Biografia - Archivio Carlo Sini

Biografia

Da C. Bonomi, Origine e destino. La filosofia di Carlo Sini, Jaca Book, Milano 2023, pp. 7-15.

“Sono nato a Bologna il 6 dicembre 1933. Così mi è stato detto. Quante volte l’ho scritto. Ormai ci credo” [1]. Sotto questa data Carlo Fazio, oggi Sini, viene iscritto nei registri di Stato civile, assumendo il cognome della mamma Renata detta Renée (1913-1992) e non quello del papà Luigi Carrara (1901-1980), coniugato ad altra donna [2]. “Così io portavo il cognome di mia madre: cosa per me indifferente e per lei tormentosissima” [3]. Al primo appello di scuola, alcuni docenti pretendono in risposta dagli alunni la paternità invece del consueto “Presente”: “di N.N.!” sbotta Carlo Fazio, “e la cosa suonava così strana che quasi mi piaceva” [4].

I Fazio, la famiglia materna di Carlo, giungono in treno da Venezia a Bologna dopo la rotta di Caporetto. Per riparare dalla guerra presso alcuni parenti di Roma, salgono allora in carrozza: la bisnonna Margherita Settini detta Rita (1860-1941), vedova dell’armatore Ettore Fazio (1857-1899); la prozia Cecilia detta Cia (1883-1950) e la nonna Egle (1891-1956), entrambe nubili; mamma Renata Fazio detta Renée, nata da Egle solo quattro anni prima. La febbre a 40 della piccola induce le donne a interrompere il viaggio presso Bologna dove, con i tardivi risarcimenti di guerra, acquistano un appartamento e lo adattano a pensionato per gli studenti universitari [5]. È qui che, fino a tre anni, Carlo Fazio vive con la madre Renata in una famiglia tutta al femminile [6]. Papà Luigi Carrara “mi dissero, veniva ogni tanto a trovarci. – scrive il filosofo – Non ne ho memoria” [7].

I Carrara, la famiglia paterna di Carlo, giungono invece a Bologna con nonno Pietro Carlo (1865-1920), nativo di Mondovì, ufficiale bersagliere, reduce della guerra di Libia e marito di Caterina Brunelli detta Nina (1863-1951) di Macerata. Da costoro nasce Luigi Carrara, dottore in farmacia [8], compagno di Renata Fazio e padre del filosofo. Dai tre ai sette anni, Carlo vive con la madre proprio nella casa bolognese della nonna paterna Nina su via San Felice.

Poco prima che l’Italia entri nel secondo conflitto mondiale, Luigi Carrara con Renée Fazio e il figlio Carlo si trasferisce da Bologna a Milano, dove dirige il reparto Propaganda dell’Istituto sieroterapico [9]. All’epoca della dichiarazione di guerra, nel giugno 1940, Renata e Carlo sono a Genova presso Margherita Settini vedova Fazio, nonna dell’una e bisnonna dell’altro. La graduale minaccia dei bombardamenti su Milano induce i successivi spostamenti di Carlo. Con la nonna paterna Caterina sfolla sul delta del Po a Longastrino, dove frequenta la terza elementare e sperimenta “l’amara situazione dell’estraneo” [10]. Viene poi accettato nel collegio “Ognissanti” di Codogno, dove c’è solo un altro convittore più giovane di lui [11]. Nel 1944, quando i bombardamenti colpiscono anche Codogno, Carlo rientra in famiglia a Milano dove assiste alle incursioni aeree su via Speronari e piazzale XXIV Maggio.

Luigi Carrara e Renée Fazio interrompono la loro relazione nell’anno in cui il figlio frequenta a Milano la IV ginnasio presso il liceo classico “Cesare Beccaria”, risultando bocciato.

Muto e sconvolto, avevo ascoltato nelle notti, dalla mia cameretta, le loro urlate recriminazioni […] Mi è capitato poi di sospettare che la mia vocazione alla filosofia si sia messa silenziosamente in cammino nel tormento di quelle notti, quando il cuore e la ragione mi usavano come un campo di battaglia. Chi in definitiva ha ragione? Chi ha torto? Qual è la verità? […] Quando, tempo dopo che mio padre se ne era andato da casa, mia madre si sposò con una persona – Piero Sini [12] – conosciuta tanti anni prima, quando era già incinta di me, chiese al nuovo compagno di darmi il suo nome. È così che mi ritrovo con questo cognome sardo, per me del tutto estraneo […] Io di padri ne ho avuti addirittura due […] Non ho avuto bisogno di compiere alcun “parricidio” simbolico. Le figure paterne le ho dovute cercare e scegliere fuori di casa [13].

Una scelta genealogia di pensatori sospende così quella dettata dal sangue e dall’anagrafe. L’armonia nacque dal caos di quelle settimane. Nell’estate seguita alla bocciatura e alla partenza del padre Luigi, che non rivedrà più, Carlo trascorre con la madre l’estate a Venezia dove abita il prozio Enrico Fazio (1881-1964). Il giovane assiste in piazza San Marco all’esecuzione bandistica di alcune arie, soprattutto pucciniane:

Allora accadde la mia conversione musicale sulla via di Damasco […] Io uscii fuori di me […] Estasi, timore, tremore. Incontro col sublime acustico allo stato puro. Da allora non sono più stato lo stesso di prima; la mia vita è cambiata. Ancora adesso un’eterna radiolina accompagna molta parte delle mie giornate di lavoro [14].

La musica giunge prima della filosofia e ne affianca il passo. Al liceo milanese “Alessandro Manzoni”, dove riprende gli studi, Carlo è indolente a tutti gli insegnamenti tranne quello di storia e filosofia, tenuto dal prof. Giovanni Tinivella. Il docente è severo, misogino e sprezzante specie coi primi della classe ma testimonia a Sini come “la filosofia fosse una materia speciale, dove non bastava essere studiosi. Ci voleva dell’altro, come nella vita” [15].

Il 5 ottobre 1948, presso la parrocchia milanese di San Gottardo al Corso, Renée sposa Pietro Sini detto Piero (1910-1977): nato da possidenti terrieri di Ozieri (Ss), costui alloggiava nel pensionato Fazio mentre studiava agraria all’Ateneo di Bologna. Conobbe allora la futura moglie, già madre del piccolo Carlo Fazio, cui l’uomo dà il proprio cognome dopo le nozze [16]. Malgrado il disappunto di Piero, il 5 novembre 1953 Carlo Sini si iscrive alla Facoltà di Filosofia presso l’Università degli Studi di Milano insieme alle circa cinque altre matricole di quell’anno [17]. Tra i riti goliardici degli studenti e la “consorteria aristocratica” dei professori [18], di slancio il giovane ama questo luogo di libertà e indipendenza assolute, un esempio eloquente di quali sono le cose serie e importanti rispetto al potere, alle istituzioni, al mondo esterno, rispetto al diavolo e al buon Dio: la nostra ricerca, le nostre lezioni e seminari […], la nostra vita per la giustizia e per la verità [19].

Carlo Sini, matricola di Filosofia (1953)

Sini merita 30 al primo esame sostenuto, quello di Storia romana con esercitazioni di epigrafia alla cattedra di Mario Attilio Levi [20]. Frequenta inoltre il corso di Filosofia antica a cura di Leo Lugarini, che gli consiglia l’insegnamento di teoretica tenuto dal proprio maestro Giovanni Emanuele Barié [21]. Di questa materia, prevista al terzo anno, Sini diventa assiduo uditore fin dal primo. Barié adotta un gergo idealista, inavvicinabile alle matricole, cui rivolge perciò l’invito quasi quotidiano alle letture kantiane del pomeriggio; “La mia casa è aperta agli studenti ogni giovedì alle 21.00”, soggiunge sul finire della prima lezione [22]. Nella propria abitazione, su via Marina, Barié alla scrivania tiene nelle due mani la Critica della ragion pura in edizione italiana e tedesca mentre gli studenti assistono seduti a terra su grandi cuscini. “Tutt i püres g’han la tuss[23], ironizza in dialetto milanese sulle loro obiezioni: tutte le pulci hanno la tosse; persino i più piccoli tossicchiano il loro parere.

In parallelo allo studio della filosofia, Sini intraprende a Milano quello del pianoforte nella classe tenuta da Maria Colombo presso la Scuola di musica in corso Venezia. Questa preparazione gli varrà il diploma in pianoforte, ottenuto al Conservatorio di Parma [24]. Intanto, Sini organizza una piccola orchestra d’archi tra gli studenti del Conservatorio e dell’Università di Milano, dove conosce Roberto Ciulli: una delle “cinque pulci”, matricola anch’egli al corso di teoretica e futuro regista. Costui rileva il teatro tenda Il globo, fondato da Giancarlo Galassi Beria alla periferia nord di Milano, e coinvolge Sini perché componga, esegua, diriga o registri le musiche di scena [25]. È però solo dopo il servizio di leva e la discussione di laurea che Sini approfondisce composizione musicale con il maestro Guido Farina, che tiene studio a Milano su piazza Argentina [26]. Costui gli suggerisce l’abilitazione all’insegnamento della musica nelle scuole: esame che Sini prepara in un mese e supera nella sessione distaccata di Bologna col voto di 9,5 e i complimenti [27]. Consegue così la cattedra di educazione musicale alle scuole medie di Rescaldina presso Legnano, dopo uno spezzone d’ore a Bollate; insegna inoltre storia della musica e armonia complementare proprio alla Scuola di musica dove si era perfezionato con Maria Colombo, sostenendola poi nella fondazione della società Esacordo per l’esecuzione di musica antica [28].

Solo l’incontro con Enzo Paci e la fenomenologia di Husserl risolve Sini al bivio tra musica e filosofia perché, lungamente intrecciati tra loro, questo secondo sentiero proceda oltre il primo [29]. Barié propone al laureando Carlo Sini una tesi su Jan Lukasiewicz e Aristotele ma, nella malattia del professore, lo studente sposta la propria riflessione sulla Fenomenologia dello Spirito di Hegel, cui il supplente Lugarini dedica intanto alcune lezioni [30]. Quando Barié si suicida (3 dicembre 1956), lasciando orfana la filosofica famiglia delle “cinque pulci” [31], Enzo Paci gli succede alla cattedra di Filosofia teoretica. Costui impartisce a Sini di studiare la ricezione francese della fenomenologia husserliana. Il laureando disattende la direttiva, propone una tesi dal titolo La dialettica nella Fenomenologia di Hegel, si laurea con lode il 17 giugno 1960 [32] e viene richiesto da Paci come assistente volontario. Da Hegel a Husserl, Sini si aggrappa alla parola fenomenologia quale unica continuità tra il suo passato formativo e l’approdo alla scuola di Paci [33].

Il servizio militare a Cuneo nel 52° reggimento Fanteria Alpi Car interrompe la vita accademica di Sini, impiegandolo al mattino nell’ufficio servizi e al pomeriggio nell’addestramento musicale della banda reggimentale [34]. Da Città del Messico, dov’è per un congresso mondiale sulla fenomenologia, Paci invia a Sini una cartolina che consola i mesi trascorsi lontano dall’università [35]. Assolta la leva obbligatoria, Sini prosegue l’incarico di assistente mentre insegna musica alle scuole medie di Rescaldina, storia e filosofia al privato Circolo delle lezioni di Milano [36]. Tralascia l’insegnamento musicale quando firma il contratto con l’editore Morano di Napoli per comporre un manuale di filosofia destinato ai licei. Un lavoro redazionale di mezza giornata alla Mondadori di Milano sostituisce anche l’impegno al Circolo [37].

Si moltiplicano intanto le occasioni pubbliche e private perché, talora in sostituzione di Paci, Sini proponga la fenomenologia husserliana anche in nutriente colloquio con la psicanalisi [38]. Dopo l’Introduzione alla fenomenologia come scienza e l’antologia Garzanti La fenomenologia, opere entrambe pubblicate nel 1965, Sini accelera la stesura di Whitehead e la funzione della filosofia, giovandosi di una borsa di studio erogata dalla Banca commerciale italiana [39]. Ne è allora dirigente l’economista e studioso Carlo Gragnani che, conosciuto in quello scorcio, stringe con Sini il nodo di un’amicizia generosa e duratura [40]. Il volume sul filosofo inglese Alfred North Whitehead appare nel 1966 con un’articolata prefazione di Paci. Costui elegge Sini a candidato per la libera docenza in sostituzione di Guido Davide Neri, che tarda sulla consegna del libro necessario a concorrere [41]. Presieduta da Augusto Guzzo presso l’Università La Sapienza di Roma, la commissione giudica la lezione che ciascuno dei quattro aspiranti prepara in 24 ore sul tema scelto tra i due pescati a sorte [42]. I biglietti che il candidato estrae nel 1966 riportano: uno, scritto per mano di Paci, il titolo del libro di Sini su Whitehead; l’altro una palese critica al metodo fenomenologico, Epoché. La parte che mette tra parentesi il tutto. Sini sceglie il secondo argomento, quello più avventuroso, e consegue la libera docenza.

Paci intuisce l’interesse siniano circa il soggetto e la figura dell’autocoscienza: gli consiglia quindi di approfondire il pensiero di George Herbert Mead [43] e lo presenta all’editore Vito Laterza perché, al posto di un libro su quel pensatore soltanto, Sini maturi la vasta edizione Il pragmatismo americano (1972) [44]. L’incontro con questa filosofia, e specie con Charles Sanders Peirce, è una soglia decisiva della riflessione siniana. Sfumata a Milano la fondazione della Facoltà di Pedagogia in seno all’Università degli Studi, dove Mario Dal Pra gli aveva promesso una cattedra, Sini riceve due proposte accademiche: insegnare Filosofia morale a Bari su invito di Giuseppe Semerari o Filosofia della storia a L’Aquila su invito di Leo Lugarini [45]. D’intesa con Paci, Sini risolve nel 1969 per questo secondo incarico, prendendo domicilio a Roma. Lascia a Milano l’ideale puro e aristocratico dell’Università, coltivato in gioventù e ora spezzato dalle agitazioni studentesche [46].

Nel periodo aquilano si allentano i rapporti tra Enzo Paci e Carlo Sini, che attinge rinnovata ispirazione da Friedrich Nietzsche e Michel Foucault [47]. Vincitore del concorso nazionale per una cattedra di Filosofia teoretica, nel 1976 assume l’incarico a Milano, dove dedica il primo corso autunnale proprio a Nietzsche oggi. “Sotto il segno inquietante e nondimeno protettore” [48] di questo autore, Sini si avvia così a formulare il pensiero delle pratiche e l’etica della scrittura che genealogicamente e autobiograficamente si fanno carico del proprio esercizio [49]. Le lezioni tenute presso l’Ateneo milanese sono la vera fucina del pensiero siniano, specie in riferimento all’Enciclopedia filosofica che riassume in sei volumi (ora in Opere, V, Transito Verità, a cura di F. Cambria) i corsi svolti negli anni accademici dal 1996-1997 al 2002-2003.

Dopo trent’anni di ricerca e docenza presso l’Università degli Studi di Milano, dov’è preside della Facoltà di Lettere e Filosofia per tre anni accademici a partire dal 1983-1984 [50], Sini raggiunge il pensionamento nel 2006 e rinuncia ai previsti tre anni di fuori corso; accetta però di tenere presso quell’Ateneo un insegnamento triennale di Filosofia teoretica per il corso magistrale, concluso nel 2009. Decine sono le tesi di laurea dedicate al suo pensiero. Il talento didattico di Sini si esprime specie in corsi, seminari e conferenze sul territorio nazionale ma anche in paesi europei e non, come Stati Uniti, Canada e Argentina [51]. La sensibilità musicale del filosofo dà ritmo alle lezioni, spesso graficamente preparate su grandi formati detti fogli girasole. Le sue registrazioni audio e video raccolgono vasto pubblico sulle piattaforme digitali.

Carlo Sini presso l’Associazione Mechrí – Laboratorio di filosofia e cultura (Foto Walter Carrera)

Sini è membro fondatore, con Giuseppina Chiara Moneta, del Collegium Phaenomenologicum di Perugia nel cui ambito organizza i Colloqui di filosofia degli anni Settanta [52]. Ha fatto parte dell’Institut International de Philosophie di Parigi e del Direttivo Nazionale della Società Filosofica Italiana [53]; è socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei dal 1994, dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere e dell’Archivio Husserl di Lovanio. Nel 1985 viene insignito del Premio della Presidenza del Consiglio del governo italiano per il libro Immagini di verità; nel 2002 riceve la Croce d’Onore di Prima Classe per la Scienza e l’Arte dal governo federale austriaco. Sini fonda e guida per molti anni la rivista L’uomo, un segno. Cofondatore e direttore di Paradosso, ha inoltre diretto con Rossella Fabbrichesi la testata Nóema, on-line sul portale delle riviste dell’Università degli Studi di Milano. A lui fanno capo diverse collane editoriali in tema filosofico: ESI, Spirali, Egea, ETS, Mimesis e soprattutto Jaca Book che, a cura di Florinda Cambria, sta pubblicando le Opere siniane in sette volumi e undici tomi.

[1] C. Sini, Infanzia e giovinezza di un filosofo. Appunti per un’autobiografia, inedito, Milano 2009, p. 13.

[2] Ivi, p. 5. La genealogia familiare attinge ai duplicati di Stato civile di Venezia, Adria, Bologna e Ozieri versati dai tribunali agli archivi di Stato competenti; registri consultati on-line nei mesi di settembre e ottobre 2021.

[3] C. Sini, Infanzia e giovinezza di un filosofo, cit., p. 5.

[4] Ibidem. Cfr. A. Gnoli, Carlo Sini: “La filosofia ha assorbito tutto il mio narcisismo”, intervista pubblicata su “La Repubblica”, 10 maggio 2015, consultato on-line nel novembre 2021.

[5] C. Sini, Infanzia e giovinezza di un filosofo, cit., pp. 24-25.

[6] Id., La vita dei filosofi, Jaca Book, Milano 2019, pp. 27-28.

[7] Id., Infanzia e giovinezza di un filosofo, cit., p. 13.

[8] Ivi, pp. 45-46.

[9] Ivi, pp. 1 e 18.

[10] Ivi, p. 2.

[11] Ivi, p. 3.

[12] Ivi, pp. 66-67.

[13] Ivi, pp. 5-6.

[14] Ivi, pp. 51-52.

[15] Ivi, pp. 21-22.

[16] Ivi, p. 72.

[17] Ivi, p. 7. Cfr. Centro APICE (UniMi), Fascicoli degli studenti, matricola 45925, Carlo Sini.

[18] C. Sini, Enzo Paci. Il filosofo e la vita, Feltrinelli, Milano 2015, pp. 13 e 61.

[19] Ivi, p. 64.

[20] Id., Infanzia e giovinezza di un filosofo, cit., p. 7.

[21] Id., Enzo Paci, cit., p. 12.

[22] Id., Infanzia e giovinezza di un filosofo, cit., p. 8.

[23] Ibidem. Cfr. C. Sini, Idioma. La cura del discorso, Jaca Book, Milano 2021, p. 63.

[24] Id., Infanzia e giovinezza di un filosofo, pp. 52-53.

[25] Ivi, p. 60.

[26] Ivi, p. 50.

[27] Ivi, pp. 62-63.

[28] Ivi, p. 53.

[29] Ivi, p. 9.

[30] Id., Enzo Paci, cit., p. 21.

[31] Professore d’Università si uccide con un colpo al cuore, in “Corriere della Sera”, 3-4 dicembre 1956, consultato on-line nell’aprile 2022. Barié lascia un biglietto: “Scusatemi, ma ritengo sia per il meglio”. Nelle necrologie edite dalla testata il 4 dicembre “Leo Lugarini annuncia costernato l’improvvisa scomparsa del suo amatissimo Maestro Professor Giovanni Emanuele Barié […] Partecipano al lutto: Cesare e Rosa Lugarini. Roberto Ciulli Chentrens e famiglia. Carlo Sini. Adriano Perini”. Nella stessa pagina, Sini compare in un altro annuncio a firma dei discepoli.

[32] Centro APICE (UniMi), Fascicoli degli studenti, matricola 45925, Carlo Sini.

[33] C. Sini, Opere, vol. V, Transito Verità. Figure dell’enciclopedia filosofica, a cura di F. Cambria, Jaca Book, Milano 2012, p. 3. Cfr. C. Sini, Enzo Paci, cit., p. 20.

[34] Ivi, p. 42. Cfr. Id., Infanzia e giovinezza di un filosofo, cit., p. 56.

[35] Id., Enzo Paci, cit., p. 42.

[36] Id., Infanzia e giovinezza di un filosofo, cit., p. 63.

[37] Id., Enzo Paci, cit., p. 62.

[38] Ivi, p. 74.

[39] Ivi, p. 88.

[40] C. Gragnani, Aforismi (1989-2010), Genesi, Torino 2012, pp. 11-16. Sini firma la prefazione all’opera.

[41] C. Sini, Enzo Paci, cit., pp. 82-86.

[42] Ivi, pp. 89-90.

[43] Id., Gli abiti, le pratiche, i saperi, Jaca Book, Milano 1996, p. 17. Scrive Sini in riferimento allo studio di Mead: “Ecco: il tema della scrittura prese per me, oscuramente, le mosse da qui”.

[44] Id., Enzo Paci, cit., pp. 88 e 94.

[45] Ivi, pp. 92 e 115.

[46] Ivi, pp. 101, 104 e 106.

[47] Ivi, pp. 117-119.

[48] Ivi, p. 130.

[49] Ivi, pp. 130-135.

[50] Università degli Studi di Milano. Annuario. Anni accademici 1985-86, 1986-87, Cordani, Milano 1987, p. 117. Ringrazio Raffaella Gobbo (Centro Apice).

[51] Su questo sito, versione precedente dell’attuale Biografia.

[52] G.C. Moneta, The Collegium Phaenomenologicum in Its First Ten Years, in J.C. Sallis, G. Moneta, J. Taminiaux (a cura di), The Collegium Phaenomenologicum. The first Ten Years, Kluwer, Dordrecht 1988, p. 5; consultato on-line nel gennaio 2022.

[53] Su questo sito, versione precedente dell’attuale Biografia.

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