Guelfi e Ghibellini: storia, differenze e conflitti | Studenti.it

Guelfi e Ghibellini in Italia: storia, differenze e conflitti

Storia dei conflitti tra guelfi - favorevoli al papato - e ghibellini - favorevoli all'impero - le due fazioni politiche che in Italia, nel Basso Medioevo, erano contrapposte
Guelfi e Ghibellini in Italia: storia, differenze e conflitti
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1Chi sono Guelfi e Ghibellini?

Farinata degli Uberti, condottiero ghibellino fiorentino del XIII secolo nella battaglia del Serchio
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L’origine dei nomi Guelfi e Ghibellini (dal tedesco Welfen e Waiblingen) è tedesca e risale alla prima metà del XII secolo. Secondo la tradizione, nello scontro di Weinsberg del 1140, i due appellativi fossero le grida di battaglia dei due schieramenti in contesa per la corona imperiale: da una parte, “Hye Welff!”, i sostenitori delle casate di Baviera e di Sassonia e, dall’altra, “Hye Waiblingen!”, la casata di Svevia. Solo successivamente tali denominazioni acquisirono un senso più politico: ossia quando in Germania si lottò per la successione al trono a seguito della morte dell’imperatore Enrico V avvenuta nel 1125.  

“Che cosa è guelfo o ghibellino? Che sono nomi incogniti coloro medesimi che gli dicono”. Leonardo Bruni, Le istorie fiorentine di Leonardo Aretino

2Guelfi e Ghibellini in Italia: la storia

Se l’elezione nel 1152 di Federico I Barbarossa (1122-1190) come imperatore risolse i contrasti tra i Welfen e i Waiblingen in Germania, in Italia si aprì uno scenario del tutto nuovo. Nonostante la pace di Costanza del 1183, l’imperatore Federico II di Svevia (1194-1250) continuò la battaglia del nonno contro la rivendicata autonomia dei comuni italiani. Il risultato fu che si accentuò invece l’eterna contrapposizione tra l’autorità imperiale, ossia i ghibellini, e quella papale, cioè i guelfi.

La prima realtà in cui gli appellativi “guelfo” e “ghibellino” vennero adottati fu quella della Repubblica di Firenze. Durante il XIII secolo, la città toscana fu teatro di contrasti tra le famiglie fiorentine. A causa del progetto politico di Federico II in Italia, tali liti private si polarizzarono tanto da dividere la città nei due famosi schieramenti: i guelfi delle famiglie Buondelmonti, Donati e Pazzi; i ghibellini delle famiglie Amidei, Lamberti e Uberti

La scelta di posizionamento tra uno dei due schieramenti coinvolse quindi sempre più comuni e realtà politiche italiane. Nel regno settentrionale, le signorie ghibelline dei Visconti a Milano e degli Scaligeri a Verona acquisirono sempre più territori. Al centro, l’avanzata ghibellina guidata da Pisa minacciò i guelfi di Firenze e dello Stato Pontificio; infine, al sud, a seguito della rivolta dei Vespri siciliani del 1282, il regno meridionale si spaccò in due, con i territori continentali che passarono ai guelfi angioini, alleati storici papali, e la Sicilia invece ai ghibellini aragonesi.

«L'uno al pubblico segno i gigli gialli oppone, e l’altro appropria quello a parte, sì ch’è forte a veder chi più si falli. Faccian li Ghibellin, faccian lor arte sott’altro segno; ché mal segue quello sempre chi la giustizia e lui diparte; e non l’abbatta esto Carlo novello coi Guelfi suoi, ma tema de li artigli ch’a più alto leon trasser lo vello.» Dante, Divina Commedia, canto VI del Paradiso, 100-108

2.1Guelfi bianchi e guelfi neri e il caso di Dante

Il disaccordo interno al partito dei Guelfi fiorentini portò nel 1300 alla divisione in due fazioni: i Bianchi, guidati dalla famiglia dei Cerchi e sostenitori di una gestione separata dei poteri fra Papa e imperatore, e i Neri con a capo i Donati, assertori del potere unicamente papale.

I dissidi fra le due famiglie erano antichi e con il Calendimaggio del 1300 esplosero in scontri armati; ma fu anche il periodo in cui Dante era priore e furono mandati in esilio in maniera imparziale esponenti di entrambe le fazioni.

Il coinvolgimento diretto del Papa da parte dei Neri, e l’atteggiamento indeciso dei Bianchi (timorosi di danneggiare i loro commerci con le altre città) segna la fine politica di questi ultimi.

Dante fu condannato all’esilio nel 1302 e non fece più ritorno a Firenze.

3Guelfi e Ghibellini in Italia: le differenze

Uguccione della Faggiola (1250-1319): capitano di ventura
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All’inizio il guelfismo italiano non si schierò subito con il papa. Questo avvenne nel momento in cui si sovrapposero i piani dello scontro tra Impero e Comuni con quello della disputa tra Impero e Papato. L’intelligenza politica di papa Alessandro III (1110-1181) fu quella di unire i propri interessi politici di affermazione contro la corona imperiale con l’appoggio dell’indipendenza conquistata dai comuni. Cosicché i guelfi furono i propugnatori della libertà comunale e i sostenitori dello Stato Pontificio. Tradizionalmente guelfe furono i comuni di Milano, Mantova, Padova, Bologna, Perugia, Firenze e Lucca.   

I ghibellini, a differenza dei loro avversari, ebbero immediatamente la protezione imperiale. Le realtà politiche che scelsero la fazione filoimperiale furono quelle città e quei signori feudali, i quali erano infastiditi dal crescente peso politico ed economico dei comuni vicini e del papa. Tuttavia, la sottomissione ai principi imperiali tedeschi dei ghibellini italiani era sostanzialmente formale: schierandosi dalla parte dell’impero fu un modo per poter consolidare e/o appropriarsi di potere sul territorio. Le città storicamente ghibelline furono Pavia, Cremona, Parma, Jesi, Pisa, Arezzo e Siena.

Le guerre tra guelfi e ghibellini non furono altro lo scontro tra diversi interessi di potere. La decisione di parteggiare per l’uno o l’altro schieramento poggiava su motivazioni prettamente più politiche, economiche, sociali e/o religiose anziché su quelle ideologiche. Non ci furono casi isolati di persone che passavano da una parte all’altra: un esempio del cambio di casacca sono gli esiliati Guelfi Bianchi che, per riprendersi Firenze, scelsero di allearsi con gli esiliati ghibellini fiorentini.

“E tu prima, Firenze, udivi il carme Che allegrò l’ira al Ghibellin fuggiasco”, Ugo Foscolo, Dei sepolcri, vv. 173-174

4Guelfi e Ghibellini in Italia: i conflitti

Battaglia di Montaperti tra Guelfi e Ghibellini
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I guelfi fiorentini e i ghibellini senesi si scontrarono il 4 settembre 1260 a Montaperti. Questa battaglia non fu altro che l’espressione cruenta della rivalità secolare che intercorreva tra le Repubbliche di Firenze e di Siena. Nonostante l’appoggio della Lega Lombarda e di altri alleati umbri e toscani, lo schieramento guelfo uscì sconfitto dalla battaglia contro la fazione ghibellina, soprattutto a causa del sostegno del re Manfredi di Sicilia (1232-1266) e degli esiliati ghibellini fiorentini capitanati da Farinata degli Uberti (1212-1264) e dal tradimento di Bocca degli Abati (XIII secolo - 1300). I guelfi abbandonarono Firenze e questa fu sottoposta all’autorità imperiale con il Congresso di Empoli

Anche in questo conflitto dell’11 giugno 1289 tra guelfi e ghibellini vi fu una contesa di supremazia territoriale tra le Repubbliche di Firenze e di Arezzo. Le truppe aretine guidate dal vescovo Guglielmo degli Ubertini (1219 ca - 1289) e dai nobili Guglielmo dei Pazzi del Valdarno (1230-1289) e Bonconte da Montelfeltro (1250-1289), persero contro i guelfi capeggiati dal condottiero francese Guillaume de Durfort (metà XII secolo - 1289) e da Vieri de’ Cerchi (metà XIII secolo - inizi XIV secolo), Ugolino de’ Rossi (1300 ca - 1377) e Corso Donati (1259 ca - 1308), il quale quest’ultimo fu decisivo per la vittoria. La battaglia di Campaldino passò dalla storia alla letteratura per l’accenno che Dante Alighieri fece nel canto V del Purgatorio della Divina Commedia

Il trionfo del ghibellino Ugolino Rossi dopo la battaglia di Campaldino in Toscana, 1289. Affresco, Sala delle gesta dei Rossi, Rocca dei Rossi. Emilia-Romagna
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A fronteggiarsi nella battaglia di Montecatini del 29 agosto 1315 furono i ghibellini delle Repubbliche di Pisa e di Lucca, guidati dal condottiero Uguccione della Faggiola (1250 ca - 1319), e i guelfi delle Repubbliche di Firenze e di Siena e il Regno di Napoli, capitanati da Filippo I d’Angiò (1278-1332). Malgrado lo schieramento guelfo contasse su una superiorità sia militare che economica, contro ogni previsione l’esercito ghibellino vinse in maniera netta, soprattutto grazie al supporto dei cavalieri mercenari tedeschi. Questo scontro inflisse a Firenze un durissimo colpo: sia per le numerose vittime cadute nel conflitto che per il pagamento cospicuo dei riscatti per i prigionieri del la battaglia.

Il 23 settembre 1325 si affrontarono, nella battaglia di Altopascio, la fazione ghibellina dei lucchesi di Castruccio Castracani degli Antelminelli (1281-1328) e dei milanesi di Azzone Visconti (1302-1339) e, dall’altra, lo schieramento guelfo dei fiorentini e dei senesi capitanati dal capitano della guardia pontificia Ramon de Cardona (XIV sec.). L'esercito guelfo subì una clamorosa sconfitta, a causa soprattutto della disorganizzazione militare delle truppe guelfe. L’alleanza ghibellina continuò la sua avanzata in Toscana fino ad arrivare alle mura di Firenze, ma desistendo dal provare a conquistarla.

4.1Domande frequenti

5Dante Alighieri: ascolta la puntata del podcast

Dante è uno dei più importanti rappresentanti guelfi. In questa puntata del nostro podcast ti raccontiamo la sua biografia in breve:

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