FANALE in "Enciclopedia Italiana" - Treccani - Treccani

FANALE

Enciclopedia Italiana (1932)

FANALE (da un der. del gr. ϕανός; fr. fanal; sp. fanal; ted. Laterne; ingl. lantern)

Stefano Ludovico STRANEO
Luigi SUTTINA

Si dà il nome di fanale a una lampada che nella notte o, in generale, nell'oscurità ha l'ufficio di segnalare la presenza di un oggetto fisso (per es. un ostacolo, una fossa, una boa, un'antenna radiotelegrafica, ecc.) o mobile (per es. un veicolo, un bastimento, un aeroplano, ecc.). Questi fanali sono ora quasi sempre elettrici: talvolta però si usano ancora fanali ad acetilene o a petrolio. Si devono ricordare i fanali di rotta o di via di bastimenti ed aeroplani. Essi sono in numero di tre; nelle navi uno, bianco, è sull'albero, gli altri due, uno rosso e uno verde, sono sui fianchi della nave; negli aeroplani i colori sono gli stessi: quello bianco è sulla coda, gli altri due all'estremità delle ali. Talvolta i fanali (per es. quelli delle antenne, delle boe, ecc.) sono ad accensione intermittente, secondo un ritmo stabilito, che può servire a individuare la località ove essi sorgono (v. anche faro; segnalamento marittimo).

Storia e arte. - L'origine di questa specie di grande lanterna è assai antica. I Romani avevano lanterne di forma cilindrica da portare in mano o da appendere, ed esemplari ne furono trovati a Pompei, a Ercolano e altrove. Una pittura vascolare, che raffigura preparativi per un sacrificio, mostra un servo che reca una specie di fanale. Erano allora in uso i fanali anche per uscire di notte nella strada. Una pietra incisa del Museo di Berlino rappresenta Eros munito di lanterna; è famosa una statuetta di piccolo schiavo con lanterna in mano (v. cucullo, XII, p. 82). Nel Medioevo si avevano fanali formati da una specie di gabbia alla quale si applicavano tavolette di corno o di alabastro e poi lastre di vetro per proteggere il lume, secondo si rileva dai romanzi cavallereschi; e in quel tempo i fanali erano anche portatili. Successivamente i fanali andarono variamente modificandosi. Alle pareti di corno, di mica o di carta oleata si è venuto sostituendo il vetro o il cristallo, e l'armatura ha assunto f0rme diverse con ornamenti talora assai ricchi e fastosi. Nei secoli XV e XVI grandi fanali erano collocati sui palazzi per illuminazione e ornamento.

Fanali per segnali usavano già le navi romane (bassorilievo della Colonna traiana, rappresentante un fanale di poppa della nave); particolari pregi d'arte, per la parte ornamentale, ebbero i fanali delle navi segnatamente dal sec. XVI in poi. Erano in legno scolpito con ornati di oro e d'argento, con cristalli e vetri colorati e cupole di bronzo lavorato, e stavano a poppa. Le navi ammiraglie e le galere reali ne recavano di solito tre. Le galere veneziane ne avevano esemplari superbi. Simili fanali si ammirano nel Museo civico di Venezia e nell'Armeria di Madrid e vanno ricordati quelli della capitana dello Strozzi presa alle Isole Azzorre nel 1582 e quelli conquistati nella battaglia di Lepanto. Anche le gondole veneziane avevano fanali di pregio e documenti veneziani del secolo XVIII accennano a forti spese incontrate per fanali e portafanali di getto, a tale fine. Fanali, o lanterne, da processione montati su lunghe aste ebbero ricchissimi ornati specialmente dall'arte barocca.

Fanali di vetro, ovvero di carta, si appendono all'esterno in occasione di feste e luminarie; di carta pieghettata, si dicono palloncini alla veneziana, ma sono, in forma un poco diversa, in uso da lunghissimo tempo presso i Cinesi. Per gusto dell'antico, oggi si vogliono dare ancora forme tradizionali anche a fanali con lampade elettriche.

V. tavv. CXXI e CXXII.

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