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lunedì, 22 Aprile , 2024
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Isabella, vita e grandezza della Regina di Napoli

Un tempo, cinque secoli fa, i matrimoni d’alto lignaggio portavano a intrecci politici calcolati tanto da cambiare la sorte di famiglie di guerre, strategie economiche destinati a incidere profondamente nei rapporti tra territori soggetti a diverse sfere di influenza. Ma occorre che i protagonisti avessero preparazione, intuizione, capacità diplomatica e anche pugno di ferro per tessere alleanze o cambiare le carte in tavola. Qualità e requisiti che erano sotto i riflettori di potenze e potentati se si trattava di una donna. Isabella del Balzo è tra queste e segnò pagine importanti del regno di Napoli. Il maestro Pietro Andrisani, un archivio vivente, sempre pronto a tirar fuori dalle regali librerie storie e personaggi del passato, descrive Isabella del Balzo, regina di Napoli, descrivendone -passo dopo passo- vita e storia. Tante le curiosità e i passaggi che ne fecero una sovrana riverita e ammirata, anche nei territori delle nostre province. Buona lettura e omaggio a Isabella sulle note di ”Donna Sabella”, che potete tranquillamente ascoltare o eseguire. Buona ”doppia”lettura sulle nobili Isabella…

Isabella del Balzo, Regina di Napoli
(24-6-1468 – 22-5-1533)

Isabella nasce il 24-6-1468, molto probabilmente nel castello di Minervino, e resterà l’unica sopravvissuta al parto trigemino come appare da un poema sincrono restando, de li tre, questa divina // dal Ciel serbata ad essere Regina //… Nascette questa nobile fantina // che tucti membri ben formati havea; // ma la boccuzza sua si piccolina // che popigno de zizza non capea: // donna nisuna fusse llà vicina // lactar per alcun modo la possea; // e spremere bisognava intro la boccha // lo lacte da le zizze, a gocta a gocta. Secondo tale poema, Isabella passa la sua fanciullezza in Puglia terra, come meglio vedremo, alla quale resterà sempre mol-to legata.

Il 16-8-1483 la quindicenne Isabella viene fidanzata al figlio primogenito del Re Ferrante percioche in Cancellaria per capitoli stipulati infin dalli 16. d’Agosto del 1483. si vede, che ella ancor fanciulla fù destinata per moglie à D. Francesco d’Aragona… in caso della succes-sione al paterno Principato d’Altamura si capitolò, che D. Francesco si dovesse cognominar d’Aragona del Balzo: e mancando egli avanti, che si consumasse il matrimonio, si dovesse co’ medesimi patti conchiudere con D. Pietro secondogenito d’Alfonso Duca di Calabria. Desiderò Rè Ferante, come quella scrittura dice, per la nobiltà della casa del Balzo, il ma-trimonio d’Isabella con D. Francesco; ma dopo un fidanzamento durato tre anni, il 26-10-1486 il Principe muore. L’anno seguente il Re Ferrante invia Diego Vela a Montescaglioso, dove si trovava Isabella, per chiederla in sposa per il suo terzogenito, il Principe Federico d’Aragona, mentre la Regina Giovanna le invia una gonna di panno d’oro di gran pregio, che era la veste del suo stesso matrimonio, mandandole a dire che aveva tenuto sempre ad core di donarla a colei che sarebbe stata la moglie di don Fedrico. Poco dopo il Principe Federico, seguito da numerosi Signori del Regno, parte per Andria dove incontra la promessa sposa: il 28-11-1487 l’Arcivescovo di Trani celebra il matrimonio in forma solenne mentre un sontuo-so banchetto viene offerto nel palazzo di Isabella. Alla nascita del primogenito, Ferrando, seguiranno quelle di Isabella e di Giulia; ma mentre il marito si stabilirà prevalentemente a Napoli, Isabella stabilirà la propria residenza ad Andria dove riceverà nel 1490 la visita del suocero, il Re Ferrante, e del cognato, il crudele Alfonso Duca di Calabria.

Ma la breve calma di cui gode il Regno verrà presto sconvolta dall’arrivo minaccioso dei Francesi guidati dal Re Carlo VIII.
Alla morte del Re Ferrante (25-1-1494) salirà al trono il Re Alfonso II che, impegnato nel-la guerra contro i Francesi, partirà per combatterli in Romagna mentre il Principe Federico partirà per Genova al comando di 43 galee. Nel gennaio del 1495 il Re Alfonso II abdica in favore del figlio Ferdinando II –detto Ferrandino– il quale, nonostante promulgasse l’amnistia generale, non riuscirà ad opporsi all’avanzare dei Francesi che prenderanno Capua. Ritornato a Napoli, Ferrandino cerca di organizzare una difesa; ma il partito Angioino lo costringe a scappare, in compagnia dello zio, il Principe Federico, ed a rifugiarsi prima nel castel dell’Ovo e poi ad Ischia.

Isabella riceve allora dal marito l’ordine di lasciare il castello di Andria e di rifugiarsi in quello di Bari; ma i vassalli della Duchessa si oppongono dicendo: Sappi, Madamma, siam deliberati // viver, morir con vostra Signoria; // pregamo tucti: con noi cqui restati, // che niuno mai ve abandonaria! // Morir volem con voi, e non andati. Ciononostante l’ordine del marito non si poteva ignorare; Isabella parte il 24-2-1495 alla volta di Bari accompagnata da un piccolo seguito del quale fanno parte la sorella naturale Medea, il medico Antonio de Elea-zar di Trani, l’umanista Crisostomo Colonna precettore del figlio Ferrando e vari servi e fami-liari oltre ad un nutrito gruppo di abitanti di Andria che le volevano fare da scorta. A sei mi-glia da Andria, Isabella si ferma nella Chiesa di San Giovanni per assistere al matrimonio 2 della sua damigella d’onore Maria Orsini; quindi, ripreso il cammino, giunge nel suo feudo di Bisceglie dove rimane due giorni per ripartirne di notte via mare. Arrivata a Bari, vi rimane due mesi; ma poco dopo il castello fu costretto alla resa ed allora Isabella parte alla volta di Brindisi dove viene accolta da Cesare d’Aragona.

In Terra d’Otranto l’arrivo di Isabella aiuta la causa degli Aragonesi: Otranto innalza la bandiera d’Aragona mentre la flotta Veneziana giunge in aiuto di Brindisi mettendosi agli ordini di Isabella che la invia poco dopo all’aiuto di Monopoli. Cesare d’Aragona attacca in-vece Mesagne e Lecce che erano in mano ai Francesi ed il Principe Federico, al comando di tre galee e di un galeone, fa vela per la Terra d’Otranto fermandosi a Gallipoli; e finalmente il 9 giugno Isabella può riabbracciare di nuovo il marito, dopo circa tre anni di separazione. Dopo due giorni il Principe riparte facendo innalzare le bandiere Aragonesi a San Cataldo, Lecce e Nardò per arrivare, nell’ottobre successivo, a Napoli che aveva accolto trionfalmente, il 7 luglio, il Re Ferrandino.

Riconquistata una parte delle Puglie, Isabella lascia Otranto con una piccola corte per giungere a Lecce dove viene accolta trionfalmente al grido di Principe! Ferro! Fedrico! Fer-rando! // Marchese et Isabella. A Lecce Isabella resta per più di un anno godendo di un peri-odo di riposo e di calma. Nell’ottobre del 1496 la Duchessa d’Andria parte da Lecce per visi-tare i suoi feudi ed a Carpignano la raggiungerà la notizia che il giovane Re Ferrandino era morto e che il Principe Federico, suo marito, era stato istituito quale erede universale e pro-clamato Re di Napoli. Ritornata di nuovo a Lecce, Isabella vi riceve la visita del Conte e della Contessa di Alessano, Giovan Francesco e Margherita del Balzo sua cugina, della Contessa di Castro, Antonia Colonna moglie di Raimondo del Balzo suo cugino, e di altri Signori. Isabella resta a Lecce fino all’11-5-1497 quando viene raggiunta da Galeotto e Vittoria Carafa che la invitavano, in nome del Re, a partire per Barletta dove sarebbe stata raggiunta dal marito per essere da questi incoronata. Lungo tutto il percorso, Isabella ricevette l’omaggio dei vari Si-gnori: a Campi, Belisario Maremonte; a Gioia, il Marchese Andrea Matteo Acquaviva; ad Oria, il giovane Francesco figlio di Raimondo del Balzo Conte di Castro e di Ugento; a Grot-taglie, il Vescovo di Gallipoli; ad Acquaviva, il viceré ed il Priore di Bari; a Bisceglie, Pietro Marcello governatore Veneziano di Trani e molti altri. Ci piace a questo punto soffermarci sul ritorno che Isabella fece ad Andria, città dalla quale era partita con grande tristezza due anni prima, perché vi dovette giungere piena di commozione e di gratitudine per quella folla fe-stante che chi il pede, chi la mano li basava man mano che la Regina avanzava verso il Duo-mo. Dopo due giorni Isabella riparte per raggiungere l’11-6-1497 Barletta dove resta 4 mesi senza che il Re possa raggiungerla in quanto impegnato a Napoli a consolidare il suo potere. Il 23 settembre Isabella lascia Barletta per raggiungere Napoli nella speranza di incontrare il Re; ma questi il 2 ottobre era dovuto partire per combattere contro il Principe di Salerno, Antonel-lo Sanseverino. Fermatasi allora per qualche giorno ad Acerra, il 15 ottobre la Regina parte alla volta di Napoli abbigliata in veste triumphale cavalcando una mula ed entrando trionfal-mente in città il giorno seguente.

La sua prima visita, accompagnata da numerose dame, fu per le due Regine vedove: Gio-vanna d’Aragona, sorella del Cattolico e moglie del Re Ferrante, e la giovane Giovanna d’Aragona, nipote del Cattolico e moglie del Re Ferrandino. Quindi cominciarono le visite delle gentildonne Napoletane che come formiche, facea la filarella… e se ‘n tornava tucte inamorate; tra queste vi sarà anche la sorella Antonia, con i figli Dorotea e Federico Gonzaga, accompagnata dal loro cugino Guglielmo, 3° Conte di Noja. Intanto il Re riusciva a sconfig-gere i partigiani del Principe di Salerno conquistando le terre di Sanseverino, San Giorgio, Salerno e Sala e ponendo l’assedio a Diano dove si trovava lo stesso Principe in persona che il 17 dicembre viene costretto alla resa.
E finalmente il Re poté fare ritorno a Napoli, dove arrivò il 16-2-1498, e rivedere la mo-glie. Rappacificato il Regno, Federico ed Isabella potettero godere di qualche anno di pace e 3
di tranquillità fino al momento in cui il Re, abbandonato anche dalla Nobiltà Napoletana e dopo una tregua firmata il 25-7-1501 con la Francia, il 6 settembre fu astretto abandonare il regno, &… con Isabella sua moglie figliuola di Pirro del Balzo principe d’Altamura, & ultimo Duca d’Andri ando per sei mesi in Ischia, & indi con la Moglie, & figliuoli ando in Frãcia, dove rinunciò formalmente ai propri diritti sul Regno di Napoli, morendo il 9-11-1504 a Tours senza potere più rivedere la moglie.

Ed infatti il 2-12-1501 troviamo la Serenissima d.na ysabella de bautio Regina Siciliae ad Ischia dove, per atto del notaio Baldassarre Melluso, rinuncia in favore di Berlingero Carafa a tutti i diritti che vanta, per eredità paterna, materna e fraterna, sulla terra di Tolve in Basilica-ta. Mentre il Re andava in esilio in Francia, da parte sua Isabella, insieme al figlio Cesare ed alle figlie Isabella e Giulia, accetta l’ospitalità della sorella Antonia a Sabbioneta; quindi il 29-5-1508 andrà a Ferrara ove mosso a compassione il Duca [Alfonso d’Este] la trattenne, ed assegnolle mantenimento ed albergo nel palazzo che di presente è di ragione de’ Sigg. March. Gavassini.

Sarà proprio in quegli anni che Isabella, per necessità, venderà diversi manoscritti apparte-nenti alla biblioteca aragonese al Re di Francia Luigi XII ed al Cardinale Georges d’Amboise manoscritti che sono tuttora conservati nella Biblioteca Nazionale a Parigi.

Il 22-5-1533, conclusa la sua dolorosa esistenza terrena, venne sepellita con magnificentis-sima pompa Isabella Regina di Napoli, già moglie di Federico, [nella Chiesa di Santa Cateri-na Martire] dove fù accompagnata da tutti i Principi Estensi, con altri gran Signori, insieme con la Nobiltà, e popolo di Ferrara. Sulla sua tomba venne posto il seguente epitaffio: D.O.M. Isabellae Reginae innocentis. q’; Federici Aragon. Neapolis, Siciliaeq’; Régis relic-tae, quae hoc in sacro divae Catherinae Mart. Cenobio Ferrariae annum agens LXV, vivens volensq; se tumulari iussit, funus hic est conditum. An. Sal. M D XXXIII. die XXII. Maij. Di lei un autore scrisse: quanti omini conoscete voi al mondo che avessero tollerato gli acerbi colpi di fortuna come ha fatto la regina Isabella di Napoli? la quale dopo la perdita del regno, la morte del re marito ed i due figli, e la prigionia del Duca di Calabria erede al trono, pur anco si dimostra regina al punto di rifiutare di obbedire al Re di Spagna, Ferdinando V il Cattolico nuovo Re di Napoli, che le intimava di abbandonare il suo titolo di Regina?

Nel 1534 le figlie Isabella e Giulia raggiunsero a Granata il fratello Alfonso d’Aragona, Duca di Calabria e marito della sterile Germana di Foix; quindi, condotto praticamente pri-gioniero a Valenza dove fondò il monastero di San Sebastiano, Alfonso d’Aragona concluse la sua vita.

Tratto da: Antonello del Balzo di Presenzano, A l’asar Bautezar! I del Balzo ed il loro tempo, Napoli 2003, Arte Tipografica.

E ISABELLA DEL BALZO

Madrina di Ferrandina

DONNA SABELLA
(lamiento)

Nun me chiamate cchiù Donna Sabella
Chiammateme Sabella sbentorata
Patrona ‘i era ‘e trentatrè castella
La Puglia bella e la Basilicata

Durante i secoli XIX e XX questo canto è stato oggetto di discusse indagini da parte di eccellenti studiosi della materia i quali, malgrado i loro sforzi intellettuali non sono riusciti ad identificare con convinzione l’identità della Sabella sbentorata. Vittorio Imbriani la riconosce in Isabella d’Aragona (Napoli, 1470-Bari, 1524), moglie di Galeazzo Sforza e madre di Bona (1493-1553), regina di Polonia e Signora di Bari; Alessandro D’Ancona e Benedetto Croce la ravvisano in Isabella di Lorena, moglie di Renato d’Angiò, lasciata a Napoli (1442) dal marito in ostaggio di Alfonso I d’Aragona; Ulisse Prota Giurleo in Isabella Villamarina, figlia di Bernardo, conte di Capaccio la quale finì i suoi giorni afflitta per non aver potuto dare un erede a suo marito, Ferrante Sanseverino, principe di Salerno, morto esule in Francia (Avignone, 1568).

Poiché gli stilemi della melodia e dei quattro endecasillabi superstiti del lamentoso canto sono più vicini al lessicale dei primi decenni del XVI secolo sarebbe logico identificare la sbentorata patrona nella regina Isabella del Balzo, figlia di Pirro e consorte di re Federico IV d’Aragona. Isabella del Balzo fu regina di Napoli, principessa di Altamura, duchessa di Andria e di Venosa, contessa di Montescaglioso, di Copertino, signora [e Madre] di Ferrandina, titolare di tantissimi feudi in Puglia e Basilicata, quindi di trentatrè castella di queste regioni. Proprietà che non possiedono in Puglia e in Basilicata Isabella di Lorena, Isabelle Villamarina, né Isabella Sforza d’Aragona.

Dopo la perdita del Regno la crudele separazione dai figli Ferrandino, duca di Calabria, dell’Infante Alfonso e la morte (settembre 1504) del consorte esule in Francia, ella finì in miseria, costretta a svendere al nemico Luigi XII e al cardinale Giorgio I d’Amboise, cospicui documenti di Stato (Molti di quei codici aragonesi oggi sono custoditi nella Biblioteca Nazionale di Parigi). Ella finì i suoi giorni a Ferrara, ospite di quei duchi.

Isabella del Balzo nasce a Minervino Murge, il 24 giugno del 1468, da Pirro, 5° conte di Montescaglioso, 1° principe di Altamura e da Maria Donata del Balzo Orsini, duchessa di Venosa.
Fu l’unica sopravvissuta ad un parto trigemellare.

La chiamarono Isabella, nome della regina, consorte di Ferrante d’Aragona scomparsa tre anni prima (30 marzo). La regina Isabella era sorella di sua nonna paterna, Sancia di Chiaromonte, moglie di Francesco del Balzo, 4° duca di Andria e 5° conte di Montescaglioso.
Fu sorella minore di Isotta, Antonia e Federico, conte di Acerra
Isotta aveva sposato il Gran Siniscalco Pietro Guevara, marchese del Vasto; Antonia Gian Francesco Gonzaga, signore di Sabbioneta; Federico, conte di Acerra, (‘77) Costanza d’Avalos.
Le sventure cominciarono a colpirla appena nata: la bimba Isabella trovò difficoltà a nutrirsi poiché essa aveva la boccuzza troppo piccola mentre i capezzoli della madre erano assai grandi. Suo padre, Pirro del Balzo, dovette mobilitare alcune persone di fiducia per cercare una nutrice atta ad alimentarla.

Presagi di malasorte

Nascette questa nobile fantina
Che tutti membri ben formati havea
Ma la boccuzza sua sì piccolina
Che popigno de zizza nollone capea.
Donna nissuna fusse ‘lla vicina
Lactar per alcun modo la possea
Et spremere bisognava intro la bocca
Lo lacte da le zizze a gotta a gotta.
(R. Pacienza, Balizino, L.I°, 233-240)

Le sventure si acuirono nel 1483 con morte Federico, suo amatissimo fratello.
Nel medesimo anno la quindicenne Isabella viene promessa sposa al principe Francesco d’Aragona, terzogenito di re Ferdinando. Francesco, allora, soggiornava in Ungheria, presso suo cognato, Mattia Corvino.

Il matrimonio non avvenne perché il 26 ottobre del 1486, poco dopo il suo ritorno a Napoli, il principe morì. Aveva 25 anni.
L’anno prima era morta sua madre, Maria Donata del Balzo Orsini, duchessa di Venosa.
Il 4 luglio dell’87, suo padre, unitamente a suo zio Anghilberto e suo cugino Giampaolo, per aver partecipato alla nota congiura dei baroni, vengono incatenati e rinchiusi nelle carceri di Castel Nuovo. Qualche anno dopo, la notte di Natale, saranno strangolati e gettati in mare.
Nel novembre del medesimo anno Isabella, si trovava a Montepeloso quando ebbe la visita di don Diego Vela che per conto di re Ferdinando, le chiedeva la mano per suo figlio Federico, vedovo di Anna di Savoia.
Il matrimonio venne celebrato ad Andria il 28 novembre dello stesso anno.
Nove mesi dopo nacque Ferrandino, cui seguirono Giulia (‘92) Isabella (‘96), Alfonso (‘99) e Cesare (1501)

Dopo una brevissima luna di miele Federico torna a Napoli per difenderla dal ribelle Antonello Sanseverino e, successivamente, dall’arrivo minaccioso dei Francesi, guidati da Carlo VIII. Per motivi di sicurezza, Isabella peregrinerà per vari castelli di Puglia; vedrà suo marito due volte: nel ’91 e nel ’95, nella Salento; poté ritornare a Napoli solo dopo dieci anni, il ottobre 1497. Ma a Napoli non trova Federico perché impegnato a fronteggiare, nel salernitano, l’esercito di Antonello Sanseverino.
Il 16 febbraio del 1498, finalmente re Federico poté fare ritorno a Napoli e rivedere la moglie e i figlioli Ferrandino, Giulia e Isabella.

Seguirono due anni di relativa pace, il tempo per poter mettere al mondo altri due figli: Alfonso (‘99) e Cesare (1501).
Intanto il cugino di Federico, Ferdinando il Cattolico e il Cristianissimo Luigi XII, con l’avallo di papa Alessandro VI, l’11 novembre del 1501, a Granada, firmano, in segreto, un patto per prendersi il Regno di Napoli e spartirseli. Al primo andrebbe Puglia, Lucania e Calabria: al Francese la Campania e l’Abruzzo.
Dopo la perdita del Regno la crudele separazione dai figli (Ferrandino, duca di Calabria e l’Infante Alfonso) e la morte (settembre 1504) del consorte esule in Francia, ella finì in miseria, costretta a svendere al nemico Luigi XII e al cardinale Giorgio I d’Amboise, cospicui documenti di Stato (Molti di quei codici aragonesi oggi sono custoditi nella Biblioteca Nazionale di Parigi). Dopo la morte di Federico ella tornò in Italia. Venne ospitata prima a Sabbioneta, da sua sorella Antonia, poi a Ferrara, da suo nipote Alfonso d’Este, vedovo Lucrezia Borgia. Ad Isabella e figli il duca Alfonso assegnò un mantenimento albergandola nel palazzo del marchese Gavassini.

Il 22-5-1533, in quella dimora, Isabella, l’ultima delle tre regine dei Del Balzo di Montescaglioso, concluderà la sua dolorosa esistenza terrena.
Con la regina Isabella ha termine il ramo più importante per ricchezze e prestigio politico della famiglia del Balzo del regno di Napoli.
Questa casata ha inizio nel 1308, quando Beltrando sposa Beatrice d’Angiò, tredicesima figlia di Carlo il Zoppo e viene in possesso della contea di Montescaglioso. “uxor comitis – Novelli”

Se Carlo Primo amava de bon core
Questo Bertrando, molto più lo amava
Carlo Secundo, e a demostrarli amore
E farlo gran mäistro ognor pensava;
e benché fusse in Franza gran signore,
de conservarselo appresso desiava,
fecel conte de Andri e Montescaglioso,
gran iusticier del Regno valoroso.
(Rogieri de Pacienza, Balzino, lib.1,vv 45-52)

Dopo la morte di Isabella del Balzo si disse che il susseguirsi della sua vita di disgrazie personali e familiari aveva determinato l’attribuzione a lei, come anche al marito Federico d’Aragona, una sorta di primato nelle sventure.
Baldassar Castiglione, (1478-1529) ne Il Cortegiano (1524) scriveva di lei: […] quanti omini conoscete voi al mondo, che avessero tollerato gli acerbi colpi della fortuna così moderatamente, come ha fatto Isabella di Napoli? La quale, dopo la perdita del regno lo esilio e morte del re Federico suo marito e di duo figlioli e la pregionia del Duca di Calabria suo primogenito, pur ancor si dimostra esser regina e di tal modo supporta i calamitosi incomodi della misera povertà, che ad ognuno fa fede che, ancor che ella abbia mutato fortuna, non ha mutato condizione di regina.

Gaetano CAPORALE (Memorie storiche diplomatiche della città di Acerra pg.396), riferendosi all’ingordigia di Ferrante d’Aragona, unitamente a suo figlio Alfonso che con l’inganno (promettendo loro l’indulto) convince i congiurati a costituirsi per poi strangolarli e confiscando le loro proprietà, accusa Isabella che sposando Federico, beneficia delle proprietà di famiglia a svantaggio delle sorelle maggiori, Isotta e Antonia.

Antonia Del Balzo

Si sostenne che la maledizione dei baroni della nota Congiura aveva colpito la casa d’Aragona aggravandosi sul capo di Isabella e Federico, ultimi regnanti della stirpe e della dominazione dei monarchi di quella Casa. Maledizione espressa con veritiera immagine nella tragedia di Leonardo Antonio Forleo in

“FERRANTE D’ARAGONA”
atto V°, scena II^
quando Francesco Coppola, conte di Sarno, arrestato a tradimento e carico di catene, presentato a re Ferrante, recita il seguente vaticinio mentre il boia aragonese sta per sgozzarlo, squartarlo e gettarlo nel mare di Megàride.

Questa che credi
Edificar col fallo casa eterna
A un soffio crollerà. Veder già parmi
Il passeggiero errar sulle ruine
Della casa di Sarno e dir: qui stette
Grande e fiorente; E poi, guatar tua reggia
Vuota, solinga, abbandonata e dire:
Qui fu la casa d’Aragona.

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