Il paesaggio collinare di Conegliano e Valdobbiadene è legato alle tradizioni e alla cultura contadina, ma anche a una mentalità più moderna, che si propone innanzitutto di salvaguardare l'ambiente e la biodiversità, ossia la varietà e variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui vivono, secondo la definizione della Convenzione ONU.

Le colline del Prosecco

Su queste colline è facile ritrovare il contatto con la natura, gustare prodotti genuini, ascoltando le storie degli antichi borghi, dei boschi, dei vini. Hanno una particolare caratteristica, la conformazione del territorio a cordonate, detta hogback, con rilievi ripidi, alternati a valli parallele.

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L’ambiente naturale delle dolci colline tra Conegliano e Valdobbiadene di grande valore naturale, è stato trasformato dal lavoro dell'uomo, che ha creato coltivazioni a mosaico di vigneti, paralleli e perpendicolari ai pendii, alternati a boschi e prati, secondo uno schema a scacchiera. Il terreno scosceso accidentato è stato modellato dai coltivatori e mutato in un paesaggio collinare, con vigneti su terrazze inerbite, i ciglioni, che si diffusero sin dal 1500, con la sostituzione di terra erbosa alla pietra.

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Fanno parte della Core zone le colline di Valdobbiadene, Pieve di Soligo, Follina, Miane, Farra di Soligo, San Pietro di Feletto, Revine Lago, Cison di Valmarino, Refrontolo, Tarzo, Vidor, Vittorio Veneto. Gli elementi attribuiti a quest’area, presi in considerazione per l’inserimento nella lista Unesco, sono il sistema a cordonate sulla zona collinare tra Valdobbiadene e Vittorio Veneto; la diffusa coltivazione su ciglione erboso, come adattamento alla pendenza della collina; la presenza di filari alternati a boschi e terreni improduttivi, che fungono da rete ecologica; le tecniche di conservazione del terreno. L’elemento più caratteristico sono i ciglioni, aggrappati sui pendii, densi di vigne di uve pregiate Glera, da cui si produce il Prosecco Superiore DOCG.

La Buffer Zone ha un paesaggio collinare, ma rispetto alla core zone molto meno in pendenza.

La Commitment zone è l'area che comprende i Comuni, che hanno stipulato un Protocollo con la Regione, aderendo ad un regolamento comune per la tutela e la gestione del paesaggio agreste, soprattutto per quanto riguarda i vigneti. Sono confermate le tecniche tradizionali di coltivazione a spalliera.

La denominazione Rive indica le ricche sfumature della Docg Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore e le caratteristiche del suo territorio. Questi vigneti sono molto ripidi con una pendenza quasi da montagna e danno vini particolarmente pregiati rispetto a quelli di pianura. Per essere definite Rive le uve devono essere di una località compresa tra 12 comuni e 31 frazioni , che vanno specificati sull'etichetta insieme all'anno di produzione delle uve; la produzione è di 130 q/ha; vendemmia esclusivamente manuale; produzione solo in versione spumante.

Il Conegliano Valdobbiadene - Prosecco, detto anche Conegliano - Prosecco oppure Valdobbiadene - Prosecco, è un vino a denominazione di origine controllata e garantita prodotto soltanto nelle colline in provincia di Treviso tra i 150 e i 350 m. tra Vittorio Veneto e Valdobbiadene. La Glera è un vitigno con grappoli a maturazione abbastanza grandi color giallo oro. Insieme ad altre varietà minori contribuisce alla realizzazione del Prosecco, prodotto in un territorio comprensivo di nove province del Veneto e del Friuli Venezia Giulia.
Al di fuori di quest'area, con clima mite, antiche viti, morbide colline e viticoltura quasi esclusivamente a mano, si può coltivare la vite Glera, ma per produrre il vino Glera e non il Prosecco.

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ln queste zone prevalentemente collinari, è quasi impraticabile il lavoro a macchina. Ci si basa moltissimo sulla manodopera, che ha un ruolo fondamentale, in quanto i vigneti sono coltivati e vendemmiati a mano.

Il vino spumante prodotto da uve del territorio di Cartizze deve avere come ulteriore specificazione la scritta Superiore di Cartizze.

Il sistema di coltivazione a bellussera è un antica tecnica che i fratelli Bellussi della provincia di Treviso realizzarono verso la fine dell'800 per sconfiggere la peronospora e che poi si diffuse soprattutto nella regione veneta. Questa tecnica, detta anche a raggi, comporta la disposizione a raggiera dei tralci. I pali alti quattro metri (ogni palo quattro viti), collegati con fili di ferro, posizionati a raggi, sostengono le viti, facendole sviluppare verso l'alto e diagonalmente, consentendo un'esposizione più alta dei tralci.

Attualmente questo sistema di coltivazione è stato più o meno ovunque sostituito da altri più moderni, ma ci sono ancora coltivatori fieri di praticarlo con passione, proprio perché vedono in questi vigneti un importante patrimonio storico e tradizionale, il simbolo della loro identità, una caratteristica tipica del territorio e una tecnica altamente sostenibile, che garantisce una buona salubrità alle piante e che ancora oggi dà un'ottima produzione di uva.

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Bianca Granisso

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