Carlo il Temerario, la Borgogna tardomedievale

Carlo il Temerario, la Borgogna tardomedievale

Sullo sfondo della guerra dei Cent’anni, tra scontri interni e alterne alleanze, il prospero ducato di Borgogna guidato dal Temerario accarezzò il sogno di diventare uno stato indipendente

Con Carlo di Valois-Bourgogne, meglio noto come “il Temerario”, si chiuse un grande capitolo della storia di Francia: il progetto di trasformare il ducato di Borgogna in un regno autonomo. Sotto il suo dominio la stirpe ducale arrivò a controllare un territorio stretto da vicini potenti quali la corona di Francia e l’impero, che si estendeva dalle Fiandre fino ai confini con la Savoia e i cantoni elvetici. La storia dei duchi di Borgogna si può far partire da Filippo II l’Ardito, bisnonno di Carlo, figlio del re di Francia Giovanni II il Buono e di Bona di Lussemburgo, morta nel 1349. Filippo aveva ricevuto il ducato dal padre; attraverso il matrimonio con Margherita di Fiandra ottenne anche il controllo della contea di Fiandra, della contea di Borgogna (che si sommava così al ducato), di Nevers e di Rethel. Attraverso le nozze delle figlie realizzò l’annessione della contea di Hainaut. Si mostrò abile nel gestire la situazione politica non facile in cui versava il regno francese: la minorità di Carlo VI, suo nipote, poi la sua pazzia gli lasciarono largo spazio di manovra. Con suo figlio Giovanni detto “Senza Paura” le vicende del ducato s'intrecciarono a quelle della guerra dei Cent’anni. L’erede era nato a Digione, capitale del ducato, da Margherita III di Fiandra. Il soprannome deriva dal suo impegno nella battaglia di Nicopoli nel 1396 contro gli ottomani che avanzavano in Ungheria. Tuttavia, la crociata fu un disastro, le armate cristiane distrutte da Bayazed I. Giovanni fu preso prigioniero e suo padre Filippo dovette pagare 200mila fiorini per il riscatto. Più accorta fu invece la politica in patria.

Carlo il Temerario. Ritratto di Pieter Paul Rubens, Kunsthistorisches Museum, Vienna

Carlo il Temerario. Ritratto di Pieter Paul Rubens, Kunsthistorisches Museum, Vienna

Foto: White Images / Scala, Firenze

Alla morte del padre Giovanni ne ereditò le terre e il ruolo politico. Le crisi di follia di Carlo VI erano ormai ricorrenti, e di fatto la Francia veniva governata dai grandi del regno. Il ruolo principale spettava al duca Luigi I di Orléans. Tuttavia anche Giovanni esercitava una parte importante, forte della simpatia mostratagli dalla regina Isabella di Baviera. Il matrimonio tra il suo erede Filippo e una figlia del sovrano, Michelle de Valois, non poteva che rafforzare i legami con la corona.

Agli inizi del quattrocento le tensioni fra corona di Francia e corona d’Inghilterra erano all’apice dopo una pausa di alcuni anni. Il duca di Orléans cercava d'imporre nuove tasse per sostenere gli eserciti, ma Giovanni, che dalla madre aveva ereditato anche le Fiandre, si opponeva: assicurava le ricche città dei Paesi Bassi che le imposte non sarebbero state riscosse, e con questa mossa si pose di fatto in conflitto diretto con Luigi d’Orléans.

Armagnacchi e borgognoni

A sua volta, però, anche la politica di Giovanni richiedeva finanziamenti, e una parte dei proventi della Borgogna proveniva dal tesoro della Corona; inevitabile dunque che le tensioni portassero a una diminuzione degli introiti. Ormai tra i due cugini era scontro aperto; parte della popolazione parigina propendeva per il duca di Borgogna, se non altro perché l’Orléans veniva identificato con le tasse che gravavano sui cittadini; e dalla sua vi erano anche molti giuristi e maestri dell’università.

Battaglia di Azincourt, 25 ottobre 1415. John Gilbert, Atkinson Art Gallery, Southport, Regno Unito

Battaglia di Azincourt, 25 ottobre 1415. John Gilbert, Atkinson Art Gallery, Southport, Regno Unito

Foto: Bridgeman / Aci

Giovanni si poté permettere persino un ingresso a Parigi, nell’agosto 1406, con un esercito di ottocento cavalieri al seguito, per un colloquio privato con il Delfino, futuro Carlo VII, che poteva facilmente passare per un rapimento. Lo scontro tra le due fazioni si fece sempre più acuto finché Giovanni pianificò un attentato contro il duca d’Orléans, che il 23 novembre 1407 cadde sotto i colpi dei sicari.

Dopo che i tentativi della moglie e degli eredi di ottenere giustizia fallirono, il figlio del defunto, Carlo d’Orléans, si rivolse a Bernard conte d’Armagnac per trovare una sponda militare; l’alleanza fra le due casate si rafforzò con il matrimonio fra Carlo e la figlia dell’Armagnac. Nel 1410 fra armagnacchi e borgognoni iniziò una guerra civile, che s'intrecciò con le mire inglesi sulla corona di Francia. La prima fase della guerra dei Cent’anni si era infatti arrestata nel secolo precedente senza una vera e propria conclusione. La pazzia di Carlo VI, la giovane età del Delfino, la guerra civile sembravano favorire il re d’Inghilterra Enrico V, le cui truppe nel 1415 sconfissero ad Azincourt la cavalleria francese.

Il sostegno di Giovanni Senza Paura contro l’avanzata inglese era stato assai scarno; anzi il duca ne aveva approfittato per estendere il suo controllo su Parigi. Nel 1419 il Delfino e Giovanni stipularono un accordo, che avrebbero dovuto ratificare con un incontro, il 10 settembre a Montereau. La dinamica dei fatti non è chiara, perché le fonti di parte borgognona e quelle favorevoli agli Orléans offrono versioni contrastanti: ma un litigio degenerato o un vero e proprio attentato portò alla morte del duca di Borgogna. Al cadavere fu amputata una mano, così come i suoi sicari avevano fatto con Luigi. Scontata a quel punto l’alleanza tra inglesi e borgognoni, a capo dei quali si pose l’erede Filippo III “il Buono”: a sancirla ufficialmente arrivò, nel 1420, il trattato di Troyes.

Il re d’Inghilterra Enrico V e quello di Francia Carlo VI firmano il trattato che prevede il passaggio del trono di Francia al sovrano inglese

Il re d’Inghilterra Enrico V e quello di Francia Carlo VI firmano il trattato che prevede il passaggio del trono di Francia al sovrano inglese

Foto: Tallandier / Bridgeman / Aci

Lo “stato” di Borgogna

Negli anni successivi Filippo espanse i suoi domini nelle aree settentrionali, dando vita ai cosiddetti “Paesi Bassi borgognoni”. Nella guerra dei Cent’anni era saldamente alleato del duca di Bedford, reggente per conto di Enrico VI dopo la morte prematura di suo padre. A dieci anni il re bambino venne incoronato anche sovrano di Francia a Notre-Dame di Parigi. Era il 16 dicembre 1431.

Poco prima, il 17 luglio, il Delfino era stato incoronato con il titolo di Carlo VII a Reims; vi era giunto passando furtivamente attraversando il ducato di Borgogna, scortato da Giovanna d’Arco e da alcuni fedeli alla casa d’Orléans. L’intervento della Pulzella fu decisivo nel rovesciare le sorti di un conflitto che sembrava ormai perso per Carlo VII. Catturata proprio dai borgognoni, venne consegnata al duca di Bedford per volontà di Filippo, condannata in un processo per eresia dai forti toni politici e infine arsa a Rouen il 30 maggio 1431. Tuttavia poco dopo l’incertezza della guerra costrinse gli inglesi al tavolo delle trattative. Ma, soprattutto, portò il duca di Borgogna a ripudiare il trattato di Troyes e, con un clamoroso cambio di alleanze, a tornare al fianco di Carlo VII; che a sua volta fece ammenda per l’uccisione di Giovanni Senza Paura. Nel 1439 arrivò anche la pace con Enrico VI d’Inghilterra.

A quel punto l’insieme dei suoi territori costituiva quello che molti storici definiscono uno “stato borgognone”, nonostante i tentativi di rivolta (che resteranno una costante) delle ricche Fiandre. Alla morte del duca, nel 1467, fu suo figlio Carlo a prenderne la guida. Il suo esordio nella guida politica e militare era già avvenuto poco dopo la metà del secolo, quando si era occupato di reprimere le insurrezioni delle Fiandre. Nel 1465 aveva anche riportato una grande vittoria contro le truppe del re a Monthléry.

Fu la pulzella d’Orléans a scortare Carlo VII a Reims per l’incoronazione. Qui ritratta in abiti militari. Musée des Beaux-Arts, Rouen, Francia

Fu la pulzella d’Orléans a scortare Carlo VII a Reims per l’incoronazione. Qui ritratta in abiti militari. Musée des Beaux-Arts, Rouen, Francia

Foto: Josse / Scala, Firenze

All’epoca Carlo era ancora soltanto conte di Charolais; in questa veste si era posto a capo della cosiddetta “lega del bene pubblico”, una rivolta feudale contro le mire di centralizzazione espresse dal sovrano di Francia. Il carattere del futuro duca di Borgogna si evidenzia già da questi primi successi militari: l’impulsività, la crudeltà, ma anche il genio militare. Il soprannome “il Temerario” gli verrà conferito precocemente, già alla fine del secolo. Il valore in battaglia, i tornei, gli ideali crociati erano parte essenziale della sua personalità. Le insurrezioni cittadine risultavano, alla luce di questo, un affronto da reprimere senza quartiere.

Un duca con molti nemici

Dopo la morte del padre il Temerario rafforzò le difese dei suoi domini, con il chiaro intento di trasformarli in un regno. Tuttavia, proprio la volontà di primeggiare nella scena politica del suo tempo creava continue rivalità. A partire da quella, senza tregua, con Luigi XI. Nel 1468 il sovrano si era recato a Péronne presso Carlo per trattare una pace che evitasse il risorgere della Lega. A sua volta, il duca puntava al riconoscimento della giurisdizione sovrana sui feudi francesi. Mentre la trattativa andava avanti, la rivolta di Liegi – a dire il vero fomentata dagli emissari del re – portò il Temerario addirittura a rinchiudere il suo sovrano nelle mura cittadine, facendolo di fatto prigioniero. Temendo per la sua vita, Luigi firmò il trattato alle condizioni richieste, mentre Carlo si lasciava andare a una brutale repressione contro Liegi, che venne rasa al suolo dinanzi agli occhi di Luigi.

Nel maggio 1469, con il trattato di Saint-Omer, diverse città e terre della zona renana gli vennero cedute dal duca d’Austria Sigismondo d’Asburgo, bisognoso di rimpinguare le finanze. L’espansione dello “stato borgognone” aveva così ormai raggiunto confini inediti. Ma i problemi non mancavano. Intanto, per realizzare la sua politica, il Temerario aveva a sua volta forti necessità economiche. Questo lo portava costantemente in rotta con le città delle Fiandre e dei Paesi Bassi borgognoni, in cerca di autonomie e invece gravate dalle tasse e dal giogo di una concezione del potere profondamente differente dalla loro. Il conflitto con il re di Francia era inoltre endemico, e per far fronte Carlo cercò la sponda dell’imperatore Federico III di Asburgo e del re d’Inghilterra Edoardo IV. Alla fine del 1471, in virtù dell’annullamento unilaterale del trattato di Péronne da parte di Luigi XI, Carlo si dichiarò affrancato dalla sovranità regia.

Doppio ritratto di Carlo il Temerario e di Isabella di Bourbon, sua seconda moglie. Olio su tavola

Doppio ritratto di Carlo il Temerario e di Isabella di Bourbon, sua seconda moglie. Olio su tavola

Foto: Bridgeman / Aci

Era evidente a quel punto che lo stato borgognone era sulla via di non essere più vassallo, neppure teoricamente com’era rimasto fino ad allora, ma stava divenendo uno stato sovrano a pieno titolo. Questa mossa pose però Carlo in una situazione pericolosa anche nei rapporti con l’impero, del quale pure, per alcuni territori, era vassallo. Il suo era un progetto comprensibile alla luce della potenza acquisita, ma giudicato pericoloso dalle due grandi autorità che lo circondavano.

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L’epilogo

Cominciarono allora ad accavallarsi i problemi. Nel 1473 Federico III rifiutò la proposta di Carlo di farlo eleggere “re dei Romani” ; il figlio dell’imperatore, Massimiliano, si sarebbe dovuto unire in matrimonio con Maria di Borgogna, figlia di Carlo. Le concessioni imperiali erano già state molte, tuttavia Carlo pretendeva di estendere il potere anche ai Cantoni svizzeri: troppe richieste portarono Federico III e suo figlio ad abbandonare i colloqui. Bisogna poi considerare le continue rivolte con le quali il Temerario doveva confrontarsi: nel 1472 aveva massacrato la popolazione di Nesle, ma fallito contro Beauvais. Nel 1475 rinunciò ad assediare Neuss, mentre le province dei Paesi Bassi borgognoni gli rifiutavano l’aiuto finanziario richiesto. Nello stesso anno la svolta decisiva arrivò con la pace fra il re d’Inghilterra e Luigi XI: a quel punto le speranze di suscitare una nuova invasione inglese divenivano per Carlo vane.

Gli ultimi anni del suo regno furono costellati di rivolte. La confederazione dei Cantoni svizzeri non solo gli resisteva, ma giunse a invadere il Pays de Vaud; a finanziare l’operazione c’era il re di Francia. Carlo era convinto di poter sottomettere gli svizzeri, ma dalla sua aveva truppe in parte composte di mercenari italiani che, a corto di paga, evidentemente avevano poca voglia di combattere: il 2 marzo e poi ancora il 22 giugno del 1476 il Temerario subì due sconfitte inattese. Nel mese di ottobre Carlo si rivolse allora alle zone settentrionali del suo dominio, pure in rivolta. Pose l’assedio a Nancy, in Lorena, e durante una battaglia contro le truppe lorenesi e svizzere, combattuta poco a sud della città, il 5 gennaio del 1477 Carlo il Temerario trovò la morte; complice il tradimento del suo luogotenente Nicolas de Montfort, passato al nemico insieme con i suoi mercenari. Il corpo venne trovato due giorni più tardi presso lo stagno di Saint-Jean, con il cranio spaccato.

Durante lo scontro tra Carlo il Temerario e l’esercito lorenese alleato a quello della confederazione svizzera del 1477 il duca di Borgogna perì

Durante lo scontro tra Carlo il Temerario e l’esercito lorenese alleato a quello della confederazione svizzera del 1477 il duca di Borgogna perì

Foto: Bridgeman / Aci

Morto Carlo senza eredi maschi, le richieste di Maria di Borgogna a Luigi XI affinché rispettasse l’unità dei domini del padre furono inutili. Il re di Francia s'impossessò di larga parte dei territori del ducato di Borgogna. Il matrimonio di Maria con Massimiliano d’Asburgo portò tuttavia all’impero il Lussemburgo, le province fiamminghe e l’Hainaut. Nelle aree meridionali la Confederazione elvetica poté invece dare inizio alla sua indipendenza.

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L’autunno del Medioevo. Johan Huizinga. Feltrinelli, Milano, 2020

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