Triangolo nero

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Il triangolo nero utilizzato nei lager nazisti

Il triangolo nero era il simbolo di stoffa affibbiato sulla divisa degli internati nei campi di concentramento nazisti classificati come "asociali".

Utilizzo nei lager nazisti[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Simboli dei campi di concentramento nazisti.

Il triangolo nero era assegnato nei lager nazisti agli individui classificati come "asociali", cioè a quelli ritenuti una minaccia ai valori ideologici delle famiglie del Terzo Reich. La maggioranza di questi prigionieri erano malati mentali, senzatetto, alcolisti, coloro che erano ritenuti "fannulloni"[1], prostitute e lesbiche. Con il triangolo nero, e una lettera Z[2], erano classificati anche i Rom e Sinti, ai quali, però, nei lager era talora affibbiato un triangolo marrone[3]. I triangoli neri erano solitamente attribuiti agli appartenenti alle classi inferiori[1].

Controversie sull'uso del simbolo[modifica | modifica wikitesto]

Nei meticolosi registri dei nazisti non vi è traccia documentata del fatto che il triangolo nero sia mai stato imposto su donne lesbiche o che gruppi di lesbiche siano mai stati confinati in campi di concentramento.

L'archivio del "memorial" di Ravensbrück ha posto in evidenza il caso di quattro donne che furono segnalate con un ulteriore marchio di lesbica: due di esse furono perseguite per motivi politici mentre le altre due per il fatto di essere ebree. Ad una delle internate ebree fu dato un triangolo nero per aver avuto rapporti sessuali con persone non ebraiche[4].

È possibile che la testimonianza che il triangolo nero venisse assegnato alle lesbiche sia stata data per la prima volta in Playing for Time (Sursis pour l'orchestre), una memoria sull'Olocausto della francese Fania Fénelon. Questa memoria include temi lesbici e descrive una sera di festa nelle baracche degli asociali come “la festa da ballo dei triangoli neri”[5][6] (invece, sicuramente, gli uomini con "sessualità devianti" venivano indicati con il triangolo rosa, perseguiti in base al "paragrafo 175", che non faceva riferimento alle donne).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Bruno Bettelheim, Il cuore vigile, Adelphi Edizioni, Milano 1988, pag. 136
  2. ^ Sinti and Roma (Gypsies) in Auschwitz, su en.auschwitz.org. URL consultato il 1º ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 6 maggio 2012).
  3. ^ Classification System in Nazi Concentration Camps
  4. ^ Claudia Schoppmann, Nationalsozialistische Sexualpolitik und weibliche Homosexualität (Dissertation, FU Berlin, 1990.), Centaurus, Pfaffenweiler, 1991 (seconda edizione revisionata, 1997). ISBN 3-89085-538-5
  5. ^ (EN) Nazi Persecution of Homosexuals - Bibliography: A-L Archiviato il 28 giugno 2001 in Internet Archive.
  6. ^ (EN) Approfondimento bibliografico Archiviato il 28 giugno 2001 in Internet Archive.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) R. Amy Elman, Triangles and Tribulations: The Politics of Nazi Symbols, Journal of Homosexuality, vol. 30, no. 3, 1996, pp. 3-11.
  • (EN) Stuart Marshall, The Contemporary Use of Gay History: The Third Reich, in Bad-Object Choices (ed.), How Do I Look? Queer Film and Video, Seattle, Bay Press, 1991.
  • Lucinda Zoe, The Black Triangle, Lesbian Herstory Archives Newsletter, Brooklyn, nr. 12, giugno 1991, p. 7.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]