Lega, Forza Italia e 5 Stelle negano la fiducia a Draghi: il premier giovedì alla Camera e poi da Mattarella - BergamoNews
Crisi di governo

Lega, Forza Italia e 5 Stelle negano la fiducia a Draghi: il premier giovedì alla Camera e poi da Mattarella

Il presidente del Consiglio ottiene comunque la fiducia, ma con solo 95 sì di Insieme per il Futuro, Italia Viva, Leu e Pd: dopo il pronunciamento dei deputati salirà al Quirinale

Forza Italia, Lega e Movimento 5 Stelle fuori dal voto di fiducia e crisi ufficialmente aperta: al Senato il premier Mario Draghi ha incassato quel ribaltone che con il passare delle ore è apparso sempre più chiaro.

La giornata è stata convulsa, con la richiesta di Lega e Forza Italia di andare avanti con un governo profondamente rinnovato e, soprattutto, senza il Movimento 5 Stelle.

Draghi ha invece scelto di porre la fiducia sulla risoluzione proposta da Pierferdinando Casini: “Il Senato, udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri, le approva”.

A quel punto le due forze di centrodestra hanno deciso che non avrebbero votato in Senato e così è stato: Draghi ha ottenuto sì la fiducia, ma con soli 133 votanti (95 sì e 38 no), con il sostegno che è arrivato da Insieme per il Futuro, Italia Viva, Leu e Pd, mentre Alternativa e Fratelli d’Italia si sono dichiarati contrari.

Draghi, uscito dal Senato, ha comunque scelto di non salire immediatamente al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella: nella giornata di giovedì rispetterà il programma originario, che lo vedrà alla Camera alle 9 per ascoltare il pronunciamento dei deputati e solo in seguito si confronterà con il capo dello Stato.

Ciò che è successo, però, ha avuto conseguenze immediate, tra le quali la decisione della ministra per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini di abbandonare Forza Italia, rivolgendo pesanti accuse al suo ormai ex partito: “Ho ascoltato gli interventi in aula della Lega e di Forza Italia – ha scritto in una nota – apprendendo la volontà di non votare la fiducia al governo (esattamente quello che ha fatto il Movimento 5 stelle giovedì scorso). In un momento drammatico per la vita del Paese, mentre nel cuore dell’Europa infuria la guerra e nel pieno vortice di una crisi senza precedenti, una forza politica europeista, atlantista, liberale e popolare oggi avrebbe scelto di stare, senza se e senza ma, dalla parte di Mario Draghi. Forza Italia ha invece definitivamente voltato le spalle agli italiani, alle famiglie, alle imprese, ai ceti produttivi e alla sua storia, e ha ceduto lo scettro a Matteo Salvini. Se i danni prodotti al paese dalle convulsioni del movimento 5 stelle erano scontati, mai avrei immaginato che il centrodestra di governo sarebbe riuscito nella missione, quasi impossibile, di sfilare a conte la responsabilità della crisi: non era facile, ma quando a dettare la linea è una Lega a trazione populista, preoccupata unicamente di inseguire Giorgia Meloni, questi sono i risultati. Questa Forza Italia non è il movimento politico in cui ho militato per quasi venticinque anni: non posso restare un minuto di più in questo partito”.

Su Twitter il  segretario del Partito Democratico Enrico Letta tuona: “In questo giorno di follia il Parlamento decide di mettersi contro l’Italia. Noi abbiamo messo tutto l’impegno possibile per evitarlo e sostenere il governo Draghi. Gli italiani dimostreranno nelle urne di essere più saggi dei loro rappresentanti”.

E ora che succede? La crisi è aperta, le elezioni sembrano dietro l’angolo con già le prime ipotesi che le vedrebbero fissate il prossimo 2 ottobre.

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