di Luca Fumagalli

Tra i pochi lavori di Brian Moore apparsi in traduzione anche in Italia, Cattolici (in originale Catholics) è un romanzo breve del 1972 che ha per tema, tra gli altri, la crisi della Chiesa generata dal Concilio Vaticano II. La questione, piuttosto spinosa in anni i cui gli effetti delle riforme cominciavano a farsi visibili, è però affrontata dall’autore nordirlandese con un piglio decisamente peculiare, evitando ogni facile manicheismo, per mostrare piuttosto, sullo sfondo di una contesa dottrinale, un’umanità dolente svuotata dal didentro, che sembra aver perso ogni cosa, ogni punto di riferimento, ogni certezza.  

Del resto Moore, autore difficilmente etichettabile, ebbe da sempre un rapporto estremamente complesso e difficile con la fede cattolica nella quale era cresciuto in quei di Belfast, una miscela di zelo clericale e nazionalismo irlandese che mal sopportava, tanto che sul finire dei suoi giorni, in volontario esilio in California, arrivò addirittura a dichiararsi ateo.

Brian Moore

Eppure, sfogliando le pagine di molte antologie anglosassoni dedicate alla “letteratura cattolica” è facile imbattersi nel suo nome, se non altro perché la questione religiosa – e i conflitti morali che ne scaturiscono – fa capolino in buona parte della sua produzione. L’approccio non è mai scontato e Moore, non a caso, ebbe un ammiratore d’eccezione nel collega Graham Greene, che lo considerava il migliore tra gli scrittori contemporanei proprio per l’imprevedibilità dei racconti, sovente giocati sul filo dell’ambiguità (una cifra stilistica che accomunava i due).

Cattolici, uno dei romanzi più noti, se non il più noto, di Moore, presenta una trama che procede lineare fino all’epilogo, senza grossi scossoni, costruita attorno a una serie di dialoghi particolarmente densi e significativi.

La vicenda si ambienta in un futuro prossimo, quando il Concilio Vaticano IV ha ulteriormente cambiato il volto della Chiesa, che ora abbraccia la teologia della liberazione, lo spirito ecumenico e, dalle notizie che si ricavano qua e là tra le pagine del libro, sembra che abbia intenzione di arrivare a una qualche forma di unione col buddismo. Tuttavia sulla remota isola di Muck, nella parte sud occidentale dell’Irlanda, sorge un antico monastero i cui monaci, una trentina in tutto, seguitano a celebrare messa in latino e mantengono le pratiche tradizionali della Chiesa, compresa la confessione individuale, ormai vietatissima. Da quando un paio di mesi prima una troupe della BBC ha filmato una messa officiata per gli abitanti di un paesino dell’entroterra, Muck, fino a quel momento ignorata da tutto e da tutti, ha iniziato a essere invasa da torme di pellegrini provenienti da ogni angolo dell’Europa e del mondo, desiderosi di riscoprire le solide radici di una fede annacquata dai troppi compromessi ecumenici. La cosa, inutile dirlo, indispettisce il Vaticano che manda sul posto Padre James Kinsella, un sacerdote americano di origini irlandesi, con l’ordine di imporre all’abate, Padre Tomás O’Malley, di abbandonare per sempre il vetus ordo e di abbracciare la nuova liturgia.

La traduzione italiana del romanzo di Moore

Queste le premesse di una storia che, come già anticipato, sfugge dal pericolo di trasformarsi in una noiosa opera a tesi e che rivela, nel confronto tra due visioni opposte e inconciliabili della Chiesa – quella “progressista” figlia dell’ennesimo Concilio Vaticano e quella “tradizionalista” incarnata dai monaci di Muck –  molti dei dubbi che furono dello stesso Moore e, più in generale, del mondo cattolico postconciliare. Se da una parte, infatti, l’autore è portato per indole ad apprezzare un cattolicesimo più aperto e tollerante rispetto a quello sperimentato in gioventù, dall’altra niente gli leva la consapevolezza di come, rinunciando alla propria tradizione millenaria, la Chiesa sia destinata all’estinzione, senza possibili vie di fuga. La sensazione è che nel nuovo mondo descritto da Moore la religione si sia trasformata in qualcosa di politico che ha poco a che fare con la spiritualità. Davanti a Dio è stato messo l’uomo con i suoi diritti, mentre i fautori dell’ “aggiornamento” non fanno altro che parlare dell’esigenza di cambiare la società: «La Chiesa a dispetto della sua storia e della sua dipendenza dal mito e dai miracoli, oggi è l’organizzazione attraverso la quale la rivoluzione sociale può raggiungere certe aree del pianeta».

Sciogliere il bandolo della matassa è quindi operazione assai complessa che fa il paio con la poliedricità dei due protagonisti, non privi di drammatiche contraddizioni.

Padre Kinsella, ad esempio, nella sua uniforme ecumenica di color grigio-verde parla di misericordia, di perdono, ma non si rende conto che, in verità, si sta prestando a compiere il lavoro sporco per una Chiesa non meno autoritaria di quella “vecchia”. Ecco allora che l’abate gli fa notare come il suo atteggiamento non sia per nulla diverso da quello del tipico inquisitore, con la differenza che ora ad essere giudicata con sospetto non è una deviazione dottrinale ma ciò che si è sempre insegnato come vero: «L’ortodossia di ieri è l’eresia di oggi».

L’ultima edizione inglese di Cattolici

Dal canto suo l’anziano Padre O’Malley, il cui nome, Tomás, rimanda esplicitamente a San Tommaso il dubbioso, è un uomo dotato di fascino e carisma, una guida certamente autorevole per la piccola comunità di cui è responsabile. Muck è la quintessenza della tradizione, un luogo fuori dal tempo, che è scampato sia alle persecuzioni di Enrico VIII che a quelle di Cromwell; nemmeno la tecnologia ha mai lambito l’isola, e l’elicottero su cui giunge Padre Kinsella, emblema della modernità che avanza, è il primo velivolo ad atterrare lì. Nondimeno, pur difendendo l’operato suo e dei suoi monaci, Padre O’Malley si trova infine costretto ad ammettere di aver perso la fede: «Quando cercava di pregare, solo il nulla si materializzava e quando sprofondava nel suo malessere ci restava per giorni, settimane, mesi, a volte un anno, come era successo dopo Lourdes». L’abate ha iniziato ad avere i primi dubbi proprio durante un pellegrinaggio presso il famoso santuario mariano – definitivamente chiuso all’epoca in cui è ambientato il racconto –, segnato dal contatto con la sofferenza di tanti malati nel corpo e nell’animo e infastidito dai venditori di paccottiglia religiosa. Almeno in questo lui e Padre Kinsella sono simili: nessuno dei due crede più nei miracoli.

L’incontro-scontro tra loro genera un cortocircuito che abbatte ogni possibile pregiudizio e che ha il vantaggio di mettere il lettore in una posizione scomoda, incapace di parteggiare per l’uno o per l’altro, avviluppato com’è tra il grigiore inafferrabile di due anime a loro modo ferite.

Accanto a una sommaria presentazione delle ragioni teologiche tanto dei “progressisti” che dei “tradizionalisti”, Cattolici va a toccare molti altri temi scottanti, a partire dalla disamina del tipo di cattolicesimo praticato in Irlanda. A tal proposito, con cenno ironico, si cita esplicitamente G. K. Chesterton, per poi passare senza soluzione di continuità a trattare i conflitti che sono innescati dalla frizione tra coscienza e dovere d’ubbidienza, tra libertà e autorità (can tanto di monaci scalpitanti quando l’abate pare incline ad assecondare le direttive vaticane). Si parla pure di passato – rigettando il passatismo – e di quanto possa essere importante la fede per orientare correttamente la vita delle persone.

L’edizione Penguin del 1977

Al netto dei molti interrogativi che vanno ad accumularsi pagina dopo pagina, quel che è certo è che Moore, dopo Cattolici, prese a scrivere romanzi in cui la Chiesa smette di essere perlopiù canzonata per tramutarsi in un’interlocutrice, a volte affascinante, a volte repellente, ma pur sempre credibile.

In ultimo, vale la pena segnalare che nel 1973 dal romanzo è stato tratto un film omonimo con Trevor Howard e Martin Sheen nei panni dei protagonisti (si trova completo su YouTube, disponibile solamente in lingua inglese)[1]; rispetto al libro si registrano delle piccole discrepanze che però non vanno ad intaccare minimamente la sostanza di una vicenda tanto dolorosa quanto affascinante.


[1] https://www.youtube.com/watch?v=7CQYv_emTAE&t=4138s



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Fonti immagini: https://www.irishtimes.com/culture/books/brian-moore-my-real-strength-is-that-i-am-a-truthful-writer-1.3726350 (foto di Moore)