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La tromba di Paolo Fresu suona Bach e lo trasforma in jazz

Paolo Fresu

Paolo Fresu

 
Domani e sabato il progetto del musicista che assieme alla Sinfonica rilegge pagine di classica ma anche brani suoi e di contemporanei
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«Quando mi innamoro di una composizione non sto a chiedermi se sia stata scritta secoli fa o appena ieri: la forza della musica consiste anche nel suo superare ogni confine di tempo, di spazio e di genere».

È un Paolo Fresu che non ha ancora smarrito lo stupore per l’invenzione musicale e il rapimento per bellezza armonica e melodica quello che venerdì al Politeama Garibaldi presenta From Bach to Jazz, programma speciale concepito in esclusiva per l’Orchestra sinfonica siciliana, con Alberto Martini nel ruolo di primo violino concertatore (ore 21, sabato ore 17,30, biglietti da 20 euro).

Scaturito da una commissione affidata dalla fondazione al musicista sardo come evento speciale da inserire nella stagione concertistica, il programma è un affascinante viaggio che, ignorando sequenze cronologiche anzi divertendosi a scompigliarle, mescola il Cinquecento di Monteverdi al periodo barocco in cui vissero Bach, Händel, Vivaldi e Veracini e tocca la contemporaneità dello stesso Fresu e di autori del nostro tempo come Richard Galliano, Massimo Colombo, Uri Caine e come Daniele Di Bonaventura, il bandoneonista marchigiano che sarà presente sul palco accanto al trombettista ma soltanto nel concerto di sabato.

«Avendo avuto completa carta bianca — racconta il musicista sardo — mi sono concesso ogni libertà sia nello sviluppo dell’idea sia nel variare, ma solo leggermente, il repertorio tra la prima e la seconda sera, anche in funzione della speciale voce strumentale del bandoneón. Il contributo di Daniele Di Bonaventura e di Alberto Martini è assai pertinente perché la nuova produzione unisce, seppure in forma inedita e con molte variazioni, due progetti differenti sviluppati tempo addietro proprio con loro: con Martini ed i suoi Virtuosi italiani avevamo riletto attraverso la cifra jazzistica temi propri della musica barocca mentre con Di Bonaventura dieci anni fa avevamo lavorato alla colonna sonora di Vino dentro, un film di Ferdinando Vicentini Orgnani».

Tra i temi eseguiti da Fresu, impegnato a trombe e flicorno con leggere velature elettroniche, ve ne sono alcuni di speciale significato, come Sì dolce è ’l tormento di Claudio Monteverdi o Fellini dello stesso Fresu.

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«A stuzzicarmi è soprattutto la possibilità concessami dalla Sinfonica di raccontare un pezzo della mia vita artistica e di tirar fuori la mia passione per il lavoro orchestrale. — dice Fresu — Riguardo a Monteverdi, unico degli autori in programma ad uscire dalla scia del barocco, confesso di essermi perdutamente innamorato di questa sua bellissima e struggente aria che sembra quasi uno standard di jazz: ha una libertà armonica incredibile e usa accordi di una modernità straordinaria. Insomma, non so proprio rinunciare al fascino della sua melodia e della sua struttura armonica. Anche Fellini è diventato per me un irrinunciabile standard personale ma per altri motivi, tra cui c’è sicuramente la profonda emotività che mi ha spinto a scriverlo di getto proprio lo stesso giorno della morte del grande regista».

Nonostante lo spirito jazzistico con cui è stato arrangiato il repertorio, l’esecuzione promette, tuttavia, di non si allontanarsi troppo dagli originali. «Mi accosto sempre con grande rispetto alla rilettura di queste magnifiche composizioni conferma il trombettista perché non voglio stravolgerne i canoni, cioè melodia e armonia, e non amo renderle irriconoscibili. I fondamentali di questo progetto sono il suono dell’orchestra e, naturalmente, Bach, archetipo di una musica del tempo che è rimasta nel tempo. Al di là del piacere di rileggere in modo nuovo autori del passato e del presente, ciò che mi interessava evidenziare è il suono che amalgama tutto: rende queste musiche sempre attuali e le trasporta in una dimensione al di fuori del tempo».

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