Reichstadt1946
(63170 punti)
13' di lettura
In questo appunto di storia contemporanea si approfondisce la vita della regina Elisabetta II d’Inghilterra. Si ripercorrono i momenti salienti della politica del suo regno e il consenso ottenuto dai sudditi britannici.

Elisabetta II: una regina prestigiosa

Elisabetta II, succeduta al padre Giorgio VI, morto prematuramente nel gennaio 1952, venne incoronata il 2 giugno 1953 regina "per grazia di Dio" del "Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, e degli altri regni e territori ", e di altre quattordici nazioni.
Di diritto passò alla guida del Commonwealth delle Nazioni che oggi comprende, oltre al Regno Unito, 53 Stati indipendenti. È stata anche "Governatore Supremo" della Chiesa d'Inghilterra.
Come i suoi predecessori, ha nominato i Primi Ministri, accontentandosi di scegliere il capo del partito di maggioranza alla Camera dei Comuni o seguendo i consigli dei loro membri più influenti in caso di conflitto: così ha chiamato a governare nel 1957 Harold Macmillan e poi Lord Home nel 1963. Se, come capo di Stato, non aveva potere decisionale, si assicurava però di essere informata di tutto, conservando la possibilità di avvertire il governo, anche se di fatto si accontentava di leggere ogni anno il discorso programmatico dal trono sottopostale dal Presidente del Consiglio e di apporre la sua firma all'elenco delle personalità da rendere nobili. Ma, vista la lunghezza del suo regno – man mano che i Primi Ministri si susseguivano – aveva acquisito esperienza nel mondo politico che le ha conferito nel tempo un certo prestigio.

Per ulteriori approfondimenti sul Regno Unito vedi qui

Il Regno Unito: una nazione in via di cambiamento

Nonostante il prestigio e il rispetto ottenuti, nei primi anni del suo regno le prerogative ufficiali e soprattutto onorarie della monarchia continuavano a declinare. Già prima di lei la Corona perse l'India, nel 1947. Nel 1948, l'Irlanda sfuggì al controllo (formale) dell'autorità reale di Giorgio VI staccandosi da un Commonwealth destinato a unire la metropoli e gli ex domini attorno alla persona reale. Ma fu sotto il regno di Elisabetta II che si verificò il vero crollo dell'Impero coloniale britannico, iniziato con il Ghana nel 1957. Nonostante il Commonwealth si estendesse alle ex colonie divenute indipendenti, i legami tra Londra e le altre capitali si stavano indebolendo. Per molto tempo le Altezze britanniche furono accolte in pompa magna nei paesi membri, ma nel corso degli anni gli atteggiamenti cambiarono. Inoltre, la Rhodesia lasciò il Commonwealth nel 1964; il Canada votò la sua Costituzione nel 1982, mantenendo solo legami simbolici con la madrepatria. L'Australia oggi parla di regime repubblicano. Infine, nel 1988, il Parlamento britannico progettò di trasformare le proprie strutture e i legami intessuti attorno alla persona reale per fornire al suo popolo, questa comunità di 1,6 miliardi di individui, un leader eletto: certamente, la regina avrebbe assunto fino alla fine del suo regno il suo ruolo di capo del Commonwealth, ma chissà se sarà lo stesso per il suo successore.

Per ulteriori approfondimenti sulla Regina Elisabetta II vedi qui

La monarchia inglese, simbolo di tradizione e continuità

Le riforme della devolution di Galles e Scozia (1997), intese a contenere le tendenze secessioniste di queste due nazioni, non fecero che aumentare le pressioni indipendentiste locali. Le riforme di Tony Blair intese a modernizzare il Paese consistettero infatti nel sacrificare la Corona per salvare le vestigia sconvolte dell'Unione e i legami dilatati tra la metropoli e il suo vecchio impero. Riapparve il dibattito sull'utilità di finanziare una monarchia che, in definitiva, non aveva più un ruolo di primo piano. Nel 1991 le venne concessa per un decennio la somma di dieci milioni di sterline all'anno, in cambio del quale attualmente è soggetta a tassazione.
Dopo il matrimonio con il principe Filippo nel 1947, nel contesto delle difficoltà del dopoguerra, l'incoronazione di Elisabetta nel 1953 attestò la congiunzione tra il tradizionale genio dell'istituzione monarchica e l'attaccamento popolare dimostrato alla famiglia reale; la pubblicità fatta intorno alla vita ideale della famiglia reale ha costituito a lungo un polo di stabilità in un paese e in una società in preda allo sconvolgimento. Il popolare Giubileo d'argento della Regina nel 1977, celebrato nel pieno della crisi economica e sociale, ha testimoniato l'attaccamento degli inglesi all'idea di una certa grandezza incarnata dal Sovrano. Ma l'evoluzione del regno finì per mettersi al passo con la famiglia reale. Le sue deviazioni dalla norma tradizionale non sfuggirono più al peso accresciuto della copertura mediatica; da simbolo della nazione, i suoi rappresentanti diventano a poco a poco elementi, certamente prestigiosi, ma tra gli altri, di uno star system mondiale.

Per ulteriori approfondimenti sulla monarchia inglese vedi qui

Dissenso popolare in crescita

Se il matrimonio del principe Carlo con la giovane aristocratica Diana Spencer, nel 1981, fu seguito con entusiasmo dagli inglesi, precipitati in una profonda recessione economica, la fiaba svanì e le controversie coniugali della coppia principesca non tardarono ad essere svelate. In pieno giorno, nonostante gli sforzi della regina. Ma, sostenuta dalla popolazione nei suoi difficili rapporti con la famiglia reale, apprezzata per le sue qualità umane e per il suo coinvolgimento in azioni umanitarie (bambini martiri, malati di AIDS, lotta alle mine antiuomo, ecc.), Diana godeva di grande popolarità. Infatti, Lady Di, promossa a Principessa del Popolo dal Primo Ministro Tony Blair durante il suo elogio funebre del 6 settembre 1997, fu qualificata come un'altezza "moderna". Quanto ad Andrew, secondogenito della regina, il duca di York, egli sposò una persona comune divorziata, Sarah Ferguson. Solo mezzo secolo prima, una tale azione sarebbe stata inconcepibile. A questo proposito, l'anno 1992 potrebbe essere descritto come un “annus horribilis” per la regina: il castello di Windsor in fiamme, l'annuncio della separazione di Carlo e Diana (seguito da quello del divorzio due anni dopo) e, divorzio e nuovo matrimonio di Ann, figlia della regina, matrimonio fallito di Andrea e Sara. Gli inglesi, esasperati dalle differenze comportamentali di una famiglia che avrebbe dovuto incarnare un ideale, tutto a spese del contribuente, cominciarono a porsi la questione del costo della monarchia. La tarda e fredda reazione della Regina alla morte accidentale di Diana il 30 agosto 1997 a Parigi, che suscitò un'intensa emozione in tutto il Paese e oltre i confini, oscurò l'immagine di una monarchia completamente fuori dai tempi. Fino ad allora risparmiata, Elisabetta vide la sua popolarità precipitare: il 60% degli inglesi avrebbe voluto che il principe Williams, primogenito di Carlo e Diana, ereditasse il trono. Se quindi la monarchia non fu realmente messa in discussione, sembrava che gli inglesi si aspettassero da essa un cambiamento di comportamento.

Per ulteriori approfondimenti sulla famiglia reale inglese vedi qui

Riforme per ripristinare i legami con i sudditi

Aiutata da nuovi e abili consiglieri di comunicazione, sotto l'ambigua guida di Tony Blair, la monarchia lanciò questa nuova sfida. Molte le riforme dell'istituto: tra le altre, l'abrogazione della clausola anticattolica che vieta all'erede alla corona di essere cattolico o di sposare un cattolico; separazione tra Chiesa e Stato, in particolare ponendo fine al primato del sovrano sulla Chiesa d'Inghilterra. Lo stesso principe Carlo stava gradualmente tornando a favorire i suoi sudditi che sembravano accettare l'idea del suo nuovo matrimonio con colei che è stata la sua amante dal 1970, Camilla Parker-Bowles. Il matrimonio del figlio più giovane della regina, Edward, con la popolana Sophie Rhys-Jones il 19 giugno 1999, celebrato in uno sfarzo più semplice, fu di buon auspicio per il futuro. Era con lo stesso spirito che Elisabetta II celebrò il cinquantesimo anniversario del suo regno nel 2002. La morte della Principessa Margareth, poi quella della Regina Madre all'inizio dell'anno, oscurò la preparazione ai festeggiamenti, ma rafforzò il legame tra i sudditi e la loro Regina. Sembrava addirittura che la morte della regina madre avesse ringiovanito l'immagine dei Windsor. Gli inglesi si riconciliano allora con la famiglia reale: dopo un funerale solenne ed emotivamente carico, oltre il 50% del pubblico le dette il proprio sostegno, tra loro molti giovani. Il rifiuto della maggioranza di una moneta (l'euro) che non avrebbe portato l'effigie della regina è un'ulteriore prova del cambio di visione del Paese sull'istituzione oltre che sulla persona del monarca.

Per ulteriori approfondimenti sul governo inglese vedi qui

Un prestigio restaurato e rafforzato alla fine del Regno

Un altro segnale di questo ritorno del favore: nonostante le nuove rivelazioni non proprio edificanti a proposito dei Windsor (il processo a Diana Butler alla fine del 2002, le voci di uno scandalo sessuale diffuso da un ex cameriere di Buckingham Palace un anno dopo, le scappatelle del principe Harry), l'annuncio, nel febbraio 2005, dell'unione di Charles e Camilla Parker-Bowles non destò clamore, anzi. La Chiesa anglicana consentì il nuovo matrimonio dei divorziati; inoltre, la nuova moglie venne nominata duchessa di Cornovaglia e non principessa di Galles. In segno di disapprovazione, la regina non partecipò alla cerimonia privata, che ebbe luogo nel castello di Windsor. Nuova prova del rinnovamento dell'attaccamento dei sudditi alla monarchia è stata la popolarità, nel 2006, delle cerimonie in onore degli 80 anni del sovrano. La monarchia, inoltre, cercò di tenersi al passo con i giovani e al passo con i tempi: si aprì così una pagina Internet, mentre sul sito YouTube venne trasmesso il tradizionale messaggio televisivo natalizio della sovrana. Attenta a colmare il divario che la separava dai suoi sudditi, ma preoccupata di non allontanarsi mai dalla distanza cortese che riteneva adeguata alla funzione ricoperta, Elisabetta II trovò le parole giuste nel suo messaggio di Natale del 2008, quando mostrò considerazione e simpatia per le vittime della crisi economica, e che in mezzo alle turbolenze finanziarie, evocando le prove del passato, fece appello al loro coraggio. Lei stessa si pose all'unisono, limitando vistosamente le proprie spese e quelle della famiglia. La sua popolarità raggiunse il culmine anche dopo il G20 di Londra nell'aprile 2009, che ha presieduto come il più anziano Capo di Stato presente: mentre numerose istituzioni britanniche (banche, giustizia, Parlamento, Chiesa) sono state colpite da ogni tipo di scandalo, la monarchia, garante di stabilità in un mondo più che mai mutevole, e ovviamente disorientato, sembrava, così, essere “ristabilita”. Inoltre, i problemi di salute subiti dal principe Filippo, scomparso nel 2021, ha suscitato una notevole ondata di simpatia nella popolazione, mentre Elisabetta II celebrò il 6 febbraio 2012 il 60° anniversario della sua ascesa al trono e poi all’inizio giugno, ufficialmente, il giubileo di diamante, con un certo splendore ma anche con l’austerità addetta ai tempi difficili attraversati dal Regno Unito.
La regina Elisabetta è deceduta l'8 settembre 2022 e le è succeduto sul trono il figlio Carlo con il nome di Carlo III.

Per ulteriori approfondimenti su Carlo d’Inghilterra vedi qui