Addio a Cavalli, spirito indomabile. Lo stilista morto a 83 anni, celebre per le fantasie animalier e le scollature vertiginose - La Stampa

Chi frequenta il mondo della moda, di Roberto Cavalli ricorda certe sfilate scenografiche dei primi anni Duemila (sembra un secolo fa): tendoni, ricostruzioni di biblioteche, di stanze segrete, e per tutti gli invitati, in regalo borsette che replicavano i suoi motivi preferiti: maculati, zebrati, fiori. Aveva una speciale capacità, tra l’altro con grande anticipo, di mescolare tutto: paillettes, stampe animalier, ricami, disegni esotici, bordi di pelliccia, serpenti, simbolo del suo brand (nell’acquario del Just Cavalli Cafè, si è vista per un bel po’ una murena). Ora che lui non c’è più (la malattia se l’è portato via a 83 anni nella sua Firenze) sembra strano che sia passato tanto tempo da quando usciva in passerella, mano nella mano con la seconda moglie, la modella Eva Duringer, una quasi Miss Universo sposata nel 1980. Qualche volta sigillavano la fine della sfilata con un bacio.

Era spiccio, sanguigno, come molti toscani. Parlava chiaro. Non piaceva a tutti. Alcuni gli rimproveravano di disegnare abiti molto, troppo sexy. Quei jeans stretti, quelle scollature abissali (aveva fatto scalpore un abito rosso, tutto oblò sui fianchi che Valeria Marini aveva voluto indossare a tutti i costi) gli spacchi, le trasparenze, facevano pensare a Gianni Versace, assassinato nel ’97, e forse c’era chi lo considerava uno dei suoi eredi spirituali. Piaceva molto. Le testimonial del brand erano sempre donne bellissime come Laetitia Casta, Natasha Poly, Mariacarla Boscono, Karolina Kurkova. Suggerivano un’idea di sensualità aggressiva che rendeva riconoscibili da chiunque i suoi vestiti. In oltre un decennio di enormi successi ha firmato collezioni per la donna, l’uomo (RC Menswear) i giovani (Just Cavalli), moltissimi accessori, dai profumi agli orologi, dalla lingerie ai costumi da bagno e, una linea incredibilmente sontuosa per la casa: coperte animalier doppiate o bordate in velluto, cuscini, tovaglie da tavola in sete preziosissime con incrostazioni di micropaillettes.

Non era un semplice stilista, ma un creatore di mondi, un artista (era nipote del macchiaiolo Giuseppe Rossi). Di sé diceva: «Non chiamatemi stilista perché non so disegnare una silhouette, il mio talento è trovare ciò che rende speciale un abito, pensando alla moda come fosse un sogno da indossare». Dell’artista aveva l’inquietudine che l’ha portato ad avere un’ampia, variegata famiglia: sei figli da tre donne. Il piccolo, Giorgio, poco più di un anno, chiamato come il padre ucciso dai nazisti nel 1944, è stato forse l’ultimo regalo d’amore alla compagna, l’ex modella svedese Sandra Bergman Nilsonn che gli stava accanto dopo la separazione da Eva.

Si era raccontato senza filtri nell’autobiografia Just me<, (presto una serie tv diretta da Giulio Base) dedicata alle donne che sono state una presenza fondamentale nella sua vita: la madre, la sorella Lietta, la prima moglie Silvanella che gli ha dato i figli Cristiana e Tommaso, la seconda, Eva, da cui ha avuto Rachele, Daniele e Robert. Forse da lui non si aspettavano questo atto di omaggio alla famiglia, ma, in effetti, non amava essere ricordato per le feste faraoniche e il gommone zebrato con idromassaggio, che pure faceva una certa scena. «Sbaglia - ha scritto - chi mi immagina circondato da modelle a bere champagne».

Lo champagne c’è stato, è c’è stata anche una mesta uscita dall’azienda che porta ancora il suo nome, ma disegnata da altri. È successo nel 2015. E il lavoro, soprattutto la parte creativa, gli è sempre mancato. Belli i tempi in cui Michael Jackson andava da lui per cambiare look, quando Kate Hudson voleva un abito-sirena per la notte degli Oscar. Ma, come nell’ironica narrazione di sé fatta da Vittorio, Gassman a un certo punto aveva «un grande avvenire dietro le spalle»: debutto a Parigi nel 1970, al Pitti nel 1972, l’exploit del 1994 con i famosi jeans sabbiati e tigrati, la prima boutique monomarca nel ’96 e nel 2001 un fatturato stimato tra 300 e i 350 miliardi. Negli anni d’oro Roberto Cavalli ha costruito un importante patrimonio che gli ha permesso di essere generoso con i figli e le ex mogli. Ma a chi andrà la magnifica tenuta fiorentina completa di elicottero, piscine e cantina? Di sicuro non vorrebbe che i suoi eredi litigassero. Diceva sempre: «Se ami, ama fino in fondo. E perdona».

L’ULTIMA INTERVISTA A LA STAMPA “Resto un avventuriero ma creare abiti mi manca terribilmente”

I commenti dei lettori