cattolica che frequenta; la macchina da presa inquadra le due donne sedute ai due lati di una scrivania, prima in campo e contro campo poi frontalmente, si ferma e sta su di loro. Nel saggio di presentazione per il college, la ragazza ha parlato di quella che sembra essere la causa di tutto il suo malessere: la città di Sacramento, prigione provinciale e inadeguata da cui non resta soluzione se non la fuga, verso la East Coast, naturalmente, verso New York. È uno scritto accurato, le fa notare la suora (una donna empatica e intelligente), il che presuppone amore, in qualche modo. «I guess I pay attention», le risponde Lady Bird quasi buttando via le parole che dice. Eppure è una rivelazione.

Divagando (senza nessuna legittimità linguistica). In italiano l’attenzione è qualcosa che si presta, che si concede a patto di averne qualcosa in cambio, come a dire che l’oggetto si deve meritare la considerazione del soggetto; in inglese invece l’attenzione è qualcosa che si paga, come a dire che il valore dell’oggetto si monetizza nel momento stesso in cui si considera un soggetto che lo interpreta come un bene con un valore “di mercato”.

In tutto il film, d’altra parte, il denaro e il valore di mercato che assume la vita di ogni persona a seconda della città dove vive, del lavoro che fa, della scuola che ha frequentato, della casa che abita, della famiglia cui appartiene, del college al quale andrà, assumono un ruolo fondamentale. Un ruolo che è economico e al contempo identitario, perché è quasi impossibile scindere le due dimensioni. Questo rappresenta la dialettica tra Sacramento e New York; qui si collocano l’ossessione della madre per il risparmio, la depressione del padre per aver perso il lavoro, la scuola cattolica scelta con sacrificio per evitare la pericolosità di quella pubblica e pure l’aspirazione a un buon college.

Attraverso il denaro passa il riscatto – identitario e per forza economico - agognato da Christine in cerca spasmodica di autodeterminazione, a cominciare proprio da quel nome, Lady Bird, rispetto al quale dice: «I give it to me, by me». Attraverso il denaro può realizzare il suo rifiuto e trovare chi è e vivere dove vuole. Per questo quando se ne rende conto, quando ha vinto la sua battaglia di adolescente passando all’età adulta nel modo in cui voleva, torna a farsi chiamare Christine e entra in una chiesa. Non certo perché abbia bisogna del conforto della fede ma perché ha bisogno di qualcosa, che in quella città sconosciuta dove tanto ha voluto essere, che in quella nuova vita che tanto ha aspettato, semplicemente “sounds familiar”, suoni familiare e le restituisca il valore di quello che ogni rifiuto restituisce: la propria identità ma anche le proprie radici.

È cosi che sceglie di debuttare alla regia Greta Gerwig, nascondendosi dentro al suo personaggio e alla sua storia; nascondendosi in senso autobiografico, ma anche nascondendosi come regista per lasciare la sua Lady Bird parlare, agire, essere. Con cura, misura, attenzione.

 

 

Lady Bird
USA, 2017, 94'
Titolo originale:
Lady Bird
Regia:
Greta Gerwig
Sceneggiatura:
Greta Gerwig
Fotografia:
Sam Levy
Montaggio:
Nick Houy
Musica:
Jon Brion
Cast:
Jake McDorman, Kathryn Newton, Laurie Metcalf, Lucas Hedges, Odeya Rush, Saoirse Ronan, Timothée Chalamet, Tracy Letts
Produzione:
Entertainment 360, IAC Films, Scott Rudin Productions
Distribuzione:
Universal Pictures

Christine “Lady Bird” McPherson (Saoirse Ronan) combatte, ma è esattamente come sua madre: selvaggia, profondamente supponente e determinata (Laurie Metcalf), un’infermiera che lavora instancabilmente per mantenere a galla la sua famiglia dopo che il padre di Lady Bird (Tracy Letts) perde il lavoro.

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