Ludendorff, Erich nell'Enciclopedia Treccani - Treccani - Treccani

Ludendorff, Erich

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Generale tedesco (Kruszewnia, Poznań, 1865 - Tutzing, Baviera, 1937). Durante la Prima guerra mondiale condusse vittoriosamente l'esercito sul fronte orientale e, come capo di Stato maggiore, guidò le grandi offensive del 1918. Dopo le dimissioni (1918) militò nell'estrema destra e partecipò al Putsch di W. Kapp (1920) e di A. Hitler (1923). Fallita la sua candidatura alla presidenza del Reich (1925), si ritirò a vita privata.

Vita

Fece rapida carriera nello stato maggiore, raggiungendo nel 1914 il grado di generale di brigata; scoppiata la prima guerra mondiale, fu quartiermastro della 2a armata, partecipando alla direzione delle operazioni contro Liegi. Nell'agosto 1914 fu mandato in Prussia orientale e nominato capo di S. M. dell'8a armata. Fu l'artefice, con P. L. von Hindenburg, di tutte le vittorie tedesche sul fronte orientale, dove svelò le sue notevoli doti di stratega e di tattico, soprattutto nell'impiego delle colonne combattenti e nella manovra attraverso i grandi spazi. Fu ancora a fianco di Hindenburg, allorché (1916) questi divenne il comandante in capo dell'esercito germanico, col rango di quartiermastro del gran quartiere generale e sottocapo di S. M. Le grandi operazioni offensive del 1918, che misero a così dura prova la resistenza dell'Intesa, furono per larga parte opera sua. L. fu sostenitore della guerra sottomarina a oltranza, che tanto contribuì all'intervento degli USA; le sconfitte provocate da questo intervento indussero (20 sett. 1918) L. a consigliare al governo la richiesta dell'armistizio. Dimessosi il 26 ott., lasciò il paese rifugiandosi in Svezia. Dopo la guerra fu a capo del gruppo di estrema destra avverso alla costituzione repubblicana, contribuendo ad alimentare la leggenda del presunto tradimento del paese ai danni dell'esercito combattente; ebbe parte notevole nel Putsch di W. Kapp (1920) e nel tentativo di Hitler del 1923. Nel 1924 fu membro del Reichstag nel gruppo nazional-socialista, al quale si era intanto accostato. Dopo il fallimento della sua candidatura alla presidenza del Reich (1925), si ritirò a vita privata.

Opere

Scrisse memorie e opere di teoria militare: Meine Kriegserinnerungen 1914-18 (1919); Urkunden der obersten Heeresleitung über ihre Tätigkeit 1916-18 (1920); Kriegsführung und Politik (1922). Sotto l'influenza della seconda moglie, Mathilde Spiess, scrisse anche articoli e opuscoli, di mediocre valore, per l'avvento di una religione "germanica".

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