7.0
- Band: EXHUMATION
- Durata: 00:38:04
- Disponibile dal: 26/04/2024
- Etichetta:
- Pulverised Records
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Leggendo il nome Exhumation, forse qualche ascoltatore non più di primissimo pelo penserà alla melodic death metal band ellenica degli anni Novanta, dalle cui ceneri sorsero i Nightrage. Questi Exhumation sono però una formazione death metal indonesiana attiva già da una dozzina d’anni abbondante, la cui discografia sta iniziando a farsi corposa (due split e quattro album, compreso questo nuovo “Master’s Personae”).
Il gruppo ha iniziato a farsi notare con il secondo full-length “Opus Death” (2014), ovvero quando quel revival old school di cui tutt’oggi si continua a parlare nel mondo underground è definitivamente sbocciato: da lì non si può dire che il duo abbia bruciato le tappe, visto che sono sempre trascorsi diversi anni fra un’uscita e l’altra, ma di certo la sua evoluzione è stata costante, oltre che ben supportata dai veri cultori del genere.
In principio, la band era soprattutto devota a quel sound pionieristico di marca Necrovore e primissimi Morbid Angel; con il passare del tempo, hanno però iniziato a farsi largo altre influenze, a partire da una vaga componente etnica/orientale – che chiaramente rimanda alle origini dei musicisti – per arrivare a delle sfumature di metal classico. Proseguendo per questa traiettoria, il nuovo lavoro cerca talvolta di sfidare i confini del convenzionale, optando per un sound ulteriormente aperto alle contaminazioni, al cui interno vi è meno enfasi su arie cupe e claustrofobiche e più spazio per una certa duttilità in chiave ritmica, con tempi un pochino più ragionati chiamati spesso a rimpiazzare le sfuriate parossistiche di una volta. C’è in effetti molto ‘metal’, nel senso tradizionale del termine, all’interno di “Master’s Personae”: tante cavalcate in doppia cassa, un buon numero di assoli anche ben curati, una manciata di riff prettamente anni Ottanta, persino qualche coro pulito. Niente di particolarmente stravolgente, anche perché la base resta un death metal rapido e tagliente, ma questo approccio complessivamente più ordinato – vedi anche un paio di episodi strumentali in cui appunto emerge quel succitato mood esotico – rende la tracklist maggiormente digeribile.
Non ci sono singoli, ma ci imbattiamo in tracce che nel loro insieme paiono completare un quadro unitario, componendo un proprio discorso su una dimensione emotiva ed esteriore tutto sommato coerente. Vengono alla mente gruppi come Ensnared o certi Obliteration, filtrati appunto attraverso un orientamento più classicheggiante, eroico a tratti, ma mai pretenzioso o posticcio.
Complici un bell’artwork e una resa sonora vintage senz’altro azzeccata per questo tipo di proposta, “Master’s Personae” si rivela insomma una buona prova, capace talvolta di collocarsi in un territorio di confine ancora poco esplorato. Ci auguriamo ora che pezzi molto interessanti come “Pierce The Abyssheart” o “Mahapralaya”, tra i più completi di questa tracklist, sappiano illuminare la via per il futuro degli Exhumation.