Reichstadt1946
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In questo appunto di Ιtaliano si tratta dei concetti di vita e forma di Pirandello, con focus sull'umorismo pirandelliano e la differenza, esplicitata nel suo saggio, con la comicità.

Il concetto di “vita” e “forma” e “maschera” in Pirandello

La visione del mondo di Pirandello è pessimista ma al contempo molto articolata.
Pirandello, celebre scrittore siciliano, rimane un punto di riferimento per la letteratura e il teatro italiano soprattutto grazie ai suoi saggi sull'umorismo.
L'umorismo pirandelliano viene utilizzato dai suoi personaggi per sconfiggere le difficoltà della vita, ciò che si sogna e ciò che ci si aspetta da questa. L'umorismo è infatti costituito da: illusione e assurdità, frantumazione dell'io e quindi utilizzo di diverse maschere, solitudine e sconsolamento di fronte alla forma e alla quasi necessità di utilizzare queste maschere. Non si deve infatti pensare che il termine umorismo faccia riferimento al concetto moderno di umorismo (simpatia) in una persona. I personaggi pirandelliani appaiono tutt'altro che ironici e felici, sono invece sconfitti e bloccati dall'inizio: o a causa delle forme e delle consuetudini della società in cui vivono, o a causa della propria incapacità di stare al mondo e adeguarsi al pensiero che l'altro ha su di loro.
L'individuo, per Pirandello, è costretto all'interno di un meccanismo labile che può fare impazzire il protagonista e portarlo a rompere le costrizioni e costruzioni sociali con atti di pura follia.
L'uomo impazzisce di fronte al fatto che si vede come fosse esterno al suo corpo, in una sorta di ambivalenza continua in cui non si riconosce né internamente né esternamente, desidera essere altro ma quando lo è vuole spogliarsi di questa finzione.
La maschera sociale quindi subentra e inizia questo gioco di parti e di recitazioni per essere accettato e rendere il mondo più sopportabile. Ma presto ci si accorge che, anche mentendo con loro stessi, oltre che con gli altri, i personaggi pirandelliani non riescono comunque ad uscire dal gioco caotico della vita.
Con gioco caotico della vita Pirandello utilizza una sorta di metafora: la vita è una giostra (ben poco divertente però) o un fiume, si cerca di arginarlo, omologandosi e accettando la prigionia della forma, senza accorgersi che non si hanno poteri adeguati per sconfiggerla, e si cade nella sua trappola.

La forma: Pirandello

Cosa significa quindi il concetto di "forma" per Pirandello? La forma è l'insieme di obblighi sociali, abitudini e ideali costruiti, doveri e ideologie imposte. La forma pretende di rendere immutabile e statico ciò che è fluido e relativo.
La forma è un'immagine fissa e statica e, come tutte le immagini fisse e statiche che si hanno di fronte, questo incute paura. Spesso ci si chiede quanto siano reali e come fare per smuoverle, per donare loro la vita. Ogni essere vivente, infatti, si muove, sbaglia e cambia, e questo rasserena perché si ha l'impressione di essere di fronte a qualcosa di non finto e definito. Mentre la forma, agli occhi di Pirandello, è una pagliacciata, una falsità e anche un carcere, di cui non ci si riesce a liberare e allo stesso tempo riconoscersi.

La maschera: Pirandello

Cosa significa invece il termine "maschera" per Pirandello? La maschera è la parte che l'individuo recita, come fosse in una scena teatrale, che però è la vita. Per essere accettato e poter far parte della società, i personaggi pirandelliani non solo si omologano, ma frantumano il loro io in tante parti così da assumere quella più adatta in base all'esperienza che si deve affrontare o alla persona che ci si trova davanti. La maschera è il mezzo con il quale l'uomo cerca di vivere all'interno della forma. Più che celebre è la frase che descrive al meglio questo concetto in Uno, nessuno, centomila: "Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti". Si evince quindi la totale mancanza di fiducia di Pirandello verso, in primis, la vita, la forma e soprattutto le persone. Ma Pirandello non incolpa l'essere sociale per il fatto che indossi delle maschere e sia tutta apparenza: sa che è una debolezza e un escamotage necessario per stare al mondo. Semplicemente ne studia i tratti e li mette, appunto, in scena nei suoi scritti.

L'umorismo: Pirandello

Pirandello pubblicò il saggio l'Umorismo nel 1908. Nel 1904 prende luce Il fu Mattia Pascal, e questo saggio serve soprattutto, infatti, a delucidarne gli aspetti: L'umorismo è dedicato a Il fu Mattia Pascal.
Nel periodo in cui Pirandello scrive il saggio era già diventato famoso, grazie appunto ai suoi scritti precedenti. In questa fase si delinea solo maggiormente il suo pensiero che prende pian piano vita.
Si tratta di un saggio, quindi non un romanzo, in cui sono presenti molti riferimenti filosofici e letterari che Pirandello espone, dimostrandosi uno dei maggiori conoscitori della disciplina. Laureatosi in Filologia, infatti, Pirandello sottolineerà, nella prima parte del saggio, l'equivalente della parola "umorismo" nelle altre lingue e i suoi diversi significati. Ma soprattutto terrà a spiegare la differenza tra umorismo e comicità, facendo l'esempio della signora imbellettata. Di fronte a una signora che dovrebbe essere in un modo (secondo la "catalogazione" e il pregiudizio generale), e cioè vecchia, vestita a modo e dai comportamenti regali, la donna appare tutt'altro che tipica della sua condizione sociale (troppo eccentrica, con il trucco marcato e le rughe nascoste e piena di gioielli). Questa è comicità: la comicità mette in risalto l'opposto, il contrario di un qualcosa, e fa scaturire risate perché ci si trova di fronte a qualcosa di inusuale e differente da come lo si era immaginato.
L'umorismo, invece, va oltre: non si basa soltanto sull'esplicitazione del contrario, non vuole che se ne rida soltanto. Bensì l'umorismo è un giudice, una sorta di narratore onnisciente. Per questo, quando si è di fronte alla donna tutta parata non si ride di lei ma ci si sofferma a pensare, si ascolta la spiegazione reale che ne segue da quel comportamento, si comprende maggiormente il perché la donna si veste e acconcia in quel modo: forse per piacere più alla società? Forse per essere amata dal marito? Ecco che, dopo questa spiegazione o queste domande che fanno sorgere dei dubbi, non ridiamo più: siamo di fronte all'umorismo.
A questo punto ci si ricollega ai due concetti sopra spiegati: maschera e forma. L'uomo, tramite l'umorismo, appare molto poco cosciente della sua prigione (la forma) e molto poco divertito, dovrebbe essere, di fronte al fatto che è obbligato a indossare delle maschere per, per esempio, non essere deriso come la signora imbellettata.
Quindi Pirandello, tramite il saggio e l'umorismo, si prende a cuore e si fa carico di queste consapevolezze pessimistiche del mondo, della via e delle persone che la occupano, prendendo come esempi i suoi personaggi, di cui si ride per veramente poco tempo perché si giunge presto alla consapevolezza (ecco l'umorismo).

Per ulteriori approfondimenti su Pirandello vedi anche qua.