Brian Wilson, l'uomo che scrisse la più bella canzone pop di sempre
Brian Douglas Wilson, questo il nome registrato all'anagrafe di Inglewood (California), della 'mente' dei Beach Boys, considerato da larga parte della critica come uno dei maggiori geni della musica pop. Oggi Brian compie 79 anni, negli anni Sessanta, con la sua band, è stato l'unico (o uno dei pochissimi) ad ambire di poter stare alla pari del talento dei Beatles. Festeggiamo il suo compleanno ripubblicando la nostra recensione di "Pet Sounds", uno degli album 'fondamentali' di ogni tempo.
Insieme a “Sgt. Pepper’s...” dei Beatles "Pet Sounds" viene frequentemente indicato dai critici come il disco più significativo della storia del rock. Con “Sgt. Pepper’s...”, “Pet Sounds”, uscito nel 1966, si disputa anche il titolo di “primo concept album”: anche se, a dire il vero, ciò che unifica le 13 canzoni del disco non è un concetto narrativo o uno schema strutturale, ma piuttosto un’unità di atmosfere sonore precedentemente inedita.
Secondo alcuni, “Pet Sounds” è più un disco solista di Brian Wilson (che ne è anche il produttore) con i Beach Boys che un lavoro di gruppo: se è indubbio che la personalità del leader (espressa anche attraverso i testi di Tony Asher) emerge prepotente dai solchi dell’album, è altrettanto vero però che anche gli altri componenti della formazione vi contribuiscono in maniera significativa.
Con “Pet Sounds”, Brian Wilson intende liberare i Beach Boys dalla nomea di “surf band” che, peraltro, aveva assicurato al gruppo grandi successi di vendita: e svolta verso l’introspezione e la malinconia, pur conservando alla musica una freschezza e una solarità mai eguagliate da altri protagonisti della scena musicale.
Se gli arrangiamenti, specie quelli orchestrali, possono suonare oggi un po’ datati (erano ispirati alle colonne sonore hollywoodiane dell’epoca), l’accuratezza delle armonie vocali e il complesso, ma non greve “wall of sound” – Brian apprezzava moltissimo le produzioni di Phil Spector – conserva uno splendore affascinante: e anche canzoni dalla forma esplicitamente pop come “Wouldn’t it be nice” assumono una profondità e una valenza di gran lunga superiori alla media della musica circolante alla metà degli anni Sessanta.
Il capolavoro dell’album è probabilmente “God only knows” (secondo Paul McCartney, “la più bella canzone pop mai scritta”), e se “Sloop John B.
” è il brano che più rimanda allo stile “da spiaggia” dei Beach Boys (è una canzone tradizionale, già ripresa dal Kingston Trio, che Alan Jardine aveva proposto come singolo: fu inclusa nell’album pur non essendo stata realizzata specificamente per “Pet Sounds”), titoli come “You still believe in me”, “I’m waiting for the day” e “Caroline no” testimoniano la grandezza di un disco che – nato come reazione creativa a “Rubber soul” dei Beatles – ha il merito supplementare di avere stimolato la coppia Lennon-McCartney a cercare di emularlo e superarlo, dando vita a “Sgt. Pepper’s.”. La corsa al continuo sorpasso spingerà Brian Wilson a mettere mano a un nuovo lavoro, “Smile”, poi abortito: da quello sforzo il musicista uscirà mentalmente stremato, in rotta di collisione con il resto della band.