Eleonora d’Aquitania, una regina indomita

Eleonora d’Aquitania, una regina indomita

Nata nel 1122, duchessa del territorio più vasto del XII secolo, due volte regina, prima a imbarcarsi per una crociata, confinata per più di un decennio, mecenate, politica e viaggiatrice instancabile, Eleonora d’Aquitania è considerata dagli storici la "nonna d’Europa"

Madre di dieci figli, due dei quali divennero re, il suo sangue scorre nelle vene di molte delle case reali dell’Europa occidentale. Tuttavia alcuni dei tratti dell’affascinante regina Alienor d’Aquitania, Eleonora in italiano, rimangono un enigma.

Quasi non esistono documenti scritti di suo pugno. Oltre alle sue lettere e alle sue imprese, non conosciamo molto di questa donna. Il suo aspetto, la personalità e i pensieri sono incognite che accedono la fantasia degli scrittori. Eleonora d’Aquitania è protagonista di molti romanzi perché l’immagine di questa donna longeva, intelligente, colta, intrepida e indomita ha lasciato il segno nella storia delle monarchie europee.

La regina Eleonora in un ritratto immaginario di Anthony Frederick Augustus Sandys del 1858. National Museum of Wales, Cardiff

La regina Eleonora in un ritratto immaginario di Anthony Frederick Augustus Sandys del 1858. National Museum of Wales, Cardiff

Foto: Pubblico dominio

Indomita regina di Francia

Dopo aver ereditato il titolo di duchessa di Aquitania, a quindici anni fu incoronata regina consorte di Francia per aver sposato Luigi VII il Giovane. A ventiquattro anni s’imbarcò con lui per la Seconda crociata. Il viaggio si rivelò un fiasco e provocò grandi litigi con il marito. Secondo alcuni la causa fu la gelosia suscitata dal rapporto eccellente e ambiguo da lei stabilito con lo zio, Raimondo di Antiochia. Secondo altri furono le differenze nelle difficoltà dei percorsi intrapresi dai consorti. Quel che è certo è che lo stesso papa Eugenio III dovette intervenire per farli riconciliare.

Tuttavia poco prima di rientrare ottennero l’annullamento ecclesiastico del matrimonio. Non andavano d’accordo e sembra che Eleonora non fosse disposta a condurre una vita anodina e sottomessa allo sposo. Un altro argomento suggerito è che la coppia aveva avuto solo due figlie femmine e che Luigi era impaziente di avere un maschio (in realtà dovette sposarsi quattro volte prima di produrre un erede). Altre versioni sostengono che lei si era già innamorata di Enrico Plantageneto.

Sono tutte spiegazioni possibili. Bisogna però considerare che era normale che un uomo ripudiasse la moglie con la scusa della consanguineità, o del non avere figli, quando in realtà si trattava soprattutto di strategia politica. In questo caso sembra che fu lei a proporlo e che Luigi acconsentì, anche se ciò comportò la perdita del ducato d’Aquitania, proprietà di Eleonora.

 Louis VII il Giovane in un dipinto del 'Recueil des rois de France' di Jean Du Tillet (XVI secolo). Bibliothèque Nationale de France

Louis VII il Giovane in un dipinto del 'Recueil des rois de France' di Jean Du Tillet (XVI secolo). Bibliothèque Nationale de France

Foto: Pubblico dominio

Regina ribelle d’Inghilterra

All'età di trent’anni, e a soli tre mesi dal divorzio, Eleonora sposò il conte di Anjou, Enrico II Plantageneto, diventando regina consorte d’Inghilterra. Un ruolo che visse con grande intensità. Vent’anni dopo, nel 1173, dalla Francia Eleonora si mise alla testa di una rivolta contro suo marito il re, ma le truppe di Enrico riuscirono a catturarla mentre fuggiva da Parigi travestita da uomo. Il sovrano la fece confinare, e la regina non fu liberata fino alla morte del marito. Sul periodo di tempo che passò rinchiusa ci sono discrepanze: per alcuni undici anni, per altri quattordici o anche più.

Nelle biografie più antiche si narra che la rivolta fu motivata dalla gelosia verso l’amante del re, Rosamunda Clifford. Ma che i re avessero delle amanti era cosa nota e abituale. Altre ragioni politiche spiegano meglio questa ribellione: con il tempo Enrico era diventato un despota crudele e intransigente; non aveva intenzione di cedere anche solo una parte del suo potere ai figli; inoltre, i suoi dissapori politici con Thomas Beckett e l’assassinio di quest’ultimo avevano probabilmente pesato nella decisione.

Le diverse interpretazioni della questione sono state esplorate in molti romanzi. Quel che si sa è che Eleonora, dopo la sua liberazione, ormai vedova e madre del re d’Inghilterra Riccardo Cuor di Leone appena incoronato, avrebbe svolto un ruolo politico fondamentale per tutto il resto della vita.

Rappresentazione di Enrico II ed Eleonora d’Aquitania in un manoscritto del XIV secolo

Rappresentazione di Enrico II ed Eleonora d’Aquitania in un manoscritto del XIV secolo

Foto: Pubblico dominio

Regina delle lettere

Sotto i suoi due regni Eleonora d’Aquitania portò a corte l’eleganza e la sofisticatezza della sontuosa Poitiers, la città della sua infanzia. La sua raffinatezza era il risultato della conoscenza delle arti e di una vita vissuta circondandosi d’intellettuali di prim’ordine. In effetti, con il benestare dei consorti Eleonora fu mecenate di molti artisti, e portava con sé ovunque andasse trovatori, musicisti e poeti.

Nella Francia del XII secolo la poesia era un intrattenimento, ma comportò anche la scoperta di una nuova sensibilità. L’accesso alla cultura iniziava a diventare un tratto tipicamente aristocratico, un modo per differenziarsi dalla plebe. Il tema letterario dell’amor cortese promosso dalla corte di Eleonora riflette questa distinzione tra classi: le donne nobili andavano conquistate, le altre semplicemente possedute.

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Era pur sempre una donna del Medioevo

Affermare che Eleonora fosse femminista potrebbe risultare alquanto azzardato, perché non ci sono prove rigorose a dimostrarlo. Tuttavia, la regina difese sempre davanti a tutto il proprio dominio sull’Aquitania, anche contro i suoi mariti. Gli storici Martin Aurell e Jean Flori ritengono che ci si debba guardare dagli anacronismi: le donne della monarchia francese del XII secolo avevano un ruolo secondario nella sfera pubblica, che potevano svolgere solo o in quanto madri, o se il re partiva per un lungo viaggio o veniva catturato.

Eppure, secondo il medievalista Georges Duby questo fu il secolo delle ereditiere, e, come racconta la storica Helen Castor, Eleonora e altre regine dell’epoca sfidarono gli uomini e si dimostrarono indomite, audaci, intrepidi e valorose.

Possibile raffigurazione di Eleonora d'Aquitania e del figlio Giovanni Senza Terra del 1174. Affresco della cappella di santa Radegonda a Chinon, Francia

Possibile raffigurazione di Eleonora d'Aquitania e del figlio Giovanni Senza Terra del 1174. Affresco della cappella di santa Radegonda a Chinon, Francia

Foto: Pubblico dominio

Il suo rifugio: l’abbazia di Fontevraud

Eleonora fu protettrice e mecenate dell’abbazia di Fontevraud, dove durante la vecchiaia si ritirò per lunghi periodi. Ne fece un luogo di riposo, un centro culturale e anche la necropoli reale dei Plantageneti. Governata sempre da donne, la sua influenza come circolo cortigiano, intellettuale e artistico durò quasi settecento anni. Fu smantellata durante la Rivoluzione francese, e nel 1804 Napoleone la trasformò in un durissimo carcere. Mantenne questo ruolo fino al 1963. Riuscì finalmente a tornare un circolo culturale nel 1975. Anche se i resti di Eleonora riposano a Fontevraud, non si sa per certo se morì qui, a Chinon o a Poitiers.

La regina visse ottantadue anni, in un’epoca in cui la speranza di vita era di cinquantaquattro. Alcuni storici affermano che la longevità era comunque abbastanza abituale tra le donne dell’aristocrazia. Sfinita e malata dopo una vita lunga e turbolenta, in cui aveva seppellito otto dei suoi dieci figli, morì il 31 marzo 1204. La sua singolarità emerge anche dall’effigie della sua tomba, su cui è ritratta mentre legge un libro.

Effigie di Eleonora d’Aquitania sulla sua tomba nella chiesa dall’abbazia di Fontevraud

Effigie di Eleonora d’Aquitania sulla sua tomba nella chiesa dall’abbazia di Fontevraud

Foto: Pubblico dominio

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* Questo articolo è stato pubblicato originariamente su The Conversation e viene pubblicato qui su licenza Creative Commons.

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