Papa Bonifacio VIII e i suoi banchetti

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Papa Bonifacio VIII e i suoi banchetti


Dopo le dimissioni di Celestino V, nel 1294 venne eletto papa Benedetto Caetani con il nome di Bonifacio VIII.
Fu l’uomo che rappresentò il potere pontificio da vero monarca. Sulla sua tavola i cucchiai o le "furcelle" (forchette a tre rebbi) erano d'oro, come le saliere e le salsiere, mentre coppe o bicchieri avevano la trasparenza preziosa delle pietre dure. Il tutto sfavillava su candide tovaglie di lino bianco e rosa o di luccicanti sete. Durante i lussuosi ricevimenti sedeva ad un tavolo posto il più in alto degli altri, per far comprendere a tutti quale fosse il suo ruolo.
Benedetto Caetani era uomo colto e preparato, e quando salì al Soglio Pontificio si circondò anche di professionisti qualificati nell’arte del cibo. Cuochi, panettieri, bottiglieri, speziali animavano la sua cucina, e la loro responsabilità era grandissima, perché Bonifacio VIII viveva nel terrore di essere avvelenato dai nemici.
I bottiglieri prima di servire le bevande le assaggiavano davanti a lui, mentre i capocuochi dovevano, prima di porgergli il piatto, ricevere dal Papa "l'assazum", strumento che servica per l’assaggio degli alimenti al fine di verificarne la non tossicità.
Dai registri delle spese della corte pontificia è possibile scoprire che Bonifacio mangiava carne ben quattro volte la settimana, le sue leccornie preferite erano maiali, capretti, agnelli. Il pesce, preparato in mille ricette, arrivava in tavola tutti i giorni di vigilia e le spezie venivano comprate in grosse quantità.
Bonifacio VIII è passato alla storia per avere accolto le istanze di penitenza, espiazione e conversione che scuotevano l’Europa di quel tempo, indicendo il primo giubileo. Fu nell'anno domini 1300 addi 22 febbraio, che così decretò:
"Annus centenus - Romae semper est Jubileus
Crimina laxantur - cui poenitet ista donantur
Hoc declaravit - Bonifacius et roboravit"
(L’anno centesimo a Roma è sempre Giubilare/I peccati sono assolti le pene condonate/Questo dichiarò Bonifacio e confermò).
I detrattori del Papa, che avevano visto in questo Giubileo essenzialmente un grosso affare economico per le spendarecce casse della curia, cambiarono subito il senso del ritornello. Al posto del termine “laxantur” (sono assolti), sostituirono la parola “taxantur” (sono tassati), alludendo al Giubileo come ad una “tassa sui peccati”.
L'arroganza del potere papale gli creò molti nemici, fra questi anche Dante Alighieri che, non potendolo inserire da vivo nell'Inferno della "Commedia", gli fece sapere che comunque il suo posto era già pronto nella bolgia dei simoniaci.
A Bonifacio VIII di una nobile famiglia di Anagni, è stata dedicata dai suoi concittadini una elaborata ricetta.
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