CASTELLAMMARE DI STABIA. I busti in marmo di Garibaldi e Vittorio Emanuele II di Savoia sono tornati a Palazzo Farnese per volontà dei Commissari prefettizi, dopo i danni subiti durante la protesta degli operai della Fincantieri, allarmati dalle voci sulla chiusura del cantiere navale, il 23 maggio 2011. Ma, l’opinione pubblica non apprezza e sui social media la polemica divampa. La testa di Garibaldi, staccata dal busto, fu collocata dai manifestanti in un wc del palazzo comunale. I danni, però, non furono gravi e per il restauro dei busti - ha fatto sapere la gestione commissariale guidata dal prefetto Renato Cannizzaro - si sarebbero spesi appena 500 euro, messi a disposizione da un dipendente comunale.

È il carattere simbolico della ricollocazione che suscita la reazione. “Questi due personaggi hanno dato inizio al declino di Castellammare - commenta sul web il prof. Denis Somma - un tempo bella e prospera, che ora vive solo del ricordo di quel che fu”.

Proprio a Palazzo Farnese - scrive Ernesto - doveva maturare questo vile affronto? Non ci sarà mai un domani prospero fintanto che non sapremo leggere quel triste periodo della nostra Storia”.  

Se li buttavano era meglio - osserva Diego Donnarumma - con tutto il male che hanno fatto alla popolazione del Regno delle Due Sicilie”. Diversi commenti sollecitano scelte diverse ai Commissari prefettizi. “Toglieteli, e mettete Viviani e Denza”, chiede Ferdinando Fucito. “Pensate a ripristinare strade, marciapiedi, e soprattutto le fontane e la passeggiata vicino all’arenile”, invoca  Rosa Stingo. “Ci sono cose più importanti da fare che pulire i busti di questa gente”, concorda Antonio Mosca. La polemica si allarga: “Ai Commissari suggeriamo - dice Nicla Cesaro, della Fondazione il Giglio - di occuparsi della Reggia di Quisisana e del suo bosco, delle Antiche Terme Stabiane,del futuro del Cantiere Navale. Tutte cose che hanno fatto i Borbone, non Garibaldi, e Vittorio Emanuele II, figure estranee e nemiche per la Storia di Castellammare”. E il Movimento Neoborbonico ha inviato a Palazzo Farnese un dossier sul declino dei cantieriiniziato proprio con l’arrivo di Garibaldi”, dice il prof. Gennaro De Crescenzo: «Nelle sue “Lettere napoletane” Pietro Calà Ulloa, ultimo premier delle Due Sicilie, attesta che il cantiere di Castellammare era stato soppresso, e tutto il personale licenziato. Nel febbraio 1861, oltre 400 licenziamenti; nel 1865 oltre 500 licenziamenti e dal 1867 risultano le prime migliaia di emigranti iper il resto dell'Italia e del mondo”.  I neoborbonici chiedono ai Commissari prefettizi di inserire questi dati “in un’apposita tabella sotto il busto recentemente restaurato di Garibaldi”.