CREMONA in "Enciclopedia Italiana" - Treccani - Treccani

CREMONA

Enciclopedia Italiana (1931)

CREMONA (A. T., 24-25-26)

Angelo OTTOLINI
Angelo MONTEVERDI
Tammaro DE MARINIS
Arturo SOLARI
Manfredo VANNI
Mario Stradivari
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Città della Lombardia, capoluogo di provincia. Deve l'origine alla posizione geografica, sorgendo essa sulla riva sinistra del Po, a 47 m. s. m., in località adatta al passaggio di questo fiume; ha perciò un'importanza analoga a quella della vicina Piacenza. Ragioni commerciali e, nello stesso tempo, ragioni strategiche mantennero a Cremona la sua importanza; essa è, infatti, una delle città sorte presso le rive del nostro massimo fiume, e, per di più, è l'ultima che si trova discendendo il fiume stesso; oltre Cremona non vi sono sul Po altri centri notevoli.

La città si presenta con aspetto monumentale e moderno: accanto ai palazzi e alle chiese, testimoni d' una opulenza che non venne distrutta dal decadimento politico, sorgono gli edifici moderni, fra cui il palazzo del Credito commerciale in Piazza Roma, il palazzo dell'Immobiliare in Corso Campi, la Casa di vendita Guastalli, in Corso Garibaldi, il Centro scolastico elementare di Via Realdo Colombo con la struttura architettonica in terra cotta, il palazzo Vida, e ora, per opera del Fascismo, quelli delle Poste, della Banca del Lavoro, della Federazione Agricoltori, del Governo. È in costruzione il palazzo dell'Istituto Nazionale delle Assicurazioni, con una galleria aperta al pubblico.

La città è dominata dal campanile del Duomo, il famoso Torrazzo, alto 110 metri, dalla cui sommità la vista spazia per tutta la bassa e piatta pianura cremonese, mentre al disotto si stende la città, nella sua forma ellittica, circondata, quasi da ogni parte, dai bastioni, antiche mura ora in gran parte demolite.

Il centro cittadino è costituito dalla Piazza del Comune, che, con il Duomo, il Torrazzo, il porticato, la Loggia della Bertazzola, il Battistero, il Palazzo del Comune e l'antica Loggia dei Militi, è veramente grandiosa e di ammirabile effetto scenico. A poca distanza, sempre nel centro cittadino, si apre l'elegante Piazza Roma che con il suo giardino e il numeroso pubblico, che qui usa radunarsi, dona alla città un aspetto signorile, sontuoso, vivace, degno d'un grande centro.

Oggi Cremona deve la sua principale fonte di ricchezza sia all'agricoltura, che si sviluppa sempre più intensiva e razionale nei territorî circostanti, anche con l'ausilio d'imponenti opere idrauliche, sia all'industria, la quale è andata in questi ultimi anni prendendo uno speciale sviluppo. Notissima è l'industria del torrone, i cui prodotti vengono largamente esportati accanto ad altri dolciumi e alla rinomata mostarda. L'allevamento intensivo dei suini e dei bovini nei dintorni permette lo sviluppo di fiorenti industrie di salumi e di latticinî, sempre più ricercati sul mercato. Ma, forse superiore a tutte per l'alto valore dei suoi prodotti, è tuttavia l'industria della seta, che, una volta limitata alla trattura, si è ora specializzata anche nella tessitura. Fra le altre industrie sono poi da ricordare: quella delle aste dorate, dei musaici, quella dei pianoforti e l'altra tradizionale dei violini; le varie industrie meccaniche specialmente quella delle macchine agricole; l'industria dei laterizî, i quali ultimi per la loro speciale lavorazione si adattano alla costruzione dei grattacieli americani.

Il comune di Cremona contava nel 1861 31.001 ab.; 31.930 nel 1881;37.693 (di cui 31.077 nella città) nel 1901; 40.436 (di cui 30.633 nella città) nel 1911. Dal censimento 1921 l'area del comune - in seguito ad aggregazioni - risulta accresciuta da 12,79 kmq. a 70,42; il comune, così costituito prende nome di Cremona e Uniti e conta 59.056 ab., così distribuiti: 43.677 nel centro urbano, 8226 in altri 8 agglomerati (tra cui Baraccone, Baraccone dell'Angelo, Borgo Loreto, San Bernardo, con più di 1000 ab. ciascuno), i rimanenti nelle case sparse.

Il Po scorre a sud-ovest della città, e raggiunge in questo tratto la larghezza di circa 1 km., con una portata media di 1800 mc. al secondo; la massima portata può arrivare sino agli 8000 mc. (8500 nell'anno 1872), con conseguenze però spesso disastrose per tutta la circostante regione. Un grandioso ponte in ferro, inaugurato nell'anno 1892, unisce le due rive e serve tanto alla viabilità ordinaria, quanto alla tranvia per Piacenza e alla ferrovia.

Monumenti. - Due età furono a Cremona di grande attività artistica: l'età comunale e il Rinascimento. La prima è quella dei grandi monumenti pubblici, religiosi e civili; la seconda è quella delle ricche dimore signorili e dei vasti cicli pittorici. Fiorì infatti allora a Cremona un'insigne scuola di pittura.

L'edifizio più antico della città è forse, nel suo complesso, la chiesa di S. Michele, che risale al sec. XII, e utilizzò nella costruzione capitelli e colonne dell'età classica e dell'età barbarica: schietto esempio di basilica romanica, con un'elegante facciata a tre comparti perfettamente aderente alla struttura interna a tre navate, e con un'abside coronata originalmente all'esterno da incavi lunghi e sottili (tratto che si ritrova in due altre antiche chiese cremonesi, S. Lorenzo e S. Vincenzo): nell'interno sono notevoli avanzi d'un affresco del primo Trecento.

Il Duomo attuale (di quello primitivo si ha solo qualche interessante avanzo del pavimento a musaico) fu cominciato nel secolo XII e sorse allora a pianta basilicale, a cui fu aggiunto tra il 1288 e il 1342 il transetto, notevole per le due belle facciate a capanna ricche di leggiadre terrecotte. La facciata principale non ha della primitiva che le due torrette laterali e il portale, adorno di sculture anche più antiche: ma il gran rosone fu eseguito da Jacopo Porrata nel 1274; e poco più tardi fu costruito il bel protiro, ove furono adattati anteriori frammenti decorativi (tra cui un bassorilievo ricordante l'arte dell'Antelami) e collocate in seguito tre statue attribuite a Giovanni di Balduccio; il rivestimento marmoreo di tutta la facciata, il troncamento della primitiva fronte triangolare e il soprelevamento della parte mediana, con le volute che tentano di accordare il nuovo col vecchio, furono ideati e iniziati nel 1491 da Alberto da Carrara e compiuti nel 1508 da Gian Pietro da Rho: negli stessi anni si costruiva il portico ai due lati del protiro. Nell'interno il Cinquecento poco lasciò sussistere dell'antecedente decorazione pittorica, ma tutto riempì trionfalmente delle sue forme e dei suoi colori: il gran ciclo d'affreschi della navata maggiore fu compiuto dal 1506 al 1573 per opera di Boccaccino, di Gianfrancesco Bembo, d'Altobello Meloni, del Romanino, del Pordenone, di Bernardino Gatti, di Antonio e Bernardino Campi; e insigni quadri di questi e d'altri pittori cremonesi adornano gli altari delle minori navate e le cappelle. Preziose sculture dell'Amadeo e di Benedetto Brioschi s'ammirano alle pareti, ai pergami, nella cripta; mirabili tarsie e intagli di Gian Maria Platina (1490) nel coro.

Di fianco alla facciata principale del Duomo sorge il Torrazzo. eretto in due tempi: verso il 1250 il severo tronco quadrato, intorno al 1284 la leggiadra ghirlanda ottagonale, che si spinge con la guglia sino all'altezza di 110 metri. Ai piedi del campanile la nobile loggia, poggiante sul portico che mena alla cattedrale, fu eseguita da Lorenzo Trotti dopo il 1515.

Il Battistero, edificato nel 1107, è uno dei maggiori esempi; del genere: ampia costituzione ottagonale terminante in un'ardita cupola a sesto acuto; ma subì nella seconda metà del Cinquecento qualche ingrato ritocco.

Sulla stessa piazza, a cui guardano Torrazzo, Duomo e Battistero, guardano pure, e ne risulta un insieme potentemente suggestivo, due altri edifizî medievali: il Palazzo del Comune e la Loggia dei Militi. Il primo, costruito nel 1206 sopra una poderosa loggia, fu ampliato verso il 1245 sì da formare un cortile quadrato, e vi si aggiunsero altre costruzioni: rimaneggiato a più riprese, fu infelicemente restaurato nella facciata verso il 1840. La seconda, edificata nel 1292, conserva, nelle belle finestre gotiche, nella merlatura e nel porticato la primitiva eleganza, e la riacquisterà tutta quando sarà riaperto il porticato terreno. A questi monumenti civili va accostato il Palazzo del Popolo di Cittanova, eretto nel 1256 e recentemente restaurato.

Tra le chiese, S. Agostino conserva con qualche rabberciatura l'esterna veste trecentesca (all'interno, del tardo Cinquecento, oltre alcuni interessanti affreschi del sec. XV, una celebre tavola del Perugino); S. Luca conserva ancora la semplice facciata trecentesca dal grazioso pronao (di fianco alla quale fu eretto nel 1503 l'oratorio ottagonale, di sapore bramantesco, del Cristo risorto); ma S. Agata e S. Abbondio poche tracce conservano, ove si eccettuino i bei campanili, della loro antica costruzione: la prima si presenta con una banale facciata neoclassica (all'interno una tomba scolpita da Gian Cristoforo Romano, e la preziosa tavola di S. Agata dipinta sul finire del Dugento), la seconda s'appoggia a un mirabile chiostro di maniera bramantesca. Al Rinascimento appartiene la chiesa di S. Sigismondo fuori mura, sorta nel 1463, a croce latina, con due file di cappelle che s'aprono sull'unica navata, con una cupola protetta esteriormente da una specie di altana quadrangolare, con un campanile ottagonale alla base e circolare alla cima; tutta adorna nell'interno di affreschi e di quadri dei migliori cinquecentisti cremonesi: Camillo Boccaccio, Giulio, Antonio e Bernardino Campi, Bernardino Gatti. In città la chiesetta di S. Margherita è monumento della pietà del poeta Marco Girolamo Vida e dell'arte di Giulio Gampi, che ne disegnò l'elegante architettura e la decorò di pregevoli affreschi (1547). Infine la chiesa di S. Pietro, ricostruita nel 1563, ha notevoli pitture della scuola cremonese.

Tra i palazzi vanno rammentati: quello dei Fodri, quattrocentesco, con un leggiadro cortile adorno di bellissime terrecotte; quello dei Raimondi, disegnato dal proprietario Eliseo (1496), con una nobile facciata; quello, elegante, dei Vidoni, disegnato da Antonio Campi; quello, grandioso, degli Affaitati, edificato dal Pizzafuoco (Francesco Dattaro) nel 1563, con un monumentale scalone settecentesco; quello degli Stanga, che ebbe la facciata rifatta nel Settecento, e vide partire per il Louvre la celebre porta quattrocentesca; quelli dei Persichelli e dei Pallavicino appartenenti all'ultimo Settecento; quello dei Bolzesi appartenente al primo Ottocento, ecc. Del primo Ottocento è anche il Teatro della Concordia, dalla aggraziata sala e dalla sgraziata facciata. A. Mon.

Istituzioni culturali. - Alla sua operosità Cremona aggiunge molte istituzioni di carattere intellettuale e culturale.

Scuole e biblioteche. - Durante il Medioevo l'antico ginnasio romano, che secondo la tradizione fiorì a Cremona, fu modificato in una scuola di grammatica quasi universitaria in cui dovevano convenire, secondo la costituzione di Lotario dell'825, gli studenti de Regio, de Placentia, de Parma, de Mutina. Non poco incremento diede agli studî il vescovo Liutprando, segretario di più re e imperatori, il quale conobbe il greco e favorì la costituzione di una biblioteca il cui inventarium, opera del vescovo Olderico, risale al 985. Il progresso della cultura ecclesiastica e letteraria continuò sotto il vescovo Offredo degli Offredi e più tardi sotto Sicardo. Lo studio cremonese subì in seguito varie trasformazioni e si ridusse a una semplice scuola di grammatica e di rettorica quando, mentre l'università di Pavia era favorita dai Visconti, le mutate condizioni economiche non permisero più di mantenere le altre facoltà, tra cui quella celebre di diritto.

Nel 1520 il vescovo Trevisano decretava che fossero eretti duo gymnasia in Episcopali palatio, quorum alterum in grammatica, alterum in musica. Nello stesso tempo acquistava grande importanza la scuola di cultura classica di Pietro Manna a cui confugiebant ex ultimis Cisalpinae Galliae partibus Magnorum Principum filii. La bella scuola cremonese diede allora ottimi frutti e uomini illustri come il Vida o attivi come Daniele Gaetani che ideò un circolo letterario. Fiorirono in quel tempo nove accademie letterarie che si occuparono anche di cose scientifiche e si aprirono biblioteche: le più ricche erano quelle dei frati e le due principali quelle del Campo Santo al duomo e del Capitolo della Canonica. In seguito, con la dominazione straniera e con la miseria crescente, anche le lettere e le arti decaddero. Il comune, pur mantenendo il ginnasio pubblico, lasciò a religiosi l'istruzione di alcune categorie di giovani; l'istruzione degli orfani passò nel 1585 nelle mani dei padri somaschi che avevano il convento e la parrocchia di S. Pietro; quella dei nobili e dei civili ai gesuiti. Questi fondarono nel 1602 una scuola pubblica e la tennero fino al 1773, anno in cui furono soppressi.

La biblioteca dei gesuiti, che contava oltre 24.000 opere, fu resa pubblica per decreto di Maria Teresa, e formò il nucleo dell'attuale, accresciuta con parte del fondo della biblioteca del convento di S. Agostino, tenuto dai padri romitani: essi, stanziatisi in Cremona nel 1260 e soppressi nel 1798, avevano costituito una biblioteca che per la ricchezza dei codici e dei libri preziosi era visitata e ammirata dagli stranieri. La biblioteca già dei gesuiti rimase al comune fino al 1830; indi passò allo stato: si arricchì in seguito di varî lasciti ed ebbe fra i suoi direttori uomini di cultura, come Stefano Bissolati e Filippo Salveraglio. Accanto alla biblioteca pubblica notevole è anche il gabinetto di lettura aperto nel 1875 da Carlo Fumagalli e cresciuto in importanza per opera di Vittorio Nigherzoli, il quale (1895) lo provvide di numerosi libri italiani e stranieri, specie moderni. Ora, diventato sezione dell'Istituto fascista di cultura, è fiorentissimo; partecipa con la famiglia artistica alle iniziative culturali di detto istituto, il quale pubblica una bella rivista, intitolata Cremona.

Al principio del sec. XVIII Cremona aveva quattro scuole normali, un ginnasio, un'accademia di scienze, lettere e arti, una scuola di cultura, una società filarmonica. Fino al 1860 però centro degli studî fu in Cremona il liceo-ginnasio. In quell'anno fu istituita la scuola tecnica e nel 1862 l'istituto tecnico che, con la scuola normale, servì alla costituzione delle scuole attuali. Fra queste la scuola di arti e mestieri Ala Ponzone, che avvia allo studio della pittura e della scultura e alle scienze pratiche. Cremona ha poi un museo che contiene opere cospicue italiane e straniere e un archivio ricco di documenti preziosi per la storia e le arti. Accanto a esso vi è una biblioteca di circa 20.000 volumi.

Raccolte artistiche. - Il Museo civico, ospitato nel palazzo Affaitati, è la massima raccolta cittadina: la scuola pittorica cremonese vi è ben rappresentata in tutte le sue fasi, ma non vi manca qualche buon quadro d'altre scuole italiane o straniere, e tra i moderni vi spicca il Piccio (Giovanni Carnevali); ricca e importante è la collezione di terrecotte delle celebri manifatture cremonesi (che fornirono nel Quattrocento la Certosa di Pavia); vi sono poi sculture, monete, medaglie, sigilli, disegni, incisioni, codici miniati, e moltissimi cimeli dei liutai cremonesi. Oggetti d'arte possiedono varie chiese, e specialmente il Duomo, che ha preziosi lavori d'oreficeria, una serie superba di arazzi fiamminghi del sec. XVII, e un buon numero di antifonarî del sec. XV sottilmente miniati da Antonio Cicognara e da altri cremonesi. Quadri e sculture, tra cui un magnifico camino di Gian Gaspare Pedoni (1502), ha il comune nel suo palazzo. Tra le raccolte private merita un cenno quella del palazzo Bolzesi, ove sono opere di pittori e scultori ottocenteschi, tra cui alcuni quadri dell'Hayez e un busto del Canova, e quella Botta, con buoni quadri e marmi. Esiste un piccolo museo anche presso il seminario vescovile.

Vita musicale. - L'importanza di Cremona nella vita musicale italiana è stata in varî momenti storici assai grande: oltre il singolare valore di alcuni musicisti che vi nacquero o vi svolsero l'opera loro (tra gli altri M.A. Ingegneri e C. Monteverdi), a tale importanza giovarono soprattutto le grandi scuole di liuteria (Amati, Stradivari, Bergonzi, Guarnieri) fiorite dal sec. XVI al XVIII, ove la costruzione degli strumenti a corda toccò una perfezione tecnica non più raggiunta. Nell'Ottocento la vita musicale cremonese annovera istituzioni teatrali, concertistiche e didattiche non prive di valore, e maestri cui sorrise, come al Ponchielli, una fama diffusa in tutta Italia.

L'antica tradizione dell'arte liutaia è continuata ancora oggi con amore, mentre teatri e società musicali (Teatro Ponchielli, Teatro Verdi, Società dei Concerti, ecc.), superato un periodo di crisi, vengono riprendendo una buona e promettente attività.

Arte della stampa. - Il comasco Dionigi da Paravicino in società con Stefano Merlini di Lecco e Francesco Granelli cremonese stampava a Cremona, nel gennaio 1473, la Lectura sup. primam partem Digesti Novi di Angelo De Ubaldis di Perugia, bellissimo libro in grande formato, impresso con caratteri gotici su due colonne. Un esemplare si trova nella bibl. universitaria di Bologna e un altro nella bibl. capitolare di Lucca; è rarissimo e manca alle più celebri raccolte d'incunaboli. L'arte tipografica riprese vita solo dopo venti anni, per merito di Bernardino Misinta e di Cesare Parmense, che stamparono fra l'altro, nel 1492, la prima edizione del De remediis utriusque fortunae del Petrarca. Pietro Maufer di Rouen vi pubblicò un Lumen Apothecariorum (27 agosto 1494; un esemplare nella biblioteca di Nancy) e Carlo Darleri varie operette dal 1495 al 1500. Sappiamo anche d'una società di Rafaynus Ungaronus e Cesare Parmense, che stamparono nel 1495 Petrarca Bucolicum carmen e una traduzione in versi latini di Esiodo e Teocrito fatta da Nicola de Valle e Bonino Mombritio: edizioni di cui non si conoscono esemplari.

Storia. - Antichità. - Cremona, sul luogo di un centro anteriore, fu fondata dai Romani nel 218 come colonia di diritto latino per preparare le basi alla definitiva presa di possesso della Valle Padana e per fronteggiare il pericolo del sopravveniente Annibale e la sollevazione dei Boi alleati di questo. E infatti la tempestiva fortificazione di Piacenza e Cremona fece sì che queste fossero tra le città della regione padana le sole in grado di resistere all'assalto punico e gallico. Scipione, dopo la battaglia della Trebbia (218 a. C.), poté agevolmente farvi svernare le sue legioni. Finita la guerra (201 a. C.), Cremona seppe evitare la sorte di Piacenza, caduta in mano di Annibale, e dopo pochi mesi di assedio fu liberata per la grande vittoria riportata sui Galli dal pretore Lucio Furio Purpurione (200 a. C.). Terminato il ricupero della Gallia Cisalpina 1191 a. C.), Cremona fu rinforzata con l'invio di nuovi coloni, e cominciò la sua prosperità. Nel 90 a. C. (lex Julia de civitate) ebbe la cittadinanza e divenne municipio iscritto alla tribù Aniensis. Il suo territorio misurava circa 1000 kmq. Contribuì al suo benessere la posizione favorevole sul Po e sulla via Postumia.

Dopo la morte di Cesare, per aver parteggiato per Bruto, l'Agro venne ripartito da Ottaviano fra i suoi veterani (40 a. C.) e perciò la città fu di nuovo considerata come colonia. Durante la lotta fra Ottone e Vitellio e quella fra Vitellio e Antonio Primo, generale di Vespasiano, Cremona fu piazzaforte dei Vitelliani (69 d. C.). Sconfitti questi nella seconda battaglia di Bedriaco, la città fu saccheggiata e rasa al suolo. Risorta per volere di Vespasiano non raggiunse più la primitiva floridezza.

Storia medievale e moderna. - Presidiata dai Greci resistette 34 anni all'invasione longobarda finché fu presa a viva forza da Agilulfo (603). La città si riebbe come sede vescovile e i vescovi di Cremona con una serie di privilegi che vanno da Carlo Magno a Berengario I (916) estesero la loro influenza su tutto il contado. Seguirono lotte tra i vescovi e il popolo, arricchitosi col commercio fluviale e aspirante al dominio della città. Queste lotte finirono nel 1098 con la definitiva costituzione del comune. Nel 1098 la contessa Matilde di Toscana investiva gli uomini della chiesa e del comune di Cremona di tutto il contado dell'isola Fulcheria, che comprendeva il castello di Crema. I cremaschi non vollero saperne di essere soggetti a Cremona e trovarono appoggio in Milano, in aperta opposizione all'Impero. Cremona, nemica a Crema e a Milano, seguì le parti dell'Impero, pur annodando numerose alleanze anche con comuni guelfi. Nel 1120 si forma il collegio regolare dei consoli e il territorio del comune si stende per tutta la linea dell'Oglio e dell'Adda, e in un grande arco oltre il Po. Cremona fu quasi sempre fedele alla parte ghibellina da Federico Barbarossa a Federico II. Nel 1249 fu eletto podestà di Cremona Uberto Pelavicino (Pallavicino), il quale riuscì a trionfare sulle varie fazioni e aiutato da Buoso da Doara, podestà perpetuo dei mercanti, consolidò la sua signoria diretta su Cremona e Piacenza, e indiretta, con cariche, su Pavia, Vercelli, Brescia, Milano, Parma, Novara, Bergamo, Tortona, Alessandria; stabiliva unità di moneta fra Cremona, Brescia, Bergamo, Pavia, Tortona, Alessandria; concedeva libero commercio ai Fiorentini; concludeva patti con Venezia e Genova e allacciava relazioni con la Francia. Nella fiera reazione guelfa, che seguì alla battaglia di Benevento, Buoso da Doara e Uberto Pelavicino, capitani dei ghibellini, furono cacciati da Cremona e la parte prevalente, alla cui testa erano i Cavalcabò, esercitò terribili vendette. Cremona guelfa negò di riconoscere Arrigo VII, per la qual cosa l'imperatore la saccheggiò, le tolse il titolo di città, il contado e le rendite. Alla sua morte i Cavalcabò ripresero la città ma non seppero difenderla contro i Visconti, i quali se ne impossessarono il 15 luglio 1344. Così finisce l'indipendenza del comune cremonese e la sua storia si confonde con quella del dominio visconteo. Alla morte di Gian Galeazzo Visconti (1402), Cremona si ribellò e cadde sotto l'energico dominio di Ugolino e Carlo Cavalcabò (1402-1406) e di Gabrino Fondulo (1406-1420), finché Filippo Maria Visconti la riebbe per quarantamila fiorini d'oro. Nel 1441 fu data dal Visconti in dote alla figlia Bianca Maria, che andava sposa a Francesco Sforza. Succeduto ai Visconti il dominio sforzesco, Cremona seguì le sorti delle altre città lombarde. Nel 1499 fu occupata a tenuta dieci anni dalla repubblica veneta (1499-1509). Durante le lotte di predominio tra Spagna e Francia passò con varie vicende dall'uno all'altro dei contendenti. Nel 1525 se ne impossessò Carlo V e per 180 anni la storia di Cremona si confonde con quella del dominio spagnolo in Italia. Dopo la morte di Carlo II (1700), durante la guerra di successione, fu, nel 1702, presa di sorpresa da Eugenio di Savoia e rimase all'Austria finchè il 12 maggio 1796 fu occupata dai Francesi; il 14 luglio fu rizzato sulla piazza l'albero della libertà. Nel 1799 ritornò all'Austria e, dopo la battaglia di Marengo, fu incorporata successivamente alla repubblica Cisalpina e al Regno italico, durante il quale fu capoluogo del dipartimento dell'alto Po. Nel 1814 ricadde sotto il dominio dell'Austria. Il 19 marzo 1848 Cremona seguì l'esempio di Milano, si levò in armi e costrinse il presidio austriaco a ritirarsi. Dopo il 1860 la sua storia si confonde con quella delle altre città d'Italia.

V. tavv. CLXIII e CLXIV.

La provincia di Cremona.

La provincia di Cremona si estende fra l'Oglio a est, l'Adda a ovest, il Po a sud, mentre a nord la divide dalle provincie di Bergamo e di Brescia una linea convenzionale, che si svolge tortuosamente a sud di Treviglio. Resta perciò compresa tutta nella bassa Lombardia, regione caratteristica per l'abbondante umidità del terreno, umidità che meravigliosi lavori di drenaggio hanno però regolata e fatta divenire fonte di grande ricchezza. Una fitta rete di canali e di gore, fra cui il Naviglio Vecchio, la Roggia Muzza e la Roggia la Nova, il Naviglio di Cremona, ecc., costituisce uno dei sistemi idraulici fra i più perfetti d'Italia. La superficie della provincia è di kmq. 1775,56; gli abitanti sono, secondo il censimento del 1921, 357.605, distribuiti in 116 comuni (circoscrizione amministrativa al 31 dicembre 1928). Fra questi comuni hanno speciale importanza Crema, Casalmaggiore e Soresina. L'origine di questa provincia risale al sec. XVIII, quando da Maria Teresa prima, e da Giuseppe II poi, fu attuata la divisione della Lombardia in provincie. Le colture principali sono: le praterie artificiali, i cereali (riso, frumento, granturco), i gelsi, il lino, ecc.

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