Carlo il Temerario, il duca che voleva essere re

Carlo il Temerario, il duca che voleva essere re

Il sogno del duca di Borgogna di fondare un regno indipendente tra la Francia e il Sacro romano impero s'infranse definitivamente con la sua morte in combattimento a Nancy, nel 1477

La seconda metà del XV secolo vide l’emergere di figure dotate di una personalità e di un carisma tali da influenzare profondamente il corso degli eventi in Europa. Tra di loro spicca il duca Carlo di Borgogna, avo materno dell’imperatore Carlo V. Ricco, colto e ambizioso, il potente vassallo del re di Francia aspirava a creare un regno indipendente fra la Parigi centralizzatrice di Luigi XI e la confederazione imperiale di Federico III, unificando i propri domini borgognoni e quelli nei Paesi Bassi. Benché i suoi progetti fossero destinati a fallire, Carlo il Temerario rimane uno dei personaggi più affascinanti e sfaccettati della storia europea.

Carlo il Temerario. Ritratto anonimo, copia del XVI secolo. Château de Versailles

Carlo il Temerario. Ritratto anonimo, copia del XVI secolo. Château de Versailles

Foto: Photoaisa

L’ascesa di una dinastia

La casa di Borgogna discendeva da un ramo secondario della dinastia reale francese. Com’era consuetudine fin dai tempi dei primi Capetingi, che cinsero la corona nel X secolo, i re di Francia concedevano in appannaggio ai propri figli cadetti vasti possedimenti feudali. Uno di questi territori, il ducato di Borgogna, fu assegnato nel 1363 dal re Giovanni II di Valois al suo quartogenito, Filippo l’Ardito. All’erede di quest’ultimo, Giovanni Senza Paura, assassinato nel 1419 durante le lotte fratricide che segnarono la fase finale della guerra dei Cent’anni, succedette a sua volta Filippo III il Buono, il quale dalla terza moglie, Isabella di Portogallo, ebbe Carlo il Temerario, l’ultimo duca di Borgogna.

Nel 1369 l’unione matrimoniale di Filippo l’Ardito con Margherita di Mâle, contessa di Fiandra, accrebbe notevolmente il patrimonio fondiario del casato di Valois-Borgogna. Margherita portò in dote al marito la Fiandra, l’Artois, la Franca Contea, Nevers e Rethel. In seguito, Filippo il Buono avrebbe acquisito il ducato di Brabante (tra il Belgio e i Paesi Bassi) e la contea di Hainaut (nel Belgio meridionale), regioni ricchissime, che rappresentavano il cuore commerciale e manifatturiero dell’Europa del tempo.

Così, già verso la metà del XV secolo, la Borgogna si presentava come una specie di stato federale, suddiviso in due parti distinte dal punto di vista geografico ed economico-sociale: i domini della Francia centrale e i Paesi Bassi. Ciò spiega perché i duchi di Borgogna ambissero a congiungere i propri domini in un grande stato unitario. Si trattava, in un certo senso, di resuscitare l’antico ed effimero regno di Lotaringia, sorto alla morte di Carlo Magno, che abbracciava il territorio compreso tra le sorgenti della Mosa e della Mosella e il mare del Nord.

Carlo il Temerario con i cavalieri dell'ordine del Toson d'oro. Scuola fiamminga, 1473

Carlo il Temerario con i cavalieri dell'ordine del Toson d'oro. Scuola fiamminga, 1473

Foto: Bridgeman / Index

L’ambizione del giovane duca

In questo contesto s'inserisce la figura di Carlo il Temerario. Nato a Digione nel 1433, l’allora conte di Charolais compare nelle cronache fin dal 1452, per aver represso duramente un’insurrezione fiamminga. Successivamente, in disaccordo con il padre per il suo atteggiamento accondiscendente nei confronti del re di Francia, fu allontanato dalla corte nel 1462. Tuttavia, rientrato nei favori di Filippo il Buono, ormai vecchio e stanco, nel 1465 assunse il potere effettivo.

Poiché le sue aspirazioni di grandezza erano inconciliabili con la condizione di vassallo del re di Francia, Carlo tentò in ogni modo di liberarsi dal controllo della Corona e assumere dunque le vesti di un principe pienamente sovrano. Spinto da un incoercibile desiderio d’indipendenza, il duca si scontrò in ripetute occasioni con il re di Francia Luigi XI e in un primo momento lo costrinse a capitolare, promuovendo una rivolta dei grandi feudatari francesi (la cosiddetta lega del Bene pubblico). Con il trattato di Conflans (1465) il monarca dovette restituire le città della Somme e cedere vari territori nella regione di Boulogne e nella Piccardia al duca di Borgogna, che in tal modo estendeva minacciosamente i suoi domini a nord di Parigi.

Il Temerario tentò invano di unire i suoi domini in uno stato unitario dal mare del Nord alle Alpi

Nel 1468 il fronte avverso a Luigi XI si rafforzò ulteriormente grazie al matrimonio di Carlo il Temerario con Margherita di York, sorella del re d’Inghilterra Edoardo IV. Tale unione adombrava sinistramente l’alleanza stretta durante la guerra dei Cent’anni (1339-1453) tra i borgognoni e gli inglesi, che nel 1415 avevano invaso la Francia al seguito del re Enrico V di Lancaster, riportando una vittoria schiacciante ad Agincourt.

Carlo il Temerario e san Giorgio. Reliquiario del XV secolo, cattedrale di Liegi

Carlo il Temerario e san Giorgio. Reliquiario del XV secolo, cattedrale di Liegi

Foto: Album

Le tensioni tra Francia e Borgogna giunsero al culmine quando, recatosi al colloquio di Péronne per accordarsi con Carlo il Temerario, Luigi XI fu tenuto prigioniero e obbligato a firmare un trattato gravosissimo, il 14 ottobre 1468. Il sovrano dovette riconoscere la piena validità della giurisdizione del duca e cedergli i diritti sulla Piccardia; fu costretto inoltre a prendere parte alla brutale repressione della rivolta di Liegi, che lui stesso aveva fomentato contro il temibile avversario.

Il sogno di un regno unificato

Ostacolato a Occidente dall’ingombrante presenza dei territori di diretto dominio della Corona francese, Carlo il Temerario rivolse le sue mire espansionistiche verso Oriente. Così, fin dal 1469 acquisì le regioni asburgiche dell’Alta Alsazia e della Brisgovia (nella Germania, tra il Reno e la Foresta Nera), penetrando fin nel cuore del Sacro romano impero. La sua politica aggressiva, però, si sarebbe presto scontrata con le resistenze dei cantoni svizzeri, fieri della propria indipendenza e sempre più allarmati dall’imperialismo borgognone.

Per consolidare il controllo dei territori conquistati, il duca promosse riforme istituzionali volte a creare una solida struttura statale e perseguì una politica assolutista e accentratrice. In particolare, con l’ordinamento di Thionville del 1473 istituì un parlamento e una camera dei conti con sede a Malines (oggi nel Belgio settentrionale). Desideroso di trasformare i propri domini in un regno, Carlo il Temerario si rivolse infine all’imperatore Federico III per ottenere il titolo regio. Questi, però, spaventato dall’enorme potere del borgognone, gli oppose un netto rifiuto, vanificando così ogni sua aspirazione regale.

La morte di Carlo nella battaglia di Nancy, il 5 gennaio 1477, in una miniatura di scuola francese del XVI secolo. Musée Dobrée, Nantes

La morte di Carlo nella battaglia di Nancy, il 5 gennaio 1477, in una miniatura di scuola francese del XVI secolo. Musée Dobrée, Nantes

Foto: Bridgeman / Index

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La fine di un’era

L’ultimo atto della politica espansionistica di Carlo il Temerario coincise con il suo tentativo d'impadronirsi del vicino ducato di Lorena. Dipendente formalmente dal Sacro romano impero, la Lorena rivestiva un’importanza strategica fondamentale per il duca di Borgogna, poiché la sua conquista gli avrebbe permesso di unire i propri territori settentrionali a quelli meridionali. Carlo entrò dunque in guerra aperta con Renato II di Lorena. Sul finire del 1475 prese la sua capitale Nancy, ma poco dopo gli svizzeri giunti in soccorso di Renato II gli inflissero una cocente sconfitta a Grandson sul lago di Neuchâtel. Era il 2 marzo 1476.

A seguito di ulteriori disfatte, Carlo perse il controllo di Nancy. Ogni tentativo di riconquistarla risultò vano: l’ostinazione del duca borgognone si scontrò con l’inaspettata e feroce resistenza della popolazione locale e con un inverno insolitamente freddo, che provocò la morte per assideramento di molti dei suoi uomini. Infine, il 5 gennaio del 1477 ebbe luogo la battaglia decisiva, conclusasi con un disastro totale per gli assedianti; le truppe di Carlo furono massacrate e lo stesso duca perse la vita nel combattimento.

Con la morte del Temerario, Luigi XI poté impossessarsi di gran parte dei domini borgognoni. Solo il matrimonio della figlia di Carlo, Maria, con Massimiliano d’Austria, primogenito dell’imperatore Federico III, permise di salvare parte della sua eredità (Fiandre e Paesi Bassi), che passò così nelle mani degli Asburgo. Non era solo la fine di una stirpe, ma l’epilogo di un’epoca. Non vi era più spazio ormai per i poteri feudali intermedi: iniziava allora l’ascesa degli stati moderni, intesi quali ordinamenti giuridici territoriali e sovrani.

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