Francesco II, re delle Due Sicilie in "L'Unificazione" - Treccani - Treccani

Francesco II, re delle Due Sicilie

L'Unificazione (2011)

Francesco II, re delle Due Sicilie


Figlio di Ferdinando II Borbone e Maria Cristina di Savoia (Napoli 1836 - Arco, Trento, 1894). A ventitre anni sposò Maria Sofia di Baviera. Tenuto a lungo lontano dalle attività di Stato, salì al trono nel maggio 1859. Chiamato a decidere tra progresso e conservazione, manifestò subito l’intenzione di rimanere fedele alla linea politica del padre. Ne conseguirono la conferma della neutralità nel conflitto tra l’Impero austriaco e il Piemonte appoggiato da Napoleone III e la rinuncia a programmi di rinnovamento politico. Di lì a poco, le entusiastiche manifestazioni che si ebbero nel Regno in seguito alla battaglia di Magenta, con la quale francesi e piemontesi erano entrati in Lombardia, lo indussero ad affidare la presidenza del Consiglio al generale Carlo Filangieri, ben visto dall’opinione pubblica e non avverso alle idee liberali. Francesco II, tuttavia, rifiutò di accogliere i pur timidi progetti di riforma proposti dal generale, favorendone di fatto le dimissioni dopo pochi mesi. Quando Garibaldi riuscì a conquistare la Sicilia, si aprì alle istanze liberali, concesse la costituzione e, nel giugno-luglio 1860, propose l’alleanza a Vittorio Emanuele II. Il tardivo mutamento di rotta però non servì a nulla. Rimasto isolato, di fronte all’avanzata di Garibaldi decise di lasciare Napoli e ritirarsi a Gaeta, dove guidò la resistenza alle truppe garibaldine e poi a quelle piemontesi. Dopo tre mesi di assedio lasciò Gaeta per recarsi a Roma, ospitato da Pio IX. Si adoperò per riconquistare il trono perduto e impedire il riconoscimento del Regno d’Italia da parte degli altri Stati, cercando soprattutto di favorire il brigantaggio, esploso violentemente nelle province napoletane per il malcontento nei confronti dell’affrettata unificazione. Nonostante il sostegno dei legittimisti spagnoli e francesi, le speranze di riconquista del Regno risultarono ben presto irrealizzabili. Il 21 aprile 1870 lasciò Roma e, abbandonato ogni proposito politico, si stabilì a Parigi.

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