Le scelte della Principessa Iolanda Margherita di Savoia – Vanilla Magazine

Le scelte della Principessa Iolanda Margherita di Savoia

Vittorio Emanuele III ed Elena del Montenegro si sposarono nel 1896, ma passarono 5 lunghi anni di non poche preoccupazioni prima della nascita della prima figlia Iolanda, una nascita che avrebbe potuto cambiare la storia. Iolanda Margherita nacque a Roma il 1° giugno del 1901, la gioia in Italia fu enorme, anche se non era arrivato l’auspicato erede maschio la temuta sterilità era scongiurata. I genitori furono comunque felici, un po’ meno la nonna, ex Regina Margherita.

Iolanda Margherita di Savoia in una fotografia d’epoca

Vittorio Emanuele ed Elena non amavano lo sfarzo e Iolanda, come i suoi fratelli, vennero educati alla semplicità, avversata dalla nonna che avrebbe preferito un’educazione più consona a delle principesse Europee, ma la Regina Elena, cresciuta in una corte spartana, voleva che le figlie crescessero senza troppi vizi in una famiglia unita. Il matrimonio dei sovrani non era stato imposto, anche se sicuramente pilotato, ed era riuscitissimo.

Anda, com’era chiamata in famiglia, era molto sportiva, l’equitazione era la sua passione (insieme alla caccia), era una bellissima ragazza, molto somigliante alla mamma e a Umberto e Maria Francesca, ma a differenza della sorella minore era alta, elegante e imponente, veniva giudicata una delle più belle principesse dell’epoca. Puccini le dedicò il suo “Inno a Roma”.

La sua passione per l’equitazione la portò spesso in Inghilterra per i concorsi ippici e per la caccia, e nel 1922 ebbe l’occasione di conoscere il Principe di Galles Edoardo. I due non erano minimamente interessati l’uno all’altra ma un tale matrimonio faceva gola alla ex Regina Margherita, che si mise in moto per tastare il terreno con la famiglia reale britannica. Giorgio V era favorevole e venne organizzato un incontro fra i due a Roma durante una visita di Edoardo.

E’ impressionante come sarebbe potuta cambiare la storia europea se si fosse combinato il matrimonio. Dal punto di vista dinastico Iolanda ed Edoardo, entrambi giovani, avrebbero probabilmente avuto figli, quindi non ci sarebbe stata l’abdicazione di Edoardo stesso, il regno di Giorgio VI e quindi la regina Elisabetta, ma dal punto di vista politico lo scenario sarebbe potuto essere completamente diverso. Un re tendenzialmente favorevole al fascismo e al nazismo dei primi tempi, sposato con una regina di un paese fascista, la Gran Bretagna forse vicina all’Italia e alla Germania. Gli scenari sono imprevedibili, ma forse la Seconda Guerra Mondiale non sarebbe stata possibile.

La principessa Iolanda (con il cappellino bianco) visita i puledri, nel concorso ippico di Roma, maggio 1922

Ma alla fine non andò così. Iolanda non incontrò Edoardo a Roma, si fece passare per malata (forse opportunamente malata) dato che non aveva la minima intenzione di sposarlo né la minima ambizione di diventare regina. Durante le sue visite in Inghilterra nel 1921 aveva conosciuto il Conte Giorgio Calvi di Bergolo e i due si erano innamorati.

Vittorio Emanuele ed Elena erano favorevoli al matrimonio, come lo era la mamma di Elena, Milena del Montenegro, non lo erano affatto invece l’ex regina Margherita che voleva per la nipote un matrimonio reale e neppure Mussolini, che avrebbe gradito un’unione con i reali britannici.

Vittorio Emanuele ritratto con la moglie Elena e i figli Iolanda, Mafalda, Umberto e Giovanna nel 1908

Giorgio Calvi veniva da una famiglia della nobiltà piemontese ed era nato ad Atene, dove il padre era diplomatico, il 15 marzo 1887. Ufficiale pluridecorato nella prima guerra mondiale, dopo il conflitto divenne istruttore di equitazione dei Dragoni nella Scuola Regia. Iolanda e Giorgio si fidanzarono il 5 febbraio 1923 e si sposarono il 9 aprile nella cappella Paolina del Quirinale.

Il matrimonio della principessa con un semplice Conte, Capitano di Cavalleria (più vecchio della sposa di 14 anni) fece scalpore, ma Iolanda era felice così, rinunciò alle prerogative reali e al diritto di successione per i figli. Vittorio Emanuele conferì però a Giorgio il Collare dell’Annunziata che lo rendeva “Cugino del Re”. Iolanda e Giorgio si stabilirono a Pinerolo a Villa Gonella e poi a Torino in Corso Moncalieri, seguendo le inclinazioni di lui.

Giorgio Carlo Calvi di Bergolo nel 1930

Già nel 1924 nacque la prima figlia Maria Ludovica, seguita nel 1925 da Giorgio che morì però a pochi mesi, poi nacquero nel 1927 Vittoria, nel 1930 Guja e nel 1933 Pierfrancesco. Nel 1938 Giorgio fu nominato capo della Cavalleria indigena in Libia, e tutta la famiglia si trasferì a Tripoli. Nel 1940 Giorgio fu promosso Generale e nel 1941 divenne capo di Stato Maggiore di Collegamento con tedeschi, data la perfetta conoscenza della lingua, ed ebbe un ottimo rapporto con Erwin Rommel, la “Volpe del Deserto”.

Nel febbraio del 1943 la famiglia ritornò in Italia e Calvi assunse il comando della divisione corazzata Centauro nei Balcani, mentre Iolanda restò a Pinerolo con i figli. Giorgio rientrò in Italia nell’aprile 1943, dopo la caduta del fascismo era a Bagni di Tivoli al comando della Divisione Centauro II che aveva conglobato la divisione “M” della Milizia, e gli fu chiesto ripetutamente se i suoi uomini sarebbero stati disposti a combattere contro i tedeschi.

La famiglia reale, da sx dietro Mafalda, La regina Elena, Umberto, Iolanda e Giovanna, davanti Vittorio Emanuele con Maria Francesca

Dopo averli interpellati la risposta rimase sempre negativa, e il 7 settembre venne sostituito. Dopo l’armistizio Iolanda si era rifugiata in Svizzera con i figli, il re voleva Giorgio a Brindisi ma lui volle restare a Roma. Il comandante tedesco Kesselring aveva fissato l’ultimatum per la resa incondizionata delle truppe italiane per il 10 settembre, nessuno si prendeva la responsabilità di firmarla e allora Calvi contattò Kesselring e firmò, salvando Roma da peggiori conseguenze, e l’11 venne nominato Capo di Roma Città Aperta dal Ministero della Guerra.

La principessa Iolanda alla fiera “Pro Croce Rossa”

I tedeschi non avevano intenzione di convalidare lo status di Città Aperta, non lo avevano mai accettato come non lo avevano accettato gli alleati, e dal 12 la città fu sottoposta a tutti gli effetti alle leggi di guerra tedesca e Calvi fece di tutto per mitigare le pretese tedesche.

La Gestapo sperava di riuscire a mettere le mani su qualche membro di casa Savoia e Calvi era l’unico presente a Roma a rappresentarla. Lo stesso Tenente colonnello delle SS ed ex capo della Gestapo Eugen Dollmann, sostenne che se non ci fosse stato Calvi la città sarebbe stata saccheggiata, riconoscendogli il merito di averla salvata. Il 22 settembre arrivò a Roma Mafalda di Savoia e Calvi cercò di contattarla per metterla in guardia.

Iolanda con la primogenita Maria Ludovica

Nelle sue memorie la figlia Vittoria raccontò che il padre aveva chiamato Villa Polissena, ma Mafalda dormiva e la cameriera rifiutò di passarle la telefonata. Mezz’ora dopo invece le passò la telefonata dell’ambasciata tedesca che la informava di un appuntamento telefonico con il marito Filippo. Mafalda non richiamò il cognato Giorgio e corse in Ambasciata. Come noto non tornò mai più.

Il 23 settembre a Calvi venne chiesto di aderire alla RSI, Calvi rifiutò, fu arrestato e portato a Hirschegg in Austria, non era detenuto in un campo ma in un albergo con altri prigionieri speciali, come qui saranno detenute anche le Duchesse d’Aosta con i figli. Dopo 2 mesi, grazie all’intercessione di Rommel, Calvi fu trasferito in Italia e tenuto come ostaggio a Casale Monferrato, e solo nel novembre 1944 riuscì a scappare e a raggiungere la Svizzera dove si riunì alla famiglia. Iolanda in Svizzera aveva ritrovato Anna Maria Valagussa, figlia del dott. Francesco, medico di corte, che aveva conosciuto fin da bambina e che si era anche lei stabilita in Svizzera dal 1943.

Iolanda con i figli

Anna Maria le dava le notizie che le arrivavano dall’Italia, e le risposte di Iolanda sono state conservate nel carteggio della famiglia Valagussa. Molto toccante quella datata 3 dicembre, ma senza anno, e poteva essere il 1943 con la notizia dell’internamento in campo di concentramento o del 1944 con sospetti che fosse morta.

La famiglia rientrò in Italia nel 1945, ma il 9 maggio 1946 Giorgio volle seguire il Re Vittorio Emanuele III dopo l’abdicazione verso l’esilio ad Alessandria d’Egitto. Iolanda e i figli lo raggiunsero il 13 giugno dopo l’esito del referendum del 2 Giugno che fece scegliere gli italiani fra Monarchia e Repubblica.

Rientrarono in Italia nel 1955 e dopo un periodo in Piemonte si stabilirono a Roma nella villa della tenuta di Capocotta, a quel tempo ancora proprietà degli eredi Savoia e oggi parte della tenuta presidenziale di Castelporziano, continuando la loro vita tranquilla, fuori dalle scene.

Giorgio morì il 25 febbraio 1977, Iolanda il 16 ottobre 1986, ed entrambi sono sepolti nel Cimitero Monumentale di Torino, nella tomba della famiglia Calvi di Bergolo.


Pubblicato

in

da