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Focolaio epidemico: significato, cos’è, come nasce e si manifesta

Daniela Saraco 1 Aprile 2020
D. S.
13/05/2024

Ecco cosa significa focolaio epidemico: etimologia e significato del termine, cosa è, quando nasce e come si sviluppa.

Virus e batteri sono presenti ovunque e danno origine alle malattie infettive.

Ma quando si parla di  focolai epidemici? Qual è la differenza tra epidemia e pandemia?

Il focolaio epidemico si verifica quando una malattia infettiva provoca un grande contagio. Dunque, il numero di casi infetti  colpisce intere comunità o regioni in maniera sproporzionata rispetto a quanto atteso. L’aumento del numero dei contagi potrebbe però essere individuato e previsto anche quando un singolo caso di una malattia trasmissibile, che per lungo tempo non è insorta o non è mai stata riscontrata.

Nel dettaglio, sono delle differenze tra il significato di focolaio autoctono e confermato.

Solitamente, con l’aiuto di un‘indagine epidemiologica, è possibile scoprire la fonte d’infezione studiando  le persone colpite o  il virus stesso. Ma capita spesso, però, che i soggetti affetti da malattie infettive non presentano sintomi. Questo perché esiste un periodo chiamato incubazione, in cui la malattia è già presente ma senza mostrarne i suoi segni. Ecco perché alcune malattie infettive iniziano a diffondersi velocemente, tanto da sviluppare le epidemie o le pandemie. Ma quale è il significato e quali sono le differenze epidemia e pandemia? Vediamolo nel dettaglio.

Cosa significa focolaio epidemico: significato e differenze, pandemia, epidemia e quarantena

Il termine focolaio significa centro di diffusione di un fenomeno negativo. La sua etimologia deriva da una forma di latino parlato focularius, da foculus, diminutivo di focus. In medicina è indicato come la sede del corpo in cui ha luogo un processo patologico. Si può riferire a infezioni piuttosto che di fratture. Epidemico, invece, proviene dal francese e significa che ha natura di epidemia  diffusa in una zona o in un ambiente. Ne esistono diverse tipologie, e nello specifico, distinguiamo:

  • focolaio presunto: due o più casi di infezione da virus Chikungunya, Dengue, Coronavirus o Zika di cui: un caso probabile o confermato, e uno o più casi (possibili/probabili/confermati) che non abbiano viaggiato fuori dall’Italia nei 15 giorni prima dell’insorgenza dei sintomi che siano insorti nell’arco temporale di 30 giorni in un’area territorialmente ristretta.
  • focolaio confermato: due o più casi di infezione da virus Chikungunya, Dengue, Covid-19 o Zika di cui almeno due casi confermati, e uno o più casi (possibili/probabili/confermati) che non abbiano viaggiato fuori dall’Italia nei 15 giorni prima dell’insorgenza dei sintomi, e che siano insorti nell’arco temporale di 30 giorni in un’area territorialmente ristretta.

Epidemia significa, invece, che c’è la manifestazione localizzata e di durata limitata nel tempo di una malattia infettiva. Si verifica, infatti, quando un soggetto ammalato contagia più di una persona e il numero dei casi di malattia aumenta rapidamente in breve tempo. È stata questa la situazione iniziale del coronavirus per  Wuhan e Hubei in Cina;

Mentre il termine pandemia significa che la diffusione di una malattia infettiva coinvolge molti paesi o continenti che  può minacciare gran parte della popolazione mondiale. In entrambi i casi, per limitare la diffusione delle malattie infettive, le persone esposte al contagio sono messe in quarantena. La quarantena è un periodo di isolamento al quale vengono sottoposte persone che potrebbero portare con sé germi infettivi. Per il coronavirus è stata fissata a 14 giorni.

Come nascono i focolai epidemici, come si manifestano e diffondono

I focolai epidemici nascono quando una malattia infettiva colpisce vari individui e determina la diffusione del contagio. Il periodo di tempo tra l’infezione da germi e la comparsa di sintomi di una malattia è detto incubazione. L’incubazione è di diversa durata, a seconda della malattia infettiva. L’infezione può decorrere anche senza sintomi.

Il rischio di contagio, e dunque di creare nuove fonti, si riduce con la quarantena, con vaccini e profilassi. Le malattie infettive hanno caratteristiche diverse di diffusione. Ci sono malattie molto contagiose e altre che lo sono meno. In base alla circolazione del germe, una malattia infettiva può manifestarsi in una popolazione in forma epidemica o pandemica. I virologi analizzano i casi e valutano i rischi. Studiano, inoltre, vaccini e programmi di prevenzione per diminuire la diffusione del contagio.

© Riproduzione Riservata
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Daniela Saraco Sona una donna, una madre, una docente. Scrivo di scuola e di formazione perché è il mio mondo quotidiano. La Direzione di Controcampus mi ha affidato la rubrica sulla scuola, per aiutare a capire meglio le notizie che raccontano la realtà scolastica, con pochi e semplici passaggi: • Cronaca, ossia il racconto dei fatti interessanti accaduti nel mondo della scuola • Inchiesta, è l'approfondimento di un tema attraverso ricerche e interviste. • Intervista, è interessante fare due chiacchiere con una persona particolare che ci può raccontare un'esperienza o una sua opinione. Perché è così difficile raccontare la scuola sui giornali? Perché è difficile trovare giornalisti davvero specializzati nel settore, che ha le sue caratteristiche peculiari e anche il suo lessico giuridico. Far scrivere un articolo sulla scuola a qualcuno che non sa cosa sia un PTOF, ignora le direttive delle ultime circolari ministeriali, non conosce la differenza fra un concorso abilitante per entrare in ruolo e uno aperto solo agli abilitati è come affidare la spiegazione di un discorso finanziario a un giornalista che non mastica neppure i termini base dell'economia. Gli articoli che riguardano la scuola e i suoi problemi, solitamente, nelle redazioni ormai sono affidati in molti casi a cronisti generici. Questo perché, mancando pagine specializzate e un interesse continuativo per il settore, l'articolo parte quasi sempre da un fatto specifico di cronaca spicciola avvenuto in tale o tal altro istituto, e che viene portato a conoscenza dei media da persone estranee alla scuola stessa. Io, invece, essendo ferrata sulle normative del settore e sui termini tecnici e avendo una memoria storica consolidata di quanto è avvenuto in precedenza, racconto episodi e avvenimenti di cui capisco la reale sostanza. Una scuola non ha un ufficio stampa o un addetto ai rapporti con i media, il Ministero non interviene se non con scarni comunicati che riguardano cose sue, i Presidi si trovano a dover rispondere a domande che rischiano di toccare particolari aspetti della privacy degli alunni e che, se rivelati incautamente, possono avere pesanti ripercussioni sulle vite di ragazzi spesso minorenni. Ecco perché risulta importante e necessario far scrivere di scuola a chi la scuola la fa! Leggi tutto