LA TESI DI CIONCI
Il Codice Ratzinger si fonda sul presupposto che la dichiarazione di rinuncia di Benedetto XVI sia invalida, perchè egli, pur dichiarando che avrebbe rinunciato al Ministerium di Vescovo di Roma, non ha mai rinunciato al Munus petrino, come invece previsto quale condizione di validità stessa della rinuncia tanto dal Codice di Diritto Canonico che dalla Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis.
Guardate lo schema sottostante, elaborato dallo stesso giornalista Andrea Cionci a sostegno della sua tesi e capirete perchè a suo parere l’elezione di Bergoglio è nulla e invalida.
Tuttavia questo fatto da solo non sarebbe bastato per attuare il c.d. “piano antiusurpazione”, che Ratzinger avrebbe escogitato con la sua anomala “dichiarazione di rinuncia”.
Occorreva – come nel judo – che fosse la forza dell’avversario ad andare al tappeto da sola, sbilanciata dall’abilità del judoka.
Per fare ciò, Benedetto avrebbe semplicemente dichiarato la rinuncia al Ministero, senza farla seguire da un atto giuridico concreto, dilazionando l’efficacia della rinuncia stessa allo scoccare dell’”hora vigesima” del 28 febbraio 2013.
Ora, tale “hora vigesima” non sarebbe stata quella dell’orario “civile” (per intendersi quella dei nostri orologi), ma quella dell’orario “italico”, in base a cui tale “ora ventesima” decorrerebbe in realtà tra le ore 13 e le ore 14 del giorno successivo. In tal modo, il Conclave convocato invece sul Bollettino della Santa Sede entro le ore 13,00 sarebbe stato illegittimo, essendo il Papa ancora pienamente regnante.
In conseguenza di ciò, Benedetto XVI sarebbe automaticamente entrato in sede totalmente impedita, poichè, pur ancora nel pieno possesso di Munus e Ministerium, cioè del titolo di Papa e del suo esercizio, quest’ultimo gli era impedito.
In tal modo la rinuncia al ministerium (cioè all’esercizio concreto della potestà pontificia), fino allora solo dichiarata, sarebbe diventata effettiva, per via della prevaricazione attuata con la convocazione illegittima del Conclave da parte degli ignari Cardinali. In conseguenza il Conclave successivamente celebrato sarebbe stato invalido e l’elezione di Bergoglio sarebbe stata nulla.
Anche qui vi rimando allo schema di Andrea Cionci: chiaro e lineare, basta seguire il percorso delle frecce.
Come dice un amico Avvocato: “Se Cionci avesse ragione, facciamolo Dottore della Chiesa, sennò facciamogli almeno fare una serie TV”.
Domanda: ma Cionci ha almeno qualche indizio di ragione, o questa roba qui è solo una geniale invenzione senza nessun fondamento, fatta solo per vendere libri?
IL METODO RATZINGER
Faccio una premessa: il “metodo Ratzinger” è tale per cui all’interno di una sua affermazione si può facilmente trovare un riferimento a cose lontane e diverse, di cui tutti si sono dimenticati.
Quando nel 2018 Benedetto XVI rifiutò di scrivere una “breve e densa pagina teologica” sugli undici “piccoli volumi” riguardanti La teologia di Papa Francesco che gli era stata richiesta, si scoprì che Benedetto si era in qualche modo persino rifiutato di leggere quei testi, anche perchè uno di questi era scritto dal professor Peter Hünermann, che Benedetto XVI detestava da sempre.
Per capire Ratzinger, torniamo a quando nel 2005 pronunciò il famoso discorso alla Curia romana. In quella circostanza egli pronunciò una frase ai più incomprensibile: «L’ermeneutica della discontinuità, che si è potuta avvalere della simpatia dei mass-media, e anche di una parte della teologia moderna, rischia di finire in una rottura tra Chiesa preconciliare e Chiesa postconciliare”, specificando più oltre che però in tal modo il Vaticano II come tale “viene considerato come una specie di Costituente, che elimina una costituzione vecchia e ne crea una nuova”.
Era proprio la tesi che Peter Hünermann aveva da esposta sulla rivista «Concilium» molti mesi prima, nell’articolo «Il ‘testo’ trascurato. Sull’ermeneutica del Concilio Vaticano II». Era stato proprio lui a definire il Vaticano II la nuova «Costituente della Fede» e della Chiesa, che avrebbe fissato contrattualmente ciò a cui si deve credere e i criteri di appartenenza alla Chiesa.
Ratzinger dissentiva, tacque, ma se l’era annotato. Gli avrebbe risposto mesi dopo, da Papa e proprio usando quella stessa parola (cioè “Costituente”), perchè fosse chiaro a tutti a chi si stava riferendo.
Il “metodo Ratzinger” può riassumersi così: nessuna parola va pronunciata a caso.
UNO STRANO OROLOGIO
E allora torniamo al testo della rinuncia di Ratzinger: “… declaro me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri, mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commisso renuntiare ita ut a die 28 februarii MMXIII, hora vigesima, sedes Romae, sedes Sancti Petri vacet et Conclave ad eligendum novum Summum Pontificem ab his quibus competit convocandum esse”.
Perchè Ratzinger ha voluto inserire nella “Dichiarazione di rinunzia” un orario, come si fa per le bombe ad orologeria?
E perchè un’ora così anomala?
Solitamente le dimissioni decorrono dalla mezzanotte o da mezzogiorno, o in casi eccezionali da uno degli altri quarti del quadrante.
Invece lui sceglie l’hora vigesima, cioè quella normalmente corrisponde alle ore 20,00.
Ma perchè il 28 febbraio non saluta tutti dalla finestra dell’Angelus che dà su Piazza san Pietro con una sobria benedizione e se ne va in incognito a Castelgandolfo o dove gli pare o si ritira nella Domus Mariae, standosene lì, zitto, muto e vestito da Vescovo o Cardinale usque ad mortem?
Perchè, dato che ufficialmente voleva restare “invisibile ai media”, scorazza invece su Roma con un elicottero bianco per arrivare a Castelgandolfo, dove lo attende una folla festante?
E perchè a salutare è andato proprio lì, dove sopra la sua testa c’è un orologio che segna un’ora diversa da quella civile e per di più, salutando commosso, dice: “Voi sapete che questo giorno mio (attenzione non il vostro, il mio!) è diverso da quelli precedenti. Non sono più Pontefice sommo (attenzione, ma Pontefice sì!) della Chiesa Cattolica. Fino alle otto di sera sono ancora, poi non più”.
Sotto quello strano orologio, il cui quadrante ha solo 6 ore, anzichè 12 e che sembra segnare oramai quasi la mezzanotte, saluterà tutti… conseguentemente: “Buona notte!”
Perchè?
Rispondono i normalizzatori e SKY-Tg 24 che l’ “hora vigesma” è l’ora del cambio della guardia a Castelgandolfo, dato che il Papa a quell’ora si ritira e conseguentemente si ritira anche la Guardia Svizzera, lasciando il posto alla Gendarmeria vaticana.
https://www.youtube.com/watch?v=65hT5pc06zE
Per l’appunto, quando il Papa si ritira, si ha il “cambio della guardia”. Se per caso avesse optato per le ore 21,00 o per le 19,00, immaginiamo che il “cambio della guardia” sarebbe avvenuto conseguentemente.
Oppure qualcuno pensa che un Papa, per rinunziare al Ministero petrino, decide di sincronizzarsi col cambio della guardia al Palazzo apostolico di Castelgandolfo?
In tempi come questi potrebbe accadere di tutto, ma come spiegazione è plausibile quanto quella di chi ha ritenuto che egli abbia indicato quell’orario per uscire “sincrono” coi telegiornali delle 20.00.
Babbè la Guardia svizzera, ma pure Mentana…!
Secondo Andrea Cionci, invece, proprio quest’orario (l’hora vigesima cioè) sarebbe la chiave di volta del c.d. Piano antiusurpazione, con cui Benedetto XVI avrebbe “scismato” i suoi oppositori, inducendoli a convocare il Conclave (tramite pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Santa Sede) ad un orario appena precedente la vera “hora vigesima”, quindi allorchè egli era ancora pienamente Papa, secondo lo schema descritto sopra.
Spiega Cionci che quell’hora vigesima, infatti, non sarebbe quella “civile” o “francese”, ma quella “romana” o meglio “italica” in vigore nella penisola prima della Rivoluzione Francese.
In base a questo computo orario la giornata inizierebbe al calare del sole, sicchè appunto quel 28 febbraio 2013 non stava affatto terminando, ma era appena iniziato.
Benedetto XVI avrebbe quindi pronunciato quel saluto all’inizio del giorno 28 febbraio, precisamente tre minuti dopo il suo inizio. Ho segnato con due sottili linee rosse nella foto sottostante il punto del quadrante dove sono le lancette, che corrispondono alle 17,56.
Ora controllate da voi nel link che segue, facendo un po’ scorrere la pagina web: il tramonto a Roma quel giorno era iniziato da tre minuti: https://www.calendariando.it/alba-e-tramonto/roma/?anno=2013
Ecco perchè Benedetto sotto quello strano orologio avrebbe ben potuto dire che quel “giorno suo” (cioè quello che stava appena iniziando, cioè il 28 febbraio e – attenzione – quel giorno suo e non degli astanti!) sarebbe stato diverso dai precedenti (infatti stava appena iniziando).
E così è molto meno strano che ancora con la luce, seppure del tramonto, salutasse tutti alla fine con un imprevisto: “Buona notte!”
Dunque Andrea Cionci potrebbe avere davvero ragione?
Beh, per esempio la Bibbia …
LA BIBBIA E I BOLLANDISTI
Il giorno del calendario ebraico non comincia a mezzanotte, ma non a caso la sera prima (al tramonto del sole) e termina al tramonto del giorno dopo. E c’è una ragione precisa!
Infatti secondo il Libro della Genesi al termine di ogni giornata della Creazione è scritto: “Fu sera, poi fu mattina, primo giorno” (Gn 1:5,8,13,19,23,31).
Il giorno, dunque, biblicamente comincia proprio dall’inizio dell’oscurità, dopo il tramonto e dura fino al successivo inizio dell’oscurità. Scriveva John Brady nel 1812: “Pressoché tutte le nazioni contavano il giorno da sera a sera, come Israele. Differenti nazioni hanno differenze e ancora non sono d’accordo sul periodo d’inizio della computazione diurna. I turchi e i maomettani calcolano il crepuscolo; mentre gli italiani, non soltanto cominciano la prima ora al tramonto, ma contano le 24 ore senza nessuna remissione e non due volte 12, come è usanza in Europa in generale, ed è accettato in alcune parti della Germania, dove contano in 24 ore che chiamano ‘ore Italiane’. (cfr. John Brady, Brady’s Clavis Calendaria I-II, Londra, 1812, pag. 98).
Quindi forse solo in Italia, terra della Sedes Romae, Sedes Sancti Petri, a ben vedere si sarebbe potuto parlare propriamente di “hora vigesima”.
L’altro orario, analogo a quello contemporaneo, quello cioè che fa iniziare la giornata dalla mezzanotte, quello che usiamo abitualmente noi, era al più – ohibò! – l’orario tedesco o teutonico e si articolava in due cicli di dodici ore a partire dalla mezzanotte e poi dal mezzogiorno.
Certo il teutonico e dottissimo Card. Ratzinger, gran tessitore del dialogo ebraico-cristiano, non poteva non conoscere uno dei più famosi e controvrsi processi del Medioevo, quello del 1475 contro gli Ebrei di Trento. Si dice ad un certo punto del verbale di quel processo: “… Et dicit quod Samuel et alii de eius familia cenaverunt dicto sero circa nonam vel decimam horam de castro, idest secundum consuetudinem Theotonicorum, que hora est secundum consuetudinem Italorum [secundum] circa tertiam vel quartam horam noctis”.
Nell’immagine che segue (tratta dal volume di Giuseppe Divina, Storia del beato Simone da Trento etc. – Vol. I, Artigianelli, Trento, 1902), potete leggere la traduzione del sopracitato testo in latino (evidenziata in rosso) e il riferimento in nota a quanto scrivono i Bollandisti (cioè i compilatori degli Acta Sanctorum, una raccolta di fonti documentarie sui santi, distribuite secondo i giorni dell’anno).
Ma, leggendo tutto, si comprende meglio e il quadrante raffigurato spiega bene quello che si sta dicendo ed è perfettamente utilizzabile anche per la decifrazione di un eventuale Codice Ratzinger. In azzurro sul quadrante ho indicato anche l’orario romano antico, quello di cui parla il Vangelo di Giovanni (che è a sua volta diverso): ciò per aiutare a capire meglio quanto segue.
L’ORA DELLE TENEBRE
Per una strana coincedenza l’hora vigesima ricorda ad ogni credente, specie in prossimità della Pasqua, che questa è l’ora in cui Gesù agonizzava sulla Croce. Consegnato da Pilato verso l’ora sesta secondo il computo romano (cioè verso mezzogiorno – Gv 19:14), Gesù morirà sulla croce all’ora nona, che corrisponde alle 15 del nostro orario. Ma – narra il Vangelo – “verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò”.
Ora il centro di queste tre ore di buio dell’orario romano antico, l’ora delle tenebre è quella tra le ore 13 e le ore 14 e quest’ora delle tenebre è – secondo il calendario italico della fine del mese di febbraio – l’hora vigesima.
RATZINGER, UN GRANDE ESPERTO DI MASSONERIA
Partiamo da una premessa, che Cionci ricorda in un recente articolo, riferendosi ad una espressione di Mons. Gaenswein, pronunciata nel celebre scritto del “ministero allargato” del 2016: “Benedetto XVI fu eletto dopo solo quattro scrutini a seguito di una drammatica lotta tra il cosiddetto “Partito del sale della terra” intorno ai cardinali López Trujíllo, Ruini, Herranz, Rouco Varela e Medina e il cosiddetto “Gruppo di San Gallo” intorno ai cardinali Danneels, Martini, Silvestrini e Murphy-O’Connor; gruppo che, di recente, lo stesso cardinal Danneels di Bruxelles in modo divertito ha definito come “una specie di mafia-club”.
Commenta Cionci: “Perfetto: quindi Gaenswein, citando Danneels, sapeva con certezza che Bergoglio era il candidato di San Gallo”.
Se lo sapeva lui, lo sapeva certo anche Benedetto XVI e Benedetto XVI ben conosceva Bergoglio e il suo “retroterra ideologico”.
Certamente Benedetto XVI conosceva in ogni dettaglio anche la Massoneria. Era stato lui infatti, quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, a redigere la dichiarazione del 26 novembre del 1983, approvata da Wojtyla, nella quale sosteneva che “rimane (…) immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a esse rimane proibita”, aggiungendo che i fedeli iscritti alle logge “sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione“.
Ratzinger aveva sicuramente visto quella strana croce pettorale in argento, che Bergoglio portava da quando era stato ordinato arcivescovo di Buenos Aires.
Ora, come è dimostrato, quella strana croce reca l’immagine di un Buon Pastore a braccia incrociate, che coincide col Buon Pastore indicato nel grado 18^ della Massoneria di rito scozzese antico ed accettato, la cui filosofia, che considera Cristo un semplice grande Illuminato, è l’emancipazione dell’umanità attraverso lo Gnosticismo ed ha come filosofo di riferimento Francesco Bacone.
Francesco sì… come Papa Francesco… (v. link)
https://lagiustizia.net/codice-bergoglio-una-croce-massonica-o-persino-un-amuleto/
Nel lunghissimo rituale di iniziazione del 18^ grado di Principe di Rosa Croce (che chiude i gradi della Massoneria rossa per introdurre, col grado 19^ di Gran Pontefice i gradi successivi fino al 33^ della c.d. Massoneria Nera), a un certo punto si domanda:
Saggissimo – Fratello 2^ Custode: che età avete?
2^ Custode – 33 anni.
Saggissimo – Fratello 1^ Custode: che ora è?
1∴ Cust∴ – L’istante in cui il velo del Tempio si è stracciato; in cui le tenebre e la costernazione si sono sparse sulla terra; in cui la luce s’è oscurata; in cui le colonne e gli utensili della Massoneria si sono spezzati; in cui la Stella fiammeggiante è scomparsa; in cui la pietra cubica ha sudato sangue ed acqua; in cui la parola si è smarrita.
E’ chiarissimo in questa iniziazione il “riferimento cristico in chiave anticristica”: l’iniziato del 18^ grado, il Cavaliere di Rosa Croce, rappresenta il “Cristo massonico”. Come Cristo, anche l’adepto massonico ha 33 anni e vive “l’ora delle tenebre”, che in questo caso, però, non è quella del racconto evangelico che porta alla Croce, ma quella dell’oscurantismo cattolico e clericale, da cui l’Umanità dovrà liberarsi.
E’ chiaro che qui si fa parodia della Passione di Gesù, ribaltando in chiave esoterica ed anticristica l’ora estrema della morte di Gesù in croce.
Ratzinger aveva subìto per tutto il pontificato l’assedio della Mafia di San Gallo e conosceva bene Bergoglio, che era stato il suo “antagonista” già nel Conclave del 2005 e certo non ignorava il suo “odore di loggia”.
Ma quell’11 febbraio sembrava si fosse arreso e aveva dichiarato che avrebbe rinunciato al Ministero di Vescovo di Roma…
Sembrava che la Chiesa dovesse seguire Cristo nell’ultima prova. Ora toccava a lui, come tante volte aveva letto nel Vangelo: “Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante? Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l’impero delle tenebre”.
Quell’hora vigesima della Declaratio era forse in un certo modo la “contro-risposta” evangelica del Sommo Pontefice regnante (Benedetto XVI) a quella domanda del rito massonico: “Che ora è”?
A quella domanda, cui ogni 18^ grado-Cavaliere di Rosa Croce aveva già risposto in passato, per meritarsi di passare poi di grado, cioè acquisire il 19^ grado di “Gran Pontefice” dell’Ordine massonico, qualcuno, che aveva già risposto, si stava accingendo ad occupare il soglio di Pietro?
Un’ipotesi terribile, ma per San Paolo necessaria: “Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l’apostasia e dovrà esser rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio. E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora. Il mistero dell’iniquità è gia in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene”.
Lo scoccare dell’hora vigesima avrebbe tolto di mezzo chi aveva fin lì trattenuto l’erompere del “«mistero di iniquità » sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità”?
Certo, c’era la consolazione come diceva San Paolo – che il Signore stesso “lo avrebbe distrutto semplicemente con il soffio della sua bocca”.
Suggestivo tutto ciò, ma bisognerebbe avere almeno qualche indizio in più per dire che Benedetto si era mosso e si stava muovendo all’interno di questo orizzonte.
Invece, dopo il ritiro alla Domus Mariae, niente.
Poi alla fine…
FACCE DA FUNERALE
Al funerale di Benedetto c’erano molti musi lunghi e non solo perchè la Piazza San Pietro era strapiena.
E non solo per quella strana nebbia che quella mattina avvolgeva il Vaticano.
E non solo per quella croce di luce, che d’un tratto il sole disegnò tra le nuvole e la nebbia, sicchè sembrava che in cielo fosse scritto quanto aveva profetizzato Isaia (60, 2): “Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te”.
Il fatto è che sembrava proprio fosse il Cielo a dare il proprio assenso per la prima lettura della Liturgia, tratta appunto da Isaia e che si concludeva così: “Liberàti dall’oscurità e dalle tenebre, gli occhi dei ciechi vedranno. Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore, i più poveri gioiranno nel Santo d’Israele”.
La liturgia funebre per Benedetto XVI era stata redatta… dal Card. Ratzinger.
E si capiva.
Infatti dopo questo esordio con Isaia, era con la lettera di San Pietro che voleva rassicurare il gregge: “Siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con il fuoco –, torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà”.
C’erano facce da funerale a quel funerale: oramai era chiaro, quella liturga funebre prima finiva e meglio era!!!
Anche il Salmo sembrava messo lì apposta.
Eppure – benedetto Ratzinger! – di Salmi ne aveva a disposizione 150.
Dico 150, mica uno!
Ma lui quale aveva scelto?
Proprio quello!
Sì, proprio quello del Buon Pastore: “Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare. Rinfranca l’anima mia, mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome. Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici. Ungi di olio il mio capo; il mio calice trabocca. Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita. Abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni”.
Ma è al Vangelo che il Card. Ratzinger aveva esagerato!
Voleva fosse letto il brano dell’agonia e della morte di Gesù?
Poteva farlo, purchè non avesse scelto il Vangelo di Luca.
In fondo ne aveva altri tre!
Voleva dire che Gesù era stato crocifisso insieme ad altri due? Il Vangelo di Giovanni andava benissimo, semplice e geografico: “Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù nel mezzo”.
Voleva specificare che era stato crocifisso tra due ladroni?
Matteo sarebbe stato perfetto, sobrio ed essenziale: “Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra”. Marco lo stesso, c’era solo da scegliere: “Con lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra.
Ma in un tempo in cui “il Papa è uno solo”, eppure ce n’erano stati due (di cui uno era lì, nella cassa da morto!) e da dieci anni non si parlava che dell’anomalia dei due Papi, la domanda – benedetto Ratzinger! – è la seguente: ma per il funerale di Benedetto XVI si doveva proprio far leggere il Vangelo di Luca, che è l’unico a specificare che dei due ladroni, uno è buono è l’altro è malvagio?
Allora o sei un burlone, o sei provocatore!
… o sei il Card. Ratzinger: “In quel tempo, uno dei malfattori appesi alla croce insultava Gesù: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
E almeno ci si poteva fermare qui, c’era anche l’ “Happy End”: tutti in Paradiso!
No, siccome anche alla fine comunque un po’ di “ermeneutica” non sarebbe guastata, bisognava leggere fino in fondo quel Vangelo che – accidenti! – sembrava proprio voler rispondere proprio a una domanda: “Che ore sono?”
….“Era verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò”.
… tre ore di buio.
E al centro l’hora vigesima, l’ora delle tenebre.
E fattuale!!!
… c’erano facce da funerale a quel funerale!