Giorgio V: le controversie del Re Marinaio – Vanilla Magazine

Giorgio V: le controversie del Re Marinaio

Nella quinta stagione di “The Crown”, più precisamente durante il sesto episodio, viene introdotto attraverso un toccante flashback intriso di significato il personaggio di Re Giorgio V: gli spettatori non hanno naturalmente aspettato molto per giudicare quest’uomo come colui che ha lasciato che la condanna a morte sulla testa del primo cugino, lo Zar Nicola II di Russia, diventasse un’amara realtà. In questo articolo  ripercorreremo la vita di Giorgio V, detto “il Re marinaio”, gettando una nuova luce sull’episodio controverso riportato dalla famosa serie televisiva.

La vita di Giorgio

Fotografia di Re Giorgio V (1923) – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Giorgio Federico (nome di battesimo) nacque il 3 giugno 1865 a Marlborough House dagli allora principi di Galles, che poi sarebbero stati incoronati coi nomi di Re Edoardo VII e Regina Alessandra: era il secondogenito della coppia.

Sin dai primi anni di vita, sua nonna, la Regina Vittoria, fu per lui guida e tutrice. Nonostante la presenza dell’austera nonna il clima che il futuro Giorgio V respirò a corte durante l’infanzia risultò assai diverso dalla rigidità degli schemi imposti dalla società vittoriana. Questo perché i suoi genitori, al momento della sua nascita, avevano ventitré e ventuno anni: il rapporto con la madre fu sempre molto stretto e affettuoso, il che ci fa considerare la sua crescita in una famiglia non tradizionalmente vittoriana.

Nel 1871 Giorgio iniziò la sua formazione sotto la guida del reverendo John Dalton, nonché rettore di Whippingham: fu proprio per la sua fama che la Regina Vittoria lo considerò indispensabile per l’educazione di Giorgio e del fratello maggiore.

Per Giorgio, secondogenito, il futuro della sua formazione era legato tradizionalmente alla marina militare: per questo motivo la famiglia approvò, nel 1877, l’addestramento del giovane sulla nave Britannia. Dopo una serie di ripensamenti, assieme a lui venne imbarcato anche il fratello maggiore, dal momento che la Regina Vittoria era convinta che un’educazione prettamente militare avrebbe dato un’impronta autorevole e responsabile al futuro sovrano.

Fu proprio l’esperienza in marina che fece scoprire a Giorgio la passione per la navigazione, tanto da renderlo uno studente piuttosto bravo, specie per ciò che riguardava calcoli e matematica. L’avventura dei due fratelli proseguì anche dopo il 1879 quando, imbarcati entrambi sulla Bacchante, si apprestarono ad un vero e proprio giro per il mondo: il viaggio li condusse sulle coste mediterranee, ma anche verso le isole Falkland, il Giappone e l’Oceania.

E’ in questo periodo che Giorgio iniziò a scrivere un diario giornaliero, che ci permette di tracciare un profilo molto più chiaro di lui come personaggio storico: tra le curiosità che emergono, una in particolare riguarda il fatto che il principe amasse molto i tatuaggi, tanto da averne svariati in tutto il corpo.

Ciò che trapela, specialmente dalle valutazioni finali di Dalton, è che entrambi i fratelli risultavano, anche a fine percorso, nettamente in svantaggio rispetto agli altri studenti: il primogenito addirittura sembrava avere difficoltà grammaticali e sintattiche. Entrambi i fratelli erano inoltre accomunati dalla mancanza di conoscenza delle lingue straniere, il che non piaceva affatto alla Regina Vittoria.

Le memorie del Giorgio ventitreenne ci raccontano dei suoi numerosi amori e relazioni (due delle quali portarono alla nascita di due figlie illegittime), tra cui quella impossibile con la nipote del Primo ministro Sir Robert Peel. La loro unione, fortemente voluta da Giorgio, era impossibile perché la giovane apparteneva alla Chiesa cattolica romana. Un eventuale matrimonio con lei avrebbe privato Giorgio del diritto di successione al trono (secondo quanto definito nell’Act of Settlement del 1701).

Sul finale del 1891 il secondogenito della coppia reale si ammalò di tifo ma, fortunatamente, Giorgio sopravvisse, con grande sollievo della nonna Vittoria (che aveva a suo tempo perso l’amato principe consorte Alberto per la stessa malattia).

Quanto al fratello maggiore, nonché erede diretto al trono, oltre alle sue difficoltà grammaticali (un disturbo dell’udito potrebbe essere una delle cause principali di questo handicap) si presentò anche il problema di scegliere la consorte, dal momento che la prima scelta, nonché Alexandra di Hesse, venne data in sposa al cugino del futuro re, lo Zar Nicola II.

Fu, anche in questo caso, la Regina Vittoria a fare la scelta, che ricadde su Mary di Teck, figlia di una delle sue cugine: il matrimonio era previsto per l’8 gennaio 1892 ma non fu celebrato: il principe Alberto Vittorio morì il 14 gennaio a Sandrigham, a seguito di un’influenza che aveva irrimediabilmente attaccato i polmoni. Sulla bara del defunto erede al trono venne posizionato il vestito da sposa che avrebbe dovuto indossare Mary nel giorno delle nozze.

Alberto e la fidanzata Maria di Teck

A quel punto Giorgio, ancora devastato per la scomparsa del fratello maggiore, divenne il primo della linea di successione al trono: la carriera nella Royal Navy, che sembrava potergli dare grandi soddisfazioni, venne di fatto troncata come conseguenza del fatto che Giorgio, presto o tardi, sarebbe diventato re.

Un’altra tra le più immediate decisioni riguardò il matrimonio con Mary di Teck, che era rimasta precocemente vedova, ancor prima di sposare Alberto Vittorio: entrambe le famiglie insistettero affinché si celebrasse una nuova unione con Giorgio, ma inizialmente le cose tra i due non furono facili, dal momento che entrambi avevano perso una persona a loro estremamente cara.

L’unione venne celebrata il 6 luglio 1893, a St. James’s Palace: interessante ricordare che in quell’occasione, per un errore nel cerimoniale, la Regina Vittoria fu la prima ad entrare (e non ultima, come il protocollo richiede) ma, incredibilmente, decise di non lamentarsi.

Giorgio non fu mai particolarmente capace di mostrarsi affezionato nei confronti della moglie, sebbene, leggendo la corrispondenza tra i due, appare chiaro che l’amore che egli provava per Mary.

La coppia ebbe sei figli: il primogenito Edoardo, nato il 23 giugno del 1894 (colui che si renderà tristemente celebre per l’abdicazione al trono nel 1936), seguito da Alberto il 14 dicembre 1895 (nonché padre dell’ormai defunta regina Elisabetta II), Mary nel 1897, Henry nel 1900, Giorgio nel 1902 e John nel 1905.

Nei primi anni di matrimonio, il futuro sovrano continuò a dedicarsi ai suoi più importanti passatempi, tra cui figurano la caccia e il collezionismo: non mancarono però i viaggi diplomatici, fortemente voluti dalla Regina Vittoria che, diversamente dal resto della famiglia, apprezzava molto le doti di Mary, interessata alle opere di beneficienza e alla dedizione nei confronti della famiglia e dei suoi doveri reali.

Giorgio e Mary di Teck il giorno del matrimonio

Quando Vittoria morì, il 22 gennaio 1901, Giorgio capì immediatamente la portata di questo evento: la storia del suo Paese, così come quella del grande Impero britannico che sua nonna aveva costruito durante il suo lungo regno, sarebbe cambiata drasticamente e lui, nel bene e nel male, ne sarebbe diventato protagonista.

Una volta diventato re suo padre, Edoardo VII, per Giorgio si aprì un periodo relativamente tranquillo, anche grazie al suo stipendio annuale, che si aggirava intorno alle 100.000 sterline: sia lui sia la moglie Mary però non sembravano granché interessati a trasferirsi in una dimora più grande (punto sul quale insistette molto il nuovo sovrano), tant’è che la coppia continuò a vivere a Sandringham per oltre vent’anni, trasferendosi temporaneamente a Frogmore House durante la stagione estiva.

Man mano che il regno di Edoardo VII prendeva una forma più definita, si sviluppò anche la relazione tra lui e Giorgio che, più di una volta, lo stesso Giorgio ha descritto più simile ad un rapporto fraterno anziché tra padre e figlio. Dal punto di vista politico Giorgio si dimostrò assolutamente in linea con il re, dal momento che non solo considerava il bene del Paese il primo obiettivo, ma anche un dovere costituzionale.

Il 6 maggio del 1910 Edoardo VII morì, alle 11.45 della sera, non prima di aver saputo che il suo amato cavallo aveva vinto la corsa di Kempton Park: riuscì ad esprimere la sua felicità con poche parole, dopodiché crollò in coma.

Edoardo VII

Giorgio fu incoronato il 22 giugno del successivo anno, e decise di mantenere il nome di battesimo, pertanto iniziò il suo regno col nome di Giorgio V.

Alcuni opinionisti e giornalisti, tra cui Antonio Caprarica, hanno specificato che Giorgio e Mary furono dei genitori piuttosto freddi e che, al contrario, con la nipote Elisabetta (figlia di Alberto) risultarono nonni affettuosi e premurosi.

Re Giorgio V con la moglie Mary e i figli. Il primo da destra è Alberto, seguito da Edoardo. Nelle braccia della Regina Mary c’è John, mentre davanti al re posa la piccola Mary, con Giorgio e Henry, in piedi. Immagine disponibile su Daily Telegraph.

In realtà storicamente non ci sono documenti o testimonianze decisive che possano farci pensare ad un’anaffettività della coppia reale, anzi: nelle memorie dell’ormai ex re Edoardo VIII (divenuto Duca di Windsor), A King’s Story, egli ricordava quanto l’infanzia fu segnata da ricordi piacevoli, specialmente prima dell’ascesa al trono del padre.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, nel 1914, Giorgio V si trovò improvvisamente a far fronte ad un confronto bellico senza precedenti: il suo esempio, congiunto agli sforzi della regina Mary, lo portò a rinunciare alle consuete casse di vino che venivano consegnate a palazzo e alle abitudini più lussuose, quasi per dimostrare al popolo empatia e vicinanza.

Giorgio V compì più di 400 visite all’esercito, 300 negli ospedali e anche nelle industrie pesanti. Furono inoltre più di 50.000 le medaglie al valore che lui stesso consegnò a quei soldati che riuscirono a sopravvivere al conflitto.

La Grande Guerra fu per Giorgio V drammatica non solo per la portata dell’evento e le perdite che ne conseguirono, ma anche per un’altra tragica vicenda, quella relativa alla famiglia dello Zar Nicola II, nonché primo cugino del sovrano.

I due cugini: da sinistra lo Zar Nicola II e Giorgio V, imparentati al primo grado tramite la Regina Vittoria. Ritratto del 1913, immagine tratta da Wikipedia.

La Rivoluzione russa, che aveva smantellato definitivamente il regno retrogrado e già in crisi di Nicola II, aveva spinto il Governo Provvisorio di Kenerskij a imprigionare l’intera famiglia reale. Dopo i fatti della Rivoluzione di ottobre, la situazione precipitò con l’ascesa di Lenin.

Nella primavera del 1917 furono molti gli scambi epistolari tra Giorgio V e i suoi ministri, i quali sembrarono insistere affinché la Gran Bretagna corresse in soccorso della famiglia dello zar e offrisse asilo politico: i dubbi più grandi a proposito di ciò vennero manifestati proprio da Giorgio V che, tramite il suo segretario privato, spiegò che ospitare il cugino e la famiglia sarebbe stata una mossa poco raccomandabile.

Nonostante “The Crown” faccia apparire Giorgio e Mary come due rigidi monarchi, impassibili di fronte alla prigionia e alla sofferenza di un’intera famiglia, in realtà i timori del sovrano risultavano estremamente ben fondati.

Ospitare lo zar, la moglie e i figli significava anzitutto trovare un modo per garantire la loro sopravvivenza e il loro benestare: venne suggerita, come unica opzione, la residenza di Balmoral che tuttavia in quel periodo non risultava agibile.

Giorgio V comunque sapeva che l’arrivo del cugino e della famiglia avrebbe destato non pochi malcontenti nella popolazione, che si trovava da ben tre anni a sostenere, faticosamente, un conflitto di proporzioni mondiali, il quale stava portando alla rovina l’intero Paese.

Si optò alla fine per un compromesso: cercando di convincere il governo francese, lo zar e la sua famiglia potevano essere trasferiti di tutta fretta in Francia appunto, liberando in quel modo la Gran Bretagna da un’imbarazzante situazione. Il ritardo della decisione finale fu fatale: lo zar, la moglie e i figli vennero giustiziati a Ekaterinburg, negli Urali, nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1918.

Nicola II e la sua famiglia

Ciò che quindi gli spettatori più profani di “The Crown” hanno immediatamente pensato, a proposito della scelta di Giorgio V e di Mary di Teck, è in realtà un giudizio piuttosto affrettato che non tiene ovviamente in considerazione il background storico nel quale la decisione deve essere calata. La Grande Guerra, pur essendo poi vinta dall’Intesa e quindi anche dalla Gran Bretagna, indebolì drasticamente il regno, tanto da avviarlo ad un definitivo tramonto di quello che era stato il glorioso Impero vittoriano. Giorgio V non solo aveva in mente la grave crisi in cui versava il Paese, ma anche la necessità di garantire la sopravvivenza della monarchia, che poteva uscire dal conflitto intatta evitando situazioni controverse come quella della possibile concessione di asilo allo zar.

Nel corso degli anni Trenta, un’ulteriore preoccupazione gettò un’ombra inquietante sulla vita di Giorgio V: il comportamento discutibile del primogenito, nonché erede al trono, Edoardo.

Quest’ultimo non solo sembrava ben poco interessato ai doveri reali e quindi ad un apprendimento di ciò che sarebbe stato poi il suo ruolo alla morte del padre, ma a causa della sua vita piuttosto sregolata, si era convinto di voler sposare Wallis Simpson, una donna americana già divorziata e di dubbia reputazione: le preoccupazioni di Giorgio, ben condivise dalla moglie Mary, trovarono un’effettiva conferma nel risultato delle indagini che il re stesso aveva affidato e permesso ai servizi segreti britannici.

Wallis Simpson ed Edoardo VIII

Nei documenti, recentemente desecretati, appare chiaro che la Simpson fosse in realtà una spia, futura simpatizzante nazista, che aveva tra l’altro intessuto una relazione extraconiugale con Galeazzo Ciano, genero di Benito Mussolini: pare inoltre che fosse rimasta incinta e avesse deciso di abortire in autonomia, rendendosi sterile. Tra l’altro, proprio quando Edoardo scelse di abdicare per sposarla (nel dicembre 1936), Wallis era anche l’amante di Von Ribbentrop, ministro degli Esteri della Germania nazista.

Durante il Natale del 1935 le condizioni di re Giorgio V peggiorarono: la malattia respiratoria della quale soffriva iniziò a causare un serio affaticamento del cuore, che lo costrinsero a letto il 15 gennaio 1936. Il medico di corte che lo visitò ammise che le condizioni del sovrano non erano assolutamente confortanti. Da quel giorno Giorgio V iniziò a vivere in uno stato di semi-coscienza, interrotto dal coma e da altri istanti in cui sembrava riprendere conoscenza. Profondamente segnati dalle condizioni drammatiche del re, la famiglia accettò che il medico ponesse fine alle sue sofferenze: attraverso un’iniezione composta da un grammo di cocaina e tre quarti di grammo di morfina, Giorgio V spirò il 20 gennaio 1936, lasciando il regno nelle mani di Edoardo, il quale rinuncerà al trono ancor prima della cerimonia di incoronazione.


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